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Esercizio arbitrario: quando l’appello è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni. L’imputato chiedeva di riqualificare il fatto in un reato più grave (estorsione) senza però dimostrare di avere un interesse concreto e rilevante a tale modifica. La Corte ha ribadito che un’impugnazione non può basarsi sulla sola pretesa di una formale applicazione della legge, ma deve perseguire un vantaggio pratico per il ricorrente.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Esercizio arbitrario: la Cassazione chiarisce l’inammissibilità del ricorso senza interesse concreto

Con la sentenza n. 9617 del 2024, la Corte di Cassazione ha affrontato un interessante caso di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, stabilendo un principio fondamentale in materia di impugnazioni: non si può ricorrere in giudizio per ottenere una modifica della qualificazione giuridica del reato se non si dimostra un interesse concreto e rilevante. Questa pronuncia sottolinea come il processo non sia un mero esercizio teorico, ma debba rispondere a esigenze pratiche della parte che agisce.

I fatti del caso

Il caso trae origine da una vicenda legata alla riscossione di canoni di locazione. Un soggetto, inizialmente accusato di tentata estorsione, era stato condannato dalla Corte d’Appello per il reato, meno grave, di esercizio arbitrario delle proprie ragioni (art. 393 c.p.). L’imputato aveva richiesto il pagamento di canoni di locazione a un inquilino, ma tali somme erano dovute alle nipoti di un precedente locatore defunto. L’imputato era il cognato delle titolari del credito.

Contro la sentenza d’appello, la difesa proponeva ricorso per cassazione, avanzando una richiesta apparentemente controintuitiva: chiedeva che il reato venisse riqualificato nuovamente nella più grave ipotesi di estorsione. La tesi difensiva sosteneva che, non essendo l’imputato il titolare diretto del diritto di credito, la sua condotta non potesse integrare l’esercizio arbitrario delle proprie ragioni, il quale presuppone che l’agente agisca per un diritto proprio. Tuttavia, la difesa ometteva di specificare quale vantaggio pratico sarebbe derivato all’imputato da una qualificazione giuridica peggiorativa.

La decisione della Corte di Cassazione sull’esercizio arbitrario

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: l’interesse a proporre un’impugnazione deve essere non solo teorico, ma soprattutto “concreto e rilevante”. Ciò significa che chi impugna una sentenza deve dimostrare che l’accoglimento del suo ricorso gli porterebbe un beneficio tangibile.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che un ricorso volto unicamente a modificare la qualificazione giuridica di un fatto, senza che ciò incida sulla pena o su altri aspetti del dispositivo, è inammissibile. In questo specifico caso, l’imputato chiedeva una riqualificazione in peius (in peggio), cioè verso un reato più grave, senza illustrare quale fosse il suo interesse a tale cambiamento. L’interesse dell’imputato, per essere considerato valido, deve puntare a un risultato favorevole, come una riduzione della pena, un’assoluzione o altri effetti giuridici vantaggiosi.

Citando precedenti giurisprudenziali, inclusa una pronuncia delle Sezioni Unite, la Corte ha affermato che non è sufficiente lamentare una formale errata applicazione della legge. È necessario che da tale errore derivi una conseguenza pratica negativa per l’imputato. Poiché il ricorrente non ha indicato alcun interesse concreto alla riqualificazione del fatto da esercizio arbitrario a estorsione, il suo ricorso è stato giudicato privo di fondamento e, pertanto, inammissibile.

Le conclusioni

Questa sentenza rafforza il principio di concretezza nel diritto processuale penale. Non è possibile utilizzare gli strumenti di impugnazione per mere questioni di principio o per ottenere una corretta etichetta giuridica se ciò non comporta alcun effetto pratico favorevole. La decisione della Cassazione serve da monito: ogni ricorso deve essere sorretto da un interesse reale e dimostrabile, altrimenti si rischia non solo l’inammissibilità, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie.

Quando un ricorso per cambiare la qualificazione giuridica di un reato è inammissibile?
Un ricorso è inammissibile quando tende soltanto a modificare la qualificazione giuridica del fatto senza incidere concretamente sul dispositivo della sentenza (es. sulla pena) e senza che il ricorrente dimostri di avere un interesse concreto e rilevante a tale cambiamento.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso specifico?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’imputato chiedeva una qualificazione giuridica deteriore (estorsione invece di esercizio arbitrario delle proprie ragioni) senza indicare quale fosse il suo interesse pratico e il vantaggio che ne sarebbe derivato.

Cosa significa che l’interesse a impugnare deve essere ‘concreto e rilevante’?
Significa che l’impugnazione deve mirare a un risultato pratico favorevole per chi la propone, come una riduzione della pena, l’assoluzione o altri benefici tangibili, e non può basarsi sulla sola pretesa di una correzione puramente formale della sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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