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Errore di fatto: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso straordinario presentato da un imputato condannato per associazione di tipo mafioso. Il ricorrente sosteneva la prescrizione del reato basandosi su un presunto errore di fatto della Corte. I giudici hanno stabilito che la questione sollevata non costituiva un errore di fatto (cioè un errore percettivo su un atto), ma un errore di valutazione, non sanabile con questo strumento processuale.

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Pubblicato il 9 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore di Fatto vs Errore di Valutazione: la Cassazione Traccia i Confini

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale della procedura penale: la distinzione tra errore di fatto ed errore di valutazione ai fini dell’ammissibilità del ricorso straordinario previsto dall’art. 625-bis c.p.p. Si tratta di uno strumento eccezionale, i cui confini applicativi sono rigorosamente definiti dalla giurisprudenza per evitare che si trasformi in un’ulteriore istanza di merito. La decisione chiarisce che una doglianza relativa alla prescrizione del reato, se basata su una diversa interpretazione dei fatti, rientra nell’ambito dell’errore valutativo e non in quello percettivo, rendendo il ricorso inammissibile.

I Fatti del Caso

Un soggetto, precedentemente condannato in via definitiva per il reato di associazione di tipo mafioso (art. 416-bis c.p.), proponeva un ricorso straordinario avverso una sentenza della stessa Corte di Cassazione che aveva dichiarato inammissibili i suoi precedenti ricorsi. Il ricorrente lamentava un errore di fatto commesso dalla Corte, sostenendo che una corretta valutazione del momento in cui il reato era stato commesso (tempus commissi delicti) avrebbe dovuto condurre alla dichiarazione di estinzione del reato per intervenuta prescrizione.

La Tesi del Ricorrente: Prescrizione e preteso Errore di Fatto

La difesa basava il proprio ricorso sull’idea che la Corte Suprema avesse commesso una svista nel non considerare un arretramento della data di commissione del reato. Tale arretramento, secondo il ricorrente, sarebbe stato funzionale all’accoglimento dell’eccezione di prescrizione, già sollevata in precedenza. L’impugnazione mirava quindi a far correggere quello che veniva qualificato come un errore percettivo della Corte, con l’obiettivo di ottenere una pronuncia di estinzione del reato.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché non si Tratta di Errore di Fatto

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una chiara lezione sui limiti dello strumento previsto dall’art. 625-bis c.p.p. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: l’errore di fatto che giustifica il ricorso straordinario deve essere un errore puramente percettivo, causato da una svista o da un equivoco nella lettura degli atti interni al giudizio. Deve trattarsi di un’inesatta percezione delle risultanze processuali che ha viziato il processo formativo della volontà del giudice, portandolo a una decisione che altrimenti non avrebbe preso.

Nel caso specifico, la Corte ha stabilito che la questione sollevata dal ricorrente non rientrava in questa categoria. La denuncia non riguardava una svista materiale (come leggere una data per un’altra), ma un errore valutativo sulla questione del tempus commissi delicti e sulla conseguente prescrizione. Si trattava, in sostanza, di un dissenso sull’interpretazione e sulla valutazione giuridica dei fatti, un’attività che è preclusa in sede di ricorso straordinario. La Corte ha sottolineato che la sezione penale competente aveva già esaminato e respinto la medesima doglianza, confermando che si trattava di una questione di merito e di giudizio, non di percezione.

Conclusioni: L’Inammissibilità del Ricorso e le Implicazioni Pratiche

La decisione riafferma la natura eccezionale del ricorso ex art. 625-bis c.p.p. Non è una terza istanza di giudizio né uno strumento per rimettere in discussione la valutazione delle prove o l’applicazione del diritto. Esulano dal suo ambito gli errori di valutazione, gli errori di giudizio e gli errori percettivi che incidono sul processo decisionale dei giudici di merito, i quali devono essere contestati con gli strumenti di impugnazione ordinari (appello, ricorso per cassazione) o, in casi estremi, con la revisione del processo.

Questa pronuncia serve da monito: la qualificazione di un vizio come errore di fatto deve essere rigorosa e fondata su un’evidente discrepanza tra il contenuto di un atto processuale e quanto percepito dal giudice, e non su una diversa interpretazione giuridica. La conseguenza per il ricorrente è stata la dichiarazione di inammissibilità del ricorso, con la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando si può presentare un ricorso straordinario per errore di fatto?
Il ricorso straordinario per errore di fatto può essere presentato solo quando la Corte di Cassazione è incorsa in un errore puramente percettivo, come una svista o un equivoco nella lettura di un atto processuale, che ha influenzato in modo decisivo la sua decisione.

Qual è la differenza tra errore di fatto e errore di valutazione?
L’errore di fatto è un errore di percezione materiale (es. leggere una data sbagliata). L’errore di valutazione, invece, riguarda il giudizio, l’interpretazione delle prove o l’applicazione delle norme di legge, e non può essere corretto con il ricorso straordinario.

Un errore nel calcolo della prescrizione può essere considerato un errore di fatto?
No, secondo questa ordinanza, un errore relativo alla determinazione del tempo del reato (tempus commissi delicti) e al conseguente calcolo della prescrizione costituisce un errore di valutazione e di giudizio, non un errore di fatto sanabile con il ricorso straordinario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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