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Errore sulla legge penale: non esclude la responsabilità

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4665/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per false dichiarazioni a un pubblico ufficiale. La Corte ha stabilito che l’ignoranza della qualifica di pubblico ufficiale costituisce un errore sulla legge penale, che non esclude l’elemento psicologico del reato, quando l’agente sa, o dovrebbe sapere, che la persona sta esercitando una funzione pubblica.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore sulla Legge Penale: Ignorare la Qualifica di Pubblico Ufficiale Non Salva dalla Condanna

L’ordinanza n. 4665 del 2024 della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto penale: la rilevanza dell’errore sulla legge penale in relazione alla qualifica di pubblico ufficiale. La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: l’ignoranza o l’errata interpretazione della qualifica giuridica di un soggetto non è una scusante valida quando si commette un reato, come quello di false dichiarazioni. Questa decisione chiarisce i confini del dolo e la non invocabilità dell’ignoranza della legge come difesa.

I Fatti del Caso: La Difesa Basata sull’Ignoranza

Il caso ha origine dal ricorso di un imputato condannato in primo e secondo grado per il reato di cui all’art. 495 del codice penale, ovvero per aver reso false dichiarazioni a un pubblico ufficiale. La linea difensiva del ricorrente si basava su un unico motivo: la presunta mancanza di dolo. In particolare, l’imputato sosteneva di non essere a conoscenza della qualità di pubblico ufficiale del soggetto che aveva ricevuto le sue dichiarazioni. Secondo la sua tesi, questa ignoranza avrebbe dovuto escludere l’elemento psicologico del reato, portando a un’assoluzione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile per manifesta infondatezza. La Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e a una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. La decisione si fonda su argomentazioni solide che riaffermano principi consolidati sia nella normativa che nella giurisprudenza di legittimità.

Le Motivazioni: L’errore sulla legge penale non è una scusante

Il cuore della decisione risiede nella qualificazione dell’errore commesso dall’imputato. La Corte ha spiegato che l’ignoranza della qualifica di pubblico ufficiale non è un errore sul fatto, ma un errore sulla legge penale. La nozione di “pubblico ufficiale” è definita dall’art. 357 del codice penale, una norma di natura penale. Di conseguenza, interpretare erroneamente tale nozione o ignorarla equivale a ignorare la legge penale stessa.

La Cassazione ha richiamato un precedente storico (sentenza n. 361/1971), secondo cui l’elemento psicologico del reato non viene meno se l’agente, pur non conoscendo le specifiche attribuzioni del soggetto, sa o dovrebbe necessariamente sapere che quest’ultimo sta esercitando una determinata funzione pubblica. L’errore sulla qualifica giuridica, che deriva da un’ignoranza o da una falsa interpretazione della norma, si risolve in un irrilevante errore di diritto.

In sostanza, per la configurazione del reato, è sufficiente che il cittadino percepisca che la persona con cui interagisce sta svolgendo un’attività di interesse pubblico, a prescindere dalla conoscenza del suo titolo formale. Qualsiasi errore su questo punto è un errore sulla portata della legge, che, secondo il principio ‘ignorantia legis non excusat’, non può essere invocato come scusante.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza rafforza un principio cardine del nostro ordinamento: la responsabilità individuale di fronte alla legge. La decisione chiarisce che i cittadini non possono sottrarsi alle conseguenze delle proprie azioni adducendo un’ignoranza delle norme che definiscono i reati e i soggetti tutelati. In pratica, quando ci si relaziona con una persona che sta palesemente svolgendo una funzione di pubblico interesse (come un agente delle forze dell’ordine o un funzionario pubblico), non è possibile affermare di non sapere che si trattava di un pubblico ufficiale per giustificare false dichiarazioni. La sentenza serve da monito: è dovere del cittadino comprendere il contesto in cui agisce, specialmente quando interagisce con chi rappresenta l’autorità pubblica.

Posso essere assolto se non sapevo che la persona a cui ho mentito era un pubblico ufficiale?
No. Secondo la Corte, se sapevi o dovevi sapere che quella persona stava esercitando una funzione pubblica, anche senza conoscerne le specifiche attribuzioni, l’errore sulla sua qualifica giuridica è un errore sulla legge penale e non esclude la responsabilità.

Che cos’è un ‘errore sulla legge penale’?
È l’ignoranza o la falsa interpretazione di una norma penale. Nel nostro ordinamento vige il principio per cui l’ignoranza della legge non scusa, quindi questo tipo di errore non è generalmente considerato una valida difesa.

Perché il ricorso è stato dichiarato ‘inammissibile’?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto ‘manifestamente infondato’. La tesi difensiva era in contrasto con principi consolidati della giurisprudenza e con il dato normativo, rendendo l’esame nel merito superfluo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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