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Errore di fatto: quando il ricorso in Cassazione è nullo

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso straordinario per errore di fatto, presentato da un coordinatore di un gruppo di volontari condannato per peculato. L’imputato sosteneva un errore nella data di consumazione del reato, cruciale per la prescrizione. La Corte ha chiarito che l’errore lamentato non era un ‘errore percettivo’ (una svista), ma un errore di valutazione dei fatti avvenuto nei gradi di merito, e come tale non sanabile tramite ricorso straordinario, che ha presupposti molto stringenti.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore di Fatto: La Cassazione Chiarisce i Limiti del Ricorso Straordinario

Il ricorso straordinario per errore di fatto rappresenta uno strumento eccezionale nel nostro ordinamento processuale penale, pensato per correggere sviste materiali e non per riaprire il merito di una decisione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 32598/2024) offre un’importante lezione sui suoi stretti limiti applicativi, in un caso riguardante un’accusa di peculato a carico del coordinatore di un gruppo di volontari della protezione civile.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna, confermata in appello, di un coordinatore di un gruppo di volontari a tre anni e sei mesi di reclusione per il reato di peculato. L’imputato era accusato di essersi appropriato della somma di 10.000 euro, raccolta tramite donazioni e destinata a una popolazione colpita da un grave evento sismico nel 2009.

La difesa, dopo il rigetto del ricorso ordinario in Cassazione, ha presentato un ricorso straordinario basato su un presunto errore di fatto contenuto nella precedente sentenza della Suprema Corte. Secondo il ricorrente, la Corte avrebbe erroneamente indicato la data di consumazione del reato in dicembre 2011, mentre l’evento (la consegna ‘virtuale’ di un assegno gigante) sarebbe avvenuto a fine 2009. Questa differenza di date sarebbe stata decisiva per far dichiarare il reato estinto per prescrizione.

Il Ricorso e la tesi sull’errore di fatto

Il ricorrente ha sostenuto che la Corte di Cassazione, nel fissare il dies a quo per il calcolo della prescrizione al dicembre 2011, sarebbe incorsa in una svista palese. L’errata determinazione temporale, secondo la difesa, avrebbe impedito di riconoscere l’intervenuta prescrizione del reato, viziando così la decisione finale. L’istanza mirava a ottenere una correzione che, ricalcolando i termini, portasse all’estinzione del reato contestato.

Le Motivazioni: La Distinzione tra Errore di Fatto ed Errore di Giudizio

La Corte di Cassazione, nel dichiarare inammissibile il ricorso, ha offerto una chiara spiegazione della natura dell’errore di fatto sanabile con il ricorso straordinario. I giudici hanno precisato che tale rimedio è concepito esclusivamente per emendare errori ‘percettivi’, ovvero quelli causati da una svista o da un equivoco immediatamente rilevabile dagli atti, che non implichi alcuna attività valutativa.

Nel caso specifico, la Corte ha stabilito di non essere incorsa in alcun errore percettivo. La data del ‘dicembre 2011’ non è stata un’invenzione o una lettura errata, ma è stata fedelmente recepita dalla sentenza della Corte d’Appello. In quella sede, era stato accertato che ‘nel dicembre 2011, si era svolto un pranzo (…) nel corso del quale era stata ‘virtualmente’ consegnata alla comunità la somma di denaro’.

La Suprema Corte ha ribadito un principio cardine del suo ruolo: essa non può condurre autonomi accertamenti di fatto né riesaminare il merito delle valutazioni compiute dai giudici delle istanze precedenti. Il dato fattuale della data, non essendo mai stato specificamente contestato dal ricorrente nei precedenti gradi di giudizio, era stato legittimamente posto a fondamento della decisione. Pertanto, l’eventuale errore nella determinazione dell’epoca del fatto non è stato commesso dalla Cassazione, ma, in ipotesi, dai giudici di merito, e avrebbe dovuto essere oggetto di censura nei motivi di appello o nel ricorso ordinario.

Le Conclusioni: L’Inammissibilità del Ricorso

La decisione finale è stata l’inammissibilità del ricorso straordinario. La Corte ha concluso che la doglianza del ricorrente non riguardava un errore di percezione, bensì un errore di giudizio o di accertamento del fatto storico, estraneo all’ambito di applicazione dell’art. 625-bis c.p.p. Questa pronuncia riafferma che il ricorso straordinario non è una terza istanza di giudizio mascherata, ma un rimedio circoscritto a vizi evidenti e materiali. A causa della manifesta infondatezza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende.

Che cos’è un ‘errore di fatto’ secondo la Corte di Cassazione?
È una disattenzione di ordine meramente ‘percettivo’, causata da una svista o da un equivoco, la cui presenza è immediatamente rilevabile dal semplice controllo degli atti. Non include errori di valutazione, di interpretazione delle norme o di accertamento dei fatti.

Perché il ricorso straordinario è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la Corte di Cassazione non ha commesso un errore percettivo. Ha semplicemente riportato un dato fattuale (la data di un evento) così come era stato accertato nella sentenza della Corte d’Appello, un dato che, peraltro, la difesa non aveva mai contestato in quella sede.

Può la Corte di Cassazione riesaminare i fatti di un processo?
No, di regola la Corte di Cassazione non può condurre autonomi accertamenti di fatto. Il suo compito è quello di giudice di legittimità, ovvero di verificare la corretta applicazione della legge, basandosi sui fatti così come accertati nei precedenti gradi di giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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