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Esecuzione pene sostitutive: la competenza esclusiva

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 24395/2025, ha stabilito che l’esecuzione pene sostitutive, come la detenzione domiciliare, rientra nella competenza esclusiva del Magistrato di Sorveglianza. A seguito della Riforma Cartabia, il ruolo del Pubblico Ministero si limita alla trasmissione della sentenza. Un’ordinanza che impone al PM di emettere un ordine di esecuzione è stata definita ‘abnorme’ e annullata, in quanto crea una paralisi del procedimento e impone un’attività non prevista dalla legge.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Esecuzione Pene Sostitutive: La Cassazione chiarisce la Competenza Esclusiva del Magistrato di Sorveglianza

Una recente e fondamentale sentenza della Corte di Cassazione, la n. 24395 del 2025, ha messo un punto fermo su una questione cruciale emersa con la Riforma Cartabia: la corretta procedura per l’esecuzione pene sostitutive. La Suprema Corte ha chiarito che tale compito spetta in via esclusiva al Magistrato di Sorveglianza, delineando un sistema autonomo in cui il Pubblico Ministero ha un ruolo marginale e propulsivo, senza alcun potere di emettere ordini di esecuzione. Questa decisione non solo risolve un conflitto di competenza, ma definisce i contorni di un nuovo modello esecutivo pensato per essere più flessibile e individualizzato.

Il Contesto: Un Conflitto di Competenza tra Procura e Sorveglianza

Il caso nasce da un’ordinanza con cui il Magistrato di Sorveglianza di Alessandria, dopo aver disposto la sanzione sostitutiva della detenzione domiciliare per un condannato, restituiva gli atti al Pubblico Ministero ordinandogli di emettere il relativo ordine di esecuzione e di aggiornare lo stato esecutivo.

Il Procuratore della Repubblica si opponeva, sostenendo che, in base alla nuova disciplina introdotta dalla Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022), l’esecuzione delle sanzioni sostitutive fosse di competenza esclusiva della magistratura di sorveglianza. Si creava così un conflitto procedurale: il Magistrato di Sorveglianza riteneva che il Pubblico Ministero dovesse seguire la regola generale prevista dall’art. 655 c.p.p., curando d’ufficio l’esecuzione dei provvedimenti; il Pubblico Ministero, invece, evidenziava come la nuova normativa speciale (art. 661 c.p.p. e art. 62 L. 689/1981) derogasse a tale principio, affidando l’intera gestione al Magistrato di Sorveglianza.

La Decisione della Corte sull’Esecuzione delle Pene Sostitutive

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Procuratore, annullando senza rinvio l’ordinanza del Magistrato di Sorveglianza. I giudici hanno qualificato l’atto come ‘abnorme’, in quanto imponeva al PM un adempimento non previsto dall’ordinamento, idoneo a causare una stasi procedimentale.

Il Ruolo del Pubblico Ministero

La Corte ha specificato che, nel nuovo sistema, il compito del Pubblico Ministero si esaurisce nella trasmissione della sentenza al Magistrato di Sorveglianza. Questo atto avvia il procedimento, ma non implica alcuna valutazione discrezionale o potere decisionale. Il PM, di fatto, funge da mero tramite per dare impulso alla fase esecutiva, che viene poi interamente gestita da un’altra autorità.

L’Ordinanza ‘Abnorme’ del Giudice

L’ordinanza è stata ritenuta ‘abnorme’ sotto il profilo funzionale. Imponendo al PM di emettere un ordine di esecuzione e calcolare il fine pena, il Magistrato di Sorveglianza non solo gli attribuiva un potere che la legge non gli conferisce più in questo specifico ambito, ma gli chiedeva un’attività impossibile. Il PM, infatti, non riceve comunicazione della data di inizio effettivo dell’esecuzione (che coincide con la notifica dell’ordinanza della Sorveglianza al condannato), e quindi non possiede gli elementi per determinare la data di fine pena.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’analisi sistematica della Riforma Cartabia. Il legislatore ha voluto creare un procedimento distinto e autonomo per l’esecuzione pene sostitutive, differenziandolo da quello previsto per le pene detentive. L’articolo 661 c.p.p., come novellato, stabilisce chiaramente che il PM ‘trasmette la sentenza’ al Magistrato di Sorveglianza, il quale ‘provvede ai sensi dell’articolo 62 della legge n. 689/1981’.

Quest’ultimo articolo prevede che sia proprio il Magistrato di Sorveglianza a emettere l’ordinanza che determina le modalità esecutive. Tale ordinanza è ‘immediatamente esecutiva’ e viene trasmessa direttamente agli organi di polizia e all’UEPE per la sua attuazione. L’intera catena procedimentale – dalla modifica delle prescrizioni (art. 64 L. 689/81) alla revoca (art. 66) e alla sospensione (art. 68) – è gestita dal Magistrato di Sorveglianza, senza alcun coinvolgimento o interlocuzione con il Pubblico Ministero. Questo assetto normativo, secondo la Cassazione, risponde a una scelta consapevole del legislatore, volta a garantire una gestione più flessibile e specializzata, incentrata sul controllo giurisdizionale e sul reinserimento sociale del condannato.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un’importante guida interpretativa per gli operatori del diritto, consolidando il nuovo paradigma introdotto dalla Riforma Cartabia per l’esecuzione pene sostitutive. Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Competenza Esclusiva: È definitivamente accertato che la gestione dell’esecuzione delle pene sostitutive della semilibertà e della detenzione domiciliare è di competenza esclusiva del Magistrato di Sorveglianza.
2. Semplificazione Procedurale: Il ruolo del Pubblico Ministero è circoscritto alla fase iniziale di trasmissione, evitando sovrapposizioni e conflitti.
3. Centralità del Magistrato di Sorveglianza: Questa figura assume un ruolo centrale e totalizzante nella gestione della pena, dalla sua determinazione concreta fino alla sua conclusione, in linea con la finalità rieducativa della sanzione.

Chi è competente per l’esecuzione delle pene sostitutive dopo la Riforma Cartabia?
La competenza per l’esecuzione delle sanzioni sostitutive della semilibertà e della detenzione domiciliare è esclusiva del Magistrato di Sorveglianza. È lui che emette l’ordinanza esecutiva e gestisce tutte le fasi della pena.

Qual è il ruolo del Pubblico Ministero nell’esecuzione delle sanzioni sostitutive?
Il ruolo del Pubblico Ministero è limitato a un singolo adempimento iniziale: trasmettere la sentenza di condanna al Magistrato di Sorveglianza. Dopo tale trasmissione, il suo intervento nel procedimento si esaurisce.

Perché l’ordine del Magistrato di Sorveglianza è stato considerato ‘abnorme’?
L’ordine è stato ritenuto ‘abnorme’ perché imponeva al Pubblico Ministero un’attività non prevista dalla legge (l’emissione di un ordine di esecuzione) e oggettivamente impossibile da eseguire (il calcolo del fine pena), creando così una paralisi del procedimento giudiziario in contrasto con il sistema delineato dalla normativa vigente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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