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Esame ematico: quando è valido senza avviso al legale?

Un automobilista, condannato per guida in stato di ebbrezza a seguito di un incidente, ha presentato ricorso in Cassazione. Contestava la validità dell’esame ematico su cui si basava la condanna, lamentando la mancata comunicazione del diritto a farsi assistere da un legale. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando due principi chiave: primo, l’eventuale nullità procedurale doveva essere sollevata entro la sentenza di primo grado; secondo, l’esame ematico, eseguito autonomamente dall’ospedale per finalità mediche, è pienamente utilizzabile come prova, a prescindere da una richiesta della polizia e dalle garanzie difensive previste per gli atti d’indagine.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Esame ematico: quando è valido senza avviso al legale?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 35722/2024, torna a pronunciarsi su un tema cruciale in materia di guida in stato di ebbrezza: la validità dell’esame ematico eseguito in ospedale e le garanzie difensive dell’imputato. La decisione chiarisce i confini tra atto medico e atto di indagine, e sottolinea l’importanza della tempestività delle eccezioni processuali. Analizziamo nel dettaglio questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di un automobilista per il reato di guida in stato di ebbrezza, aggravata dall’aver causato un incidente stradale. La condanna, emessa dal Tribunale e confermata dalla Corte d’Appello, si fondava principalmente sui risultati di un prelievo sanguigno effettuato presso la struttura ospedaliera dove l’uomo era stato trasportato dopo il sinistro.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, basando le sue doglianze su due principali vizi procedurali che, a suo dire, avrebbero reso inutilizzabili i risultati del test alcolemico.

I Motivi del Ricorso: violazioni procedurali sull’esame ematico

Il ricorso si articolava su due argomentazioni principali:

1. Omesso avviso della facoltà di farsi assistere da un difensore

Il ricorrente sosteneva che l’esame ematico, essendo un accertamento urgente su persone, rientrasse tra gli atti per i quali è obbligatorio avvisare l’indagato della possibilità di essere assistito da un avvocato. Poiché tale avviso era mancato, i risultati del test sarebbero stati affetti da nullità e quindi inutilizzabili.

2. Vizio del consenso

In secondo luogo, si lamentava che il prelievo fosse stato effettuato prima ancora che il personale di polizia formulasse una richiesta formale. Di conseguenza, il consenso prestato dall’imputato sarebbe stato viziato, poiché egli non era stato informato adeguatamente sulle finalità dell’accertamento.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. La decisione si basa su un’analisi rigorosa delle norme procedurali e su un consolidato orientamento giurisprudenziale.

Le Motivazioni: la nullità “sanata” e la natura dell’esame ematico

La Corte ha smontato entrambe le tesi difensive con argomentazioni precise.

Per quanto riguarda il primo motivo, i giudici hanno chiarito che l’omissione dell’avviso di farsi assistere da un difensore costituisce una “nullità a regime intermedio”. Questo tipo di vizio non è assoluto: per essere fatto valere, deve essere eccepito dalla parte interessata entro un termine perentorio, ovvero prima della deliberazione della sentenza di primo grado. Nel caso di specie, non essendo stata sollevata tempestivamente, la nullità si è considerata “sanata” per acquiescenza. L’imputato, quindi, era ormai decaduto dalla possibilità di far valere tale vizio nel giudizio di legittimità.

Ancora più netta è stata la risposta al secondo motivo. La Corte ha evidenziato come la Corte d’Appello avesse già correttamente spiegato che l’esame ematico era stato eseguito su iniziativa autonoma dei sanitari del nosocomio. Si trattava, infatti, di un accertamento medico di routine, necessario nell’ambito delle cure prestate all’automobilista a seguito del suo ricovero per l’incidente. Non era, quindi, un atto di indagine richiesto dalla polizia giudiziaria. Questa distinzione è fondamentale: se il prelievo avviene per finalità sanitarie, i suoi risultati, una volta acquisiti al processo, hanno piena valenza probatoria, senza che sia necessario applicare le garanzie difensive (come l’avviso al difensore) previste per gli atti di indagine disposti dall’autorità.

Conclusioni

La sentenza ribadisce due principi fondamentali con importanti implicazioni pratiche:

1. Tempestività delle eccezioni: Le nullità procedurali, anche se esistenti, devono essere contestate nei tempi e nei modi previsti dal codice. Una difesa tardiva su vizi “intermedi” è destinata a fallire perché il difetto si considera sanato.
2. Distinzione tra atto medico e atto d’indagine: I risultati di un esame ematico eseguito in ospedale per finalità di diagnosi e cura sono pienamente utilizzabili in un processo per guida in stato di ebbrezza, anche in assenza delle garanzie difensive tipiche degli atti di polizia giudiziaria. La loro natura è quella di un accertamento sanitario i cui esiti possono essere legittimamente acquisiti come prova documentale.

È sempre necessario l’avviso della facoltà di farsi assistere da un difensore prima di un esame ematico per guida in stato di ebbrezza?
No. Secondo la sentenza, se l’esame viene eseguito di iniziativa dai sanitari per finalità diagnostiche e terapeutiche (ad esempio, dopo un incidente) e non su richiesta specifica della polizia giudiziaria, non è richiesto tale avviso perché l’atto ha natura medica e non investigativa.

Cosa succede se la polizia non avvisa l’indagato della facoltà di farsi assistere da un difensore prima di un accertamento urgente?
Si verifica una “nullità a regime intermedio”. Questo vizio, però, deve essere eccepito dall’interessato al più tardi prima della deliberazione della sentenza di primo grado. Se la contestazione non avviene entro questo termine, la nullità si considera “sanata” e non può più essere fatta valere nei gradi successivi del giudizio.

Un prelievo di sangue eseguito in ospedale per cure mediche può essere usato in un processo per guida in stato di ebbrezza?
Sì. La Corte ha confermato che i risultati di un esame ematico effettuato dal personale sanitario nell’ambito dei protocolli di cura, e non su richiesta della polizia, sono pienamente utilizzabili nel processo penale. Vengono acquisiti come documentazione e non richiedono le garanzie previste per gli atti di indagine.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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