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Errore su legge penale: appello inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino condannato per illeciti legati al reddito di cittadinanza. L’imputato ha invocato l’errore su legge penale, ma la Corte ha stabilito che la normativa non è sufficientemente oscura da giustificare l’ignoranza della legge, confermando così la sussistenza del dolo. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore su Legge Penale: Quando l’Ignoranza della Legge non è Ammessa

Recentemente, la Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23607/2025, ha affrontato un caso emblematico che ribadisce un principio cardine del nostro ordinamento: l’ignoranza della legge non scusa, specialmente quando non vi sono elementi di oggettiva oscurità della norma. La vicenda riguarda un ricorso presentato avverso una condanna legata alla normativa sul reddito di cittadinanza, dove il ricorrente sosteneva di essere incorso in un errore su legge penale, ma la Suprema Corte ha respinto tale tesi, dichiarando il ricorso inammissibile.

I Fatti del Caso

Un cittadino, condannato dalla Corte d’Appello di Milano per violazioni connesse alla percezione del reddito di cittadinanza, ha proposto ricorso per cassazione. La sua difesa si basava sull’assunto di essere caduto in un errore sulla portata della legge penale che disciplina il beneficio. In sostanza, sosteneva di non aver compreso appieno gli obblighi e i divieti imposti dalla normativa, e che tale ignoranza avrebbe dovuto escludere la sua colpevolezza.

La Decisione della Corte: l’Errore su Legge Penale Non Giustifica l’Illecito

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno chiarito che l’errore su legge penale, per poter escludere l’elemento soggettivo del reato (il dolo), deve derivare da un’inevitabile ignoranza. Ciò si verifica solo quando la norma è talmente complessa, contraddittoria o poco chiara (in gergo tecnico, connotata da ‘cripticità’) da rendere oggettivamente difficile la sua comprensione per il cittadino comune.

Nel caso specifico, la Corte ha stabilito che la normativa sul reddito di cittadinanza, sebbene possa presentare delle complessità, non possiede quel livello di ‘oscurità’ tale da rendere l’errore del ricorrente inevitabile e, quindi, scusabile. Di conseguenza, l’errore del cittadino non è stato considerato sufficiente a far venir meno la sussistenza del dolo, ovvero la consapevolezza e volontà di commettere l’illecito.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione dell’ordinanza si fonda su principi consolidati. Richiamando precedenti pronunce, la Corte ha sottolineato che la disposizione violata (art. 7 del decreto legge sul reddito di cittadinanza) integra un precetto penale chiaro. La semplice affermazione di non aver compreso la legge non basta. L’ordinamento presume la conoscenza della legge penale da parte di tutti i cittadini. Un’eccezione a questo principio (prevista dall’art. 5 c.p., come interpretato dalla Corte Costituzionale) è ammessa solo in circostanze eccezionali di oggettiva e insuperabile incertezza normativa, che non sono state riscontrate nel caso in esame.

Inoltre, stante l’inammissibilità del ricorso e non ravvisando un’assenza di colpa nella sua proposizione (come stabilito dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 186/2000), la Cassazione ha applicato l’articolo 616 del codice di procedura penale. Questa norma prevede che, in caso di inammissibilità, il ricorrente sia condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, quantificata in 3.000 euro.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa decisione rafforza il principio secondo cui la responsabilità penale non può essere elusa semplicemente adducendo una non conoscenza delle norme. Per i cittadini, ciò significa che è necessario un approccio diligente nell’informarsi sugli obblighi di legge, specialmente quando si accede a benefici statali. Per i professionisti del diritto, l’ordinanza conferma che la tesi dell’errore scusabile sulla legge penale è una strada difensiva percorribile solo in casi molto rari e ben circostanziati, dove si possa dimostrare un’effettiva e insuperabile oscurità del testo normativo. La condanna al pagamento della sanzione pecuniaria, inoltre, funge da deterrente contro la presentazione di ricorsi palesemente infondati.

L’errore su una legge penale esclude sempre la colpevolezza?
No, l’errore sulla legge penale non esclude automaticamente la colpevolezza. Secondo la Corte, ciò avviene solo quando l’ignoranza della legge è inevitabile, a causa di una norma particolarmente oscura o indecifrabile, cosa che non è stata ravvisata nel caso di specie relativo al reddito di cittadinanza.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la tesi difensiva, basata su un presunto errore scusabile sulla legge penale, è stata ritenuta infondata. La Corte ha stabilito che la normativa violata non era così complessa o oscura da giustificare l’ignoranza del precetto da parte del ricorrente.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, e non ravvisando un’assenza di colpa nella proposizione del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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