LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Errore sul fatto: quando è scusabile nell’evasione?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per evasione. Si chiarisce che l’errore sul fatto non è scusabile se la convinzione di essere autorizzati ad allontanarsi dagli arresti domiciliari deriva dalla sola presentazione di un’istanza da parte del difensore, e non da un atto specifico dell’autorità giudiziaria che possa indurre in errore.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore sul Fatto e Reato di Evasione: La Cassazione Fa Chiarezza

L’errore sul fatto, disciplinato dall’articolo 47 del Codice Penale, rappresenta una delle cause di esclusione della colpevolezza più dibattute. Esso si verifica quando un soggetto agisce sulla base di una percezione errata della realtà, tale che, se la situazione fosse come da lui immaginata, il suo comportamento non costituirebbe reato. Ma cosa accade quando questo errore riguarda la presunta autorizzazione ad allontanarsi dagli arresti domiciliari? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui limiti di questa scusante, stabilendo un principio chiaro: la sola presentazione di un’istanza da parte del difensore non basta a giustificare l’allontanamento.

I Fatti del Caso in Esame

Il caso sottoposto all’esame della Suprema Corte riguardava un soggetto condannato in appello per il reato di evasione, previsto dall’art. 385 c.p. L’imputato si era allontanato dal luogo in cui era ristretto agli arresti domiciliari, sostenendo di aver agito in un errore sul fatto. La sua convinzione era quella di essere stato autorizzato a uscire, basandosi unicamente sulla circostanza che il suo difensore aveva presentato un’istanza in tal senso all’autorità giudiziaria. Sia il tribunale di primo grado che la Corte d’Appello non avevano accolto questa tesi, confermando la condanna. L’imputato ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione.

La Difesa Basata sull’Errore sul Fatto

La linea difensiva dell’imputato si fondava interamente sull’articolo 47 del Codice Penale. Secondo il ricorrente, la presentazione dell’istanza da parte del legale avrebbe ingenerato in lui la scusabile convinzione di poter legittimamente lasciare la propria abitazione. In pratica, egli sosteneva di non aver agito con la consapevolezza e volontà di trasgredire il provvedimento restrittivo (il dolo richiesto dal reato di evasione), ma in una condizione di errore su un elemento essenziale del fatto di reato: la mancanza di un’autorizzazione valida.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo aspecifico e manifestamente infondato. I giudici hanno ribadito un principio consolidato in materia di evasione: non si può considerare un errore sul fatto scusabile la mera convinzione soggettiva di aver ottenuto un’autorizzazione, se questa si basa solo sul fatto che il proprio avvocato ha presentato una richiesta.

La Corte ha precisato che l’errore rilevante ai sensi dell’art. 47 c.p. deve fondarsi su un elemento oggettivo e concreto: un atto dell’autorità giudiziaria che, per come è formulato o comunicato, sia idoneo a trarre in inganno il destinatario sulla liceità della propria condotta. A titolo esemplificativo, la Cassazione richiama un proprio precedente (sentenza n. 27124 del 2011), in cui si discuteva il caso di un imputato che aveva ricevuto la notifica di un avviso per un’udienza di riesame. In quella specifica situazione, l’atto proveniente dall’ufficio giudiziario poteva ragionevolmente indurre l’imputato a credere di essere autorizzato a recarsi in tribunale. Nel caso attuale, invece, mancava qualsiasi atto o comunicazione proveniente dal giudice che potesse fondare un tale convincimento. La semplice iniziativa del difensore è un atto di parte, privo di qualsiasi efficacia autorizzativa fino all’accoglimento da parte del giudice.

Le Conclusioni: Quando l’Errore Esclude la Colpevolezza?

L’ordinanza in commento offre un’importante lezione pratica: la scusabilità dell’errore sul fatto nel reato di evasione è ancorata a presupposti oggettivi e rigorosi. La convinzione di agire lecitamente deve derivare da un fattore esterno e imputabile all’autorità giudiziaria, che abbia creato una situazione di apparenza tale da giustificare l’errore. Non è sufficiente una mera speranza, un’aspettativa o un’interpretazione personale basata su un’istanza presentata dal proprio avvocato. Chi si trova agli arresti domiciliari deve attendere un provvedimento espresso e formale del giudice prima di potersi allontanare, altrimenti rischia una condanna per evasione. La decisione ribadisce quindi che il dolo del reato di evasione sussiste ogni qualvolta vi sia la coscienza e volontà di allontanarsi dal luogo di detenzione senza un valido titolo autorizzativo.

Presentare un’istanza tramite avvocato per allontanarsi dagli arresti domiciliari autorizza automaticamente l’uscita?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la sola presentazione di un’istanza non costituisce un’autorizzazione. L’errore sulla liceità del proprio comportamento non è scusabile se basato esclusivamente su questa circostanza.

Che cos’è l’errore sul fatto che può escludere la punibilità per evasione?
È una falsa percezione della realtà basata su un atto concreto dell’autorità giudiziaria che possa indurre una persona a credere, in modo scusabile, di essere autorizzata a compiere un’azione altrimenti illecita, come allontanarsi dal luogo di detenzione.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile in un caso come questo?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è aspecifico, cioè non indica chiaramente i motivi di contestazione, o quando è manifestamente infondato, ovvero quando le argomentazioni proposte sono palesemente prive di fondamento giuridico, come sostenere che la presentazione di un’istanza equivalga a un’autorizzazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati