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Esercizio abusivo attività finanziaria: Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 45014/2024, ha annullato senza rinvio la condanna per esercizio abusivo di attività finanziaria a carico di un imputato che aveva concesso un unico prestito, seppur erogato in più tranche. La Corte ha stabilito che per configurare il reato sono necessari i requisiti della professionalità e del rivolgersi al pubblico, elementi assenti nel caso di un singolo e isolato contratto di mutuo. La sentenza ha inoltre dichiarato inammissibili i ricorsi di altri coimputati che avevano raggiunto un accordo sulla pena in appello, ribadendo che tale accordo preclude successive contestazioni.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Esercizio abusivo attività finanziaria: Cassazione annulla condanna

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha fornito un’importante chiarificazione sui confini del reato di esercizio abusivo di attività finanziaria. La Suprema Corte ha annullato la condanna di un uomo accusato di tale reato per aver concesso un unico prestito a un conoscente, stabilendo che un atto isolato non integra la fattispecie criminosa, anche se il pagamento avviene in più rate. Questa decisione ribadisce la necessità del requisito della “professionalità” e del rivolgersi al “pubblico”.

I fatti del caso: un prestito tra conoscenti finisce in tribunale

Il caso trae origine da una complessa vicenda giudiziaria che ha coinvolto diversi imputati per reati di varia natura. Tra questi, un uomo era stato condannato in primo e secondo grado per il reato previsto dall’art. 132 del Testo Unico Bancario (D.Lgs. 385/1993), ovvero l’esercizio abusivo di attività finanziaria. L’accusa si fondava sulla concessione di un prestito di trentatremila euro a un altro degli imputati. I giudici di merito avevano ritenuto che la modalità di erogazione della somma, avvenuta “in più tornate”, fosse sintomatica di un’attività non occasionale, configurando così il reato.

L’esercizio abusivo di attività finanziaria secondo la Cassazione

Il ricorso in Cassazione ha dato modo alla Corte di riesaminare i presupposti del reato. L’art. 132 del Testo Unico Bancario punisce chiunque svolga nei confronti del pubblico una o più attività finanziarie (come la concessione di finanziamenti) senza le necessarie autorizzazioni. La giurisprudenza costante ha sempre individuato due requisiti fondamentali per la configurabilità del reato:
1. Lo svolgimento dell’attività nei confronti del pubblico: l’offerta deve essere rivolta a un numero potenzialmente indeterminato di soggetti, e non a una cerchia ristretta e predefinita.
2. La professionalità: l’attività deve essere svolta in modo abituale, sistematico e non meramente occasionale o saltuario, presupponendo una minima organizzazione strumentale.

La differenza tra mutuo occasionale e attività professionale

La Corte ha sottolineato che un singolo contratto di mutuo, come quello previsto dall’art. 1813 del codice civile, è un’attività lecita se rimane nell’alveo di un rapporto privato e occasionale. Non ogni prestito di denaro costituisce reato. Per superare questa soglia, è necessario che l’agente si inserisca nel mercato finanziario, operando in modo indiscriminato e sottraendosi ai controlli di stabilità e affidabilità previsti dalla legge.
Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che i giudici di merito avessero errato nel desumere la professionalità dalla sola circostanza che la somma fosse stata corrisposta in più rate. Questa modalità, secondo la Cassazione, non è sufficiente a trasformare un unico e isolato prestito in un’attività finanziaria abusiva. Mancava un’indagine approfondita sulla sussistenza di una vera e propria attività sistematica e organizzata, rivolta a una pluralità potenziale di clienti.

Le altre posizioni: concordato in appello e inammissibilità

La sentenza è interessante anche per le decisioni prese riguardo agli altri coimputati. Molti di loro avevano scelto la via del “concordato in appello” (art. 599-bis c.p.p.), un accordo con la Procura Generale sulla rideterminazione della pena. La Cassazione ha dichiarato i loro ricorsi inammissibili, ribadendo un principio consolidato: una volta che la pena è stata concordata tra le parti, non può più essere messa in discussione davanti al giudice di legittimità, se non per vizi di illegalità che nel caso specifico non sussistevano.

L’inammissibilità del ricorso sul riciclaggio

Anche il ricorso di un altro imputato, condannato per riciclaggio, è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha ritenuto che le sue doglianze fossero mere critiche di fatto, volte a ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove, compito che è precluso al giudice di legittimità. In presenza di una “doppia conforme” (cioè due sentenze di merito che giungono alla stessa conclusione), il controllo della Cassazione sulla motivazione è ancora più ristretto e non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato l’annullamento della sentenza per il reato di esercizio abusivo di attività finanziaria evidenziando un errore di diritto da parte della Corte d’Appello. I giudici di legittimità hanno chiarito che la norma incriminatrice non punisce ogni singola condotta irregolare, ma una serie coordinata di atti che integrano il requisito della “professionalità”. Questo significa che l’attività deve essere abituale e non saltuaria, supportata da una seppur minima organizzazione. Nel caso esaminato, si trattava di un unico prestito a un unico beneficiario. La Corte d’Appello ha erroneamente dedotto la non occasionalità dalla sola erogazione frazionata della somma, senza verificare se la condotta fosse idonea a consentire la concessione sistematica di un numero indeterminato di finanziamenti a una potenziale pluralità di soggetti. È mancata un’indagine approfondita su questo elemento qualificante, essenziale per distinguere un lecito mutuo privato da un’attività finanziaria penalmente rilevante. Pertanto, il fatto contestato, così come descritto, non integrava il reato.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un importante punto di riferimento per distinguere tra un lecito aiuto finanziario occasionale e l’illegale esercizio di attività finanziaria. La Cassazione ha ribadito che per configurare il grave reato previsto dal Testo Unico Bancario non basta un singolo prestito, anche se ingente o erogato in più tranche. È indispensabile provare l’esistenza di un’attività abituale, organizzata e rivolta a un pubblico indeterminato. In assenza di tali elementi, l’operazione rientra nella sfera dei leciti rapporti civilistici tra privati. La decisione, inoltre, conferma la rigidità dei presupposti per l’impugnazione in Cassazione dopo un concordato in appello e in presenza di una doppia conforme, limitando il sindacato della Suprema Corte a questioni di mera legittimità.

Quando un prestito a un conoscente diventa reato di esercizio abusivo di attività finanziaria?
Un prestito diventa reato quando non è un atto occasionale e isolato, ma si inserisce in un’attività svolta con professionalità (cioè in modo abituale, sistematico e organizzato) e rivolta nei confronti del pubblico (cioè a un numero indeterminato di soggetti), in assenza delle autorizzazioni di legge.

Se si accetta un concordato sulla pena in appello (art. 599-bis c.p.p.), si può ancora contestare la pena in Cassazione?
No, di regola non è possibile. La giurisprudenza consolidata ritiene che l’accordo sulla pena tra le parti in appello precluda la possibilità di dolersene successivamente in Cassazione, a meno che la pena concordata non sia illegale, ovvero determinata in violazione di legge (ad esempio, fuori dai limiti edittali).

Perché il ricorso di uno degli imputati per il reato di riciclaggio è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure proposte non erano vizi di legittimità (come violazioni di legge o manifesta illogicità della motivazione), ma si risolvevano in mere doglianze di fatto. L’imputato chiedeva alla Cassazione una nuova valutazione delle prove, attività che è riservata ai giudici di merito e preclusa in sede di legittimità, specialmente in presenza di una doppia sentenza conforme.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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