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Esclusione della punibilità: no se violazioni plurime

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imprenditrice condannata per plurime violazioni della normativa sulla sicurezza sul lavoro. La Corte ha confermato che l’esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis c.p., non può essere concessa in presenza di molteplici omissioni. Inoltre, è stato ribadito che la mancata adozione di misure correttive e l’assenza di resipiscenza giustificano il diniego delle attenuanti generiche.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sicurezza sul Lavoro: Niente Esclusione della Punibilità per Violazioni Multiple

Recentemente, la Corte di Cassazione ha affrontato un caso cruciale in materia di sicurezza sul lavoro, chiarendo i limiti applicativi dell’esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto. Con l’ordinanza in esame, i giudici hanno stabilito che la presenza di omissioni multiple e la mancanza di ravvedimento da parte dell’imputato ostacolano il riconoscimento di tale beneficio, confermando la condanna a tre mesi di arresto per un’imprenditrice. Questa decisione sottolinea l’importanza della conformità normativa e della funzione preventiva delle leggi sulla sicurezza.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla condanna di un’imprenditrice da parte del Tribunale di Prato, confermata in appello dalla Corte di Firenze, per una serie di violazioni del D.Lgs. 81/2008, il Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro. Le contestazioni includevano diverse omissioni, tra cui la mancata etichettatura di alcuni macchinari.

L’imputata ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su due punti principali:
1. Il mancato riconoscimento della causa di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto, ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale.
2. Il diniego delle circostanze attenuanti generiche.

Secondo la difesa, le violazioni erano di lieve entità e, pertanto, meritevoli del beneficio della non punibilità.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo che le censure sollevate fossero una mera riproposizione di argomenti già valutati e respinti nei gradi di merito. I giudici di legittimità hanno ricordato che il loro ruolo non è quello di riesaminare i fatti, ma di verificare la corretta applicazione del diritto.

La motivazione della Corte d’Appello è stata giudicata congrua e priva di vizi logici, chiudendo di fatto la porta a una nuova valutazione delle prove. La decisione si fonda su un’analisi rigorosa dei presupposti necessari per l’applicazione dei benefici richiesti dall’imputata.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha articolato la sua decisione su diversi punti chiave:

Pluralità delle Omissioni e l’Esclusione della Punibilità

Il primo e fondamentale motivo di rigetto riguarda la pluralità delle omissioni contestate. La Corte ha evidenziato che la presenza di violazioni multiple è di per sé un elemento che impedisce di qualificare il fatto come di ‘particolare tenuità’. L’art. 131-bis c.p. è pensato per illeciti bagatellari e occasionali, non per una condotta caratterizzata da una sistematica noncuranza delle norme.

Funzione Preventiva della Normativa

È stata respinta anche la tesi difensiva secondo cui la mancata etichettatura dei macchinari non avrebbe comportato una ‘concreta offensività’. I giudici hanno sottolineato che le norme sulla sicurezza sul lavoro hanno una funzione preventiva, mirata a tutelare il bene della salute e dell’incolumità dei lavoratori in via anticipata. L’inosservanza di tali prescrizioni è sanzionata proprio per neutralizzare il rischio prima che si trasformi in un danno effettivo.

Mancanza di Resipiscenza e Attenuanti Generiche

Anche il diniego delle attenuanti generiche è stato ritenuto corretto. La Corte ha valorizzato l’assenza di qualsiasi segnale di resipiscenza o di consapevolezza del disvalore della propria condotta da parte dell’imputata. Anzi, un elemento a sfavore è emerso chiaramente dagli atti: a seguito di un verbale di prescrizioni emesso il 26 marzo 2019, un successivo sopralluogo effettuato il 25 giugno 2019 ha accertato che non era stato eseguito alcun intervento riparatorio. Questa inerzia ha dimostrato una persistente volontà di non conformarsi alla legge, rendendo impossibile la concessione di un trattamento sanzionatorio più mite.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione offre importanti spunti di riflessione per datori di lavoro e professionisti della sicurezza. In primo luogo, ribadisce che la tenuità del fatto non può essere invocata in presenza di una serie di inadempimenti, anche se singolarmente considerati di modesta entità. La loro pluralità delinea un quadro di colpevolezza che va oltre la soglia della non punibilità.

In secondo luogo, emerge con forza il valore della collaborazione con gli organi di vigilanza. Ignorare le prescrizioni impartite a seguito di un’ispezione non solo impedisce l’estinzione del reato attraverso procedure come l’oblazione, ma viene interpretato come un indice negativo nella valutazione complessiva della condotta, precludendo anche la concessione delle attenuanti generiche. La sicurezza sul lavoro non ammette scorciatoie né negligenze reiterate.

Quando non si può applicare l’esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto?
Secondo la Corte, non può essere applicata quando vi è una pluralità di omissioni, poiché tale circostanza impedisce di qualificare il comportamento come di ‘particolare tenuità’. Il beneficio è riservato a illeciti occasionali e non a condotte sistematicamente non conformi alla legge.

Perché la mancata etichettatura di un macchinario è considerata un reato anche senza un danno concreto?
Perché le normative sulla sicurezza sul lavoro hanno una funzione preventiva. L’obiettivo è proteggere la salute e la sicurezza dei lavoratori in via anticipata, sanzionando l’inosservanza delle prescrizioni per neutralizzare il rischio prima che si verifichi un danno effettivo.

Cosa comporta non adempiere alle prescrizioni impartite dopo un’ispezione sulla sicurezza?
La mancata adozione degli interventi riparatori prescritti dagli organi di vigilanza non solo impedisce l’estinzione del reato, ma viene considerata un segnale negativo di assenza di resipiscenza. Questo può portare al diniego delle circostanze attenuanti generiche e a una valutazione più severa della condotta dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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