Errore sul Fatto e Reato di Evasione: La Cassazione Fa Chiarezza
L’errore sul fatto, disciplinato dall’articolo 47 del Codice Penale, rappresenta una delle cause di esclusione della colpevolezza più dibattute. Esso si verifica quando un soggetto agisce sulla base di una percezione errata della realtà, tale che, se la situazione fosse come da lui immaginata, il suo comportamento non costituirebbe reato. Ma cosa accade quando questo errore riguarda la presunta autorizzazione ad allontanarsi dagli arresti domiciliari? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui limiti di questa scusante, stabilendo un principio chiaro: la sola presentazione di un’istanza da parte del difensore non basta a giustificare l’allontanamento.
I Fatti del Caso in Esame
Il caso sottoposto all’esame della Suprema Corte riguardava un soggetto condannato in appello per il reato di evasione, previsto dall’art. 385 c.p. L’imputato si era allontanato dal luogo in cui era ristretto agli arresti domiciliari, sostenendo di aver agito in un errore sul fatto. La sua convinzione era quella di essere stato autorizzato a uscire, basandosi unicamente sulla circostanza che il suo difensore aveva presentato un’istanza in tal senso all’autorità giudiziaria. Sia il tribunale di primo grado che la Corte d’Appello non avevano accolto questa tesi, confermando la condanna. L’imputato ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione.
La Difesa Basata sull’Errore sul Fatto
La linea difensiva dell’imputato si fondava interamente sull’articolo 47 del Codice Penale. Secondo il ricorrente, la presentazione dell’istanza da parte del legale avrebbe ingenerato in lui la scusabile convinzione di poter legittimamente lasciare la propria abitazione. In pratica, egli sosteneva di non aver agito con la consapevolezza e volontà di trasgredire il provvedimento restrittivo (il dolo richiesto dal reato di evasione), ma in una condizione di errore su un elemento essenziale del fatto di reato: la mancanza di un’autorizzazione valida.
Le Motivazioni della Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo aspecifico e manifestamente infondato. I giudici hanno ribadito un principio consolidato in materia di evasione: non si può considerare un errore sul fatto scusabile la mera convinzione soggettiva di aver ottenuto un’autorizzazione, se questa si basa solo sul fatto che il proprio avvocato ha presentato una richiesta.
La Corte ha precisato che l’errore rilevante ai sensi dell’art. 47 c.p. deve fondarsi su un elemento oggettivo e concreto: un atto dell’autorità giudiziaria che, per come è formulato o comunicato, sia idoneo a trarre in inganno il destinatario sulla liceità della propria condotta. A titolo esemplificativo, la Cassazione richiama un proprio precedente (sentenza n. 27124 del 2011), in cui si discuteva il caso di un imputato che aveva ricevuto la notifica di un avviso per un’udienza di riesame. In quella specifica situazione, l’atto proveniente dall’ufficio giudiziario poteva ragionevolmente indurre l’imputato a credere di essere autorizzato a recarsi in tribunale. Nel caso attuale, invece, mancava qualsiasi atto o comunicazione proveniente dal giudice che potesse fondare un tale convincimento. La semplice iniziativa del difensore è un atto di parte, privo di qualsiasi efficacia autorizzativa fino all’accoglimento da parte del giudice.
Le Conclusioni: Quando l’Errore Esclude la Colpevolezza?
L’ordinanza in commento offre un’importante lezione pratica: la scusabilità dell’errore sul fatto nel reato di evasione è ancorata a presupposti oggettivi e rigorosi. La convinzione di agire lecitamente deve derivare da un fattore esterno e imputabile all’autorità giudiziaria, che abbia creato una situazione di apparenza tale da giustificare l’errore. Non è sufficiente una mera speranza, un’aspettativa o un’interpretazione personale basata su un’istanza presentata dal proprio avvocato. Chi si trova agli arresti domiciliari deve attendere un provvedimento espresso e formale del giudice prima di potersi allontanare, altrimenti rischia una condanna per evasione. La decisione ribadisce quindi che il dolo del reato di evasione sussiste ogni qualvolta vi sia la coscienza e volontà di allontanarsi dal luogo di detenzione senza un valido titolo autorizzativo.
Presentare un’istanza tramite avvocato per allontanarsi dagli arresti domiciliari autorizza automaticamente l’uscita?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la sola presentazione di un’istanza non costituisce un’autorizzazione. L’errore sulla liceità del proprio comportamento non è scusabile se basato esclusivamente su questa circostanza.
Che cos’è l’errore sul fatto che può escludere la punibilità per evasione?
È una falsa percezione della realtà basata su un atto concreto dell’autorità giudiziaria che possa indurre una persona a credere, in modo scusabile, di essere autorizzata a compiere un’azione altrimenti illecita, come allontanarsi dal luogo di detenzione.
Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile in un caso come questo?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è aspecifico, cioè non indica chiaramente i motivi di contestazione, o quando è manifestamente infondato, ovvero quando le argomentazioni proposte sono palesemente prive di fondamento giuridico, come sostenere che la presentazione di un’istanza equivalga a un’autorizzazione.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 8502 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 8502 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 07/02/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a AVOLA il 13/03/1968
avverso la sentenza del 15/02/2024 della CORTE APPELLO di CATANIA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
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visti gli atti e la sentenza impugnata; dato avviso alle parti; esaminati i motivi del ricorso di Campisi Vincenzo;
udita la relazione svolta dal consigliere NOME COGNOME
OSSERVA
Rilevato che il motivo dedotto nel ricorso – relativo alla conferma in appello della condanna per il delitto di cui all’art. 385 cod. pen. e nel quale si deduce violazione di legge e vizio della motivazione in relazione alla mancata assoluzione dell’imputato ai sensi dell’art. 47 cod. pen. – risulta inammissibile perché aspecifico e comunque manifestamente infondato;
Ritenuto che non può essere considerato errore sul fatto esimente la supposta convinzione di avere ottenuto l’autorizzazione ad allontanarsi dal luogo degli arresti domiciliari fondata esclusivamente sulla circostanza che il difensore aveva presentato istanza in tal senso; questa Corte ha precisato che in materia di evasione l’errore rilevante ai sensi dell’art. 47 cit. deve fondarsi su un atto dell’autorità giudiziaria dal quale possa trarsi la scusabile convinzione della liceità della propria condotta (principio affermato da Sez. 6, n. 27124 del 25/05/2011, Pm in proc. COGNOME, Rv. 250733 – 01, relativamente all’avvenuta notifica all’imputato di un avviso che gli comunicava la data dell’udienza fissata per il riesame della misura cautelare, atto dal quale il predetto aveva tratto il convincimento di essere stato autorizzato a intervenire all’udienza); situazione, all’evidenza, insussistente nel caso in esame;
Ritenuto che il ricorso deve pertanto essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 07/02/2025