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Errore di fatto: ricorso straordinario in Cassazione

Un imputato, condannato per calunnia, presenta ricorso straordinario alla Corte di Cassazione, lamentando un presunto errore di fatto nel precedente giudizio di legittimità. La Corte rigetta il ricorso, specificando che le doglianze sollevate non configurano errori percettivi, bensì contestazioni sulla valutazione giuridica (errori di giudizio), che non rientrano nell’ambito del rimedio previsto dall’art. 625-bis c.p.p. La sentenza conferma quindi la condanna e le statuizioni civili.

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Pubblicato il 16 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore di Fatto: Quando un Ricorso Straordinario in Cassazione è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 205 del 2024, offre un’importante lezione sulla distinzione tra errore di fatto ed errore di giudizio, definendo i confini del ricorso straordinario previsto dall’art. 625-bis del codice di procedura penale. Questo strumento, concepito per correggere sviste materiali, non può essere utilizzato come un terzo grado di giudizio per contestare la valutazione giuridica della Corte.

I Fatti del Processo

La vicenda giudiziaria trae origine da una condanna per il reato di calunnia, confermata in primo grado dal Tribunale e in secondo grado dalla Corte d’appello. L’imputato, ritenendo ingiusta la condanna, proponeva un primo ricorso per cassazione, che veniva però dichiarato inammissibile. Non dandosi per vinto, l’imputato decideva di avvalersi del ricorso straordinario, sostenendo che la Corte di Cassazione fosse incorsa in una serie di errori percettivi nell’esaminare il suo precedente ricorso.

I Motivi del Ricorso Straordinario e l’asserito errore di fatto

Il ricorrente ha articolato la sua difesa su numerosi punti, ciascuno qualificato come un errore di fatto commesso dalla Corte. Tra le principali doglianze figuravano:

* La presunta omessa valutazione della genericità del capo d’imputazione.
* Una motivazione ritenuta ‘apodittica’ riguardo al dolo del reato di calunnia.
* L’errata interpretazione dell’interesse dell’imputato a eccepire la mancata citazione del Ministro della giustizia come persona offesa.
* Una percezione distorta riguardo alla revoca del difensore di fiducia e alla gestione della difesa d’ufficio.
* L’omessa considerazione di una richiesta di rinnovazione dell’istruzione dibattimentale in appello.
* Il mancato esame della questione relativa all’obbligo di astensione del giudice di primo grado per gravi ragioni di convenienza.

In sostanza, il ricorrente ha tentato di dimostrare che la Corte, nel dichiarare inammissibile il suo primo ricorso, non avesse correttamente ‘letto’ gli atti, travisando i fatti processuali.

La Differenza Cruciale tra Errore di Fatto ed Errore di Giudizio

La Corte di Cassazione, nell’analizzare il ricorso, ha ribadito un principio cardine: l’errore di fatto che giustifica il ricorso straordinario è solo quello percettivo. Si tratta di un errore materiale, una svista che porta il giudice a basare la sua decisione su un presupposto fattuale palesemente errato e immediatamente riscontrabile dagli atti (es. leggere ‘condanna’ invece di ‘assoluzione’). Al contrario, l’errore di giudizio attiene all’interpretazione delle norme o alla valutazione delle prove. Contestare come il giudice ha interpretato un fatto o applicato una norma non costituisce un errore di fatto, ma un dissenso sulla valutazione giuridica, non censurabile con questo strumento.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha sistematicamente smontato ogni motivo di ricorso, riconducendolo a un tentativo di ridiscutere il merito della decisione. Ad esempio, riguardo alla genericità dell’imputazione, i giudici hanno osservato che la Corte d’appello si era già pronunciata sul punto, rigettando l’eccezione. Pertanto, non vi era alcun errore percettivo da parte della Cassazione, ma solo una valutazione di merito già compiuta.

Anche sulla questione del difensore, la Corte ha chiarito che la sua decisione si basava su una valutazione del comportamento ostruzionistico dell’imputato, un giudizio di merito e non una svista fattuale. Similmente, la doglianza sull’obbligo di astensione del giudice di primo grado è stata ritenuta infondata. La Corte ha ricordato che la violazione di tale obbligo per ‘gravi ragioni di convenienza’ non comporta la nullità della sentenza, ma può avere rilevanza solo in sede disciplinare. Di conseguenza, la mancata analisi di questo punto nel precedente giudizio non costituiva un errore di fatto.

Per ciascuna delle censure sollevate, la Corte ha concluso che il ricorrente non denunciava un errore nella lettura degli atti, ma esprimeva il proprio dissenso rispetto alle conclusioni giuridiche a cui era pervenuta la Corte stessa. Tale dissenso, per quanto legittimo, esula completamente dall’ambito del ricorso straordinario.

Conclusioni

La sentenza in esame si rivela di fondamentale importanza pratica. Essa traccia una linea netta, impedendo che il ricorso straordinario per errore di fatto diventi un’ulteriore e impropria via d’appello contro le decisioni della Cassazione. Il messaggio è chiaro: questo rimedio serve a correggere errori materiali evidenti, non a rimettere in discussione l’attività interpretativa e valutativa del giudice di legittimità. Il ricorso è stato quindi rigettato, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e alla rifusione delle spese sostenute dalla parte civile.

Qual è la differenza tra un ‘errore di fatto’ e un ‘errore di giudizio’ secondo la Corte di Cassazione?
Un ‘errore di fatto’ (o percettivo) è una svista materiale nella lettura degli atti processuali (es. leggere un dato per un altro). Un ‘errore di giudizio’ riguarda invece l’interpretazione delle norme o la valutazione delle prove. Solo il primo può essere motivo di ricorso straordinario ai sensi dell’art. 625-bis c.p.p.

La mancata astensione di un giudice per ‘gravi ragioni di convenienza’ rende nulla la sentenza?
No. Secondo la sentenza, l’inosservanza di questo obbligo da parte del giudice non comporta la nullità della sentenza e non incide sulla sua capacità. Può rilevare solo ai fini di una responsabilità disciplinare, ma non può essere usata come motivo di impugnazione del provvedimento.

È possibile contestare con ricorso straordinario una valutazione della Cassazione su una questione già decisa dalla Corte d’Appello?
No. Se la Corte d’appello si è già pronunciata nel merito su un’eccezione (come la genericità del capo d’imputazione), e la Corte di Cassazione ha esaminato tale decisione, non si configura un errore di fatto. Il ricorrente, in tal caso, contesta la valutazione giuridica, che è estranea all’ambito del ricorso straordinario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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