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Errore materiale e demolizione: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione interviene per correggere un errore materiale in una propria sentenza del 1998. Quest’ultima aveva dichiarato la prescrizione di un reato edilizio ma aveva omesso di revocare il conseguente ordine di demolizione. La Corte accoglie parzialmente l’istanza, disponendo la revoca solo per l’imputato che aveva a suo tempo impugnato la condanna, poiché per l’altro coimputato la sentenza era divenuta definitiva. La richiesta di revoca dell’ordine di ripristino dello stato dei luoghi è stata invece respinta in quanto mai emesso in origine.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore Materiale e Ordine di Demolizione: La Cassazione Fa Chiarezza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso complesso relativo alla procedura di correzione di un errore materiale in una decisione di oltre vent’anni fa. Il tema centrale riguarda le conseguenze della prescrizione di un reato edilizio sull’ordine di demolizione e l’importanza della posizione processuale dei singoli imputati. Questa pronuncia offre spunti fondamentali per comprendere i limiti e le possibilità di intervento su sentenze passate in giudicato.

I Fatti del Caso: Un Ordine di Demolizione “Dimenticato”

La vicenda trae origine da una condanna del 1996 per reati edilizi a carico di due persone. Successivamente, nel 1998, la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso di uno dei due imputati, dichiarava l’estinzione dei reati per intervenuta prescrizione. Tuttavia, nel dispositivo della sentenza, la Corte ometteva di revocare l’ordine di demolizione delle opere abusive, una sanzione amministrativa accessoria che consegue alla condanna.

Anni dopo, gli eredi di uno degli imputati originali hanno presentato un’istanza per la correzione di questo errore materiale, chiedendo che venisse esplicitamente aggiunta la revoca dell’ordine di demolizione.

La Procedura di Correzione per Errore Materiale

Il Codice di procedura penale, all’articolo 130, prevede un meccanismo specifico per correggere errori od omissioni di natura puramente formale che non influenzano la sostanza della decisione. La giurisprudenza costante ritiene che l’omessa revoca dell’ordine di demolizione, a seguito della declaratoria di prescrizione del reato edilizio, costituisca un tipico errore materiale emendabile.

Questo perché la sanzione della demolizione ha natura accessoria: venendo meno la condanna penale per prescrizione, deve necessariamente venire meno anche la sanzione amministrativa che da essa dipende.

La Decisione della Cassazione: Un Accoglimento Solo Parziale

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, ha accolto solo in parte la richiesta degli eredi. Ha infatti ordinato la correzione della sentenza del 1998, inserendo la dicitura: «revoca l’ordine di demolizione limitatamente a Paragliola Benito» (nome di fantasia).

La Distinzione tra le Posizioni degli Imputati

Il punto cruciale della decisione risiede nella differente posizione processuale dei due imputati originari. Dagli atti è emerso che solo uno dei due aveva proposto appello contro la condanna di primo grado. Per l’altra imputata, la sentenza era quindi divenuta definitiva. Di conseguenza, la successiva pronuncia della Cassazione del 1998, che dichiarava la prescrizione, poteva produrre effetti solo nei confronti dell’imputato che aveva continuato a impugnare la condanna.

Per questo motivo, la Corte ha dichiarato inammissibile l’istanza presentata nell’interesse dell’altra parte e degli altri eredi, poiché l’ordine di demolizione nei suoi confronti era ormai definitivo e intangibile.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sul principio del giudicato penale. Una sentenza diventa definitiva quando non è più soggetta a impugnazione. Nel caso di specie, la sentenza di condanna del 1996 era diventata definitiva per l’imputata che non aveva proposto appello. Pertanto, l’ordine di demolizione emesso nei suoi confronti era valido ed efficace e non poteva essere toccato dalla successiva declaratoria di prescrizione che riguardava solo l’altro imputato. La Corte ha ribadito che la revoca dell’ordine di demolizione, disposta tramite la correzione dell’errore materiale, non incide in alcun modo sulla posizione di chi non aveva impugnato, per cui la sanzione amministrativa rimane efficace.

Le Conclusioni

Questa sentenza sottolinea due principi fondamentali. In primo luogo, conferma che l’omessa revoca dell’ordine di demolizione a seguito di prescrizione è un errore materiale che può essere corretto in qualsiasi momento. In secondo luogo, evidenzia come gli effetti di una sentenza di impugnazione siano strettamente personali e non si estendano automaticamente ai coimputati la cui posizione sia già stata definita da un giudicato. È un monito sull’importanza di coltivare i mezzi di impugnazione e sulla diversa sorte processuale che può attendere i soggetti coinvolti nello stesso procedimento penale.

Quando l’omessa revoca di un ordine di demolizione è considerata un errore materiale?
Secondo la giurisprudenza costante, l’omessa revoca dell’ordine di demolizione delle opere abusive, conseguente all’annullamento della sentenza di condanna per prescrizione del reato edilizio, costituisce un errore materiale che può essere corretto con l’apposita procedura.

La correzione di un errore materiale in una sentenza si applica a tutti gli imputati originali?
No, la correzione produce effetti solo nei confronti delle parti per cui la sentenza non era ancora divenuta definitiva. Nel caso specifico, la revoca dell’ordine di demolizione è stata disposta solo per l’imputato che aveva impugnato la condanna, mentre per la coimputata, la cui condanna era già definitiva, l’ordine di demolizione è rimasto valido.

Cosa succede se si chiede la correzione per revocare un ordine mai emesso?
L’istanza viene dichiarata manifestamente infondata. Nel caso esaminato, i ricorrenti avevano chiesto anche la revoca dell’ordine di ripristino dello stato dei luoghi, ma la Corte ha rilevato che tale ordine non era mai stato disposto dalla sentenza di primo grado, rendendo la richiesta priva di oggetto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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