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Errore di fatto: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso straordinario basato su un errore di fatto, specificamente l’errata indicazione della data di una precedente assoluzione. La Corte ha qualificato l’inesattezza come una mera svista non decisiva, poiché la condanna si fondava su prove autonome e sufficienti, come le intercettazioni, il cui valore probatorio non era inficiato dall’errore materiale. La sentenza ribadisce che il rimedio dell’art. 625-bis c.p.p. è riservato a errori percettivi che abbiano viziato la formazione della volontà del giudice, non a semplici sviste o a pretese rivalutazioni del merito.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore di Fatto in Cassazione: Quando una Svista non Invalida la Sentenza

Nel complesso panorama della procedura penale, il ricorso straordinario per errore di fatto rappresenta un rimedio eccezionale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 26909 del 2024, offre un’importante lezione sulla sua corretta applicazione, chiarendo la differenza tra un errore percettivo decisivo e una semplice svista materiale. Il caso analizzato riguarda un imputato condannato per associazione di tipo mafioso che ha tentato di ribaltare la decisione della Suprema Corte basandosi su un’errata indicazione di una data in sentenza.

I Fatti del Processo

Un soggetto veniva condannato in via definitiva per il reato di cui all’art. 416-bis c.p. La sua difesa presentava un ricorso straordinario alla Corte di Cassazione, sostenendo che i giudici di legittimità fossero incorsi in un grave errore di fatto. Nello specifico, la sentenza impugnata aveva indicato che una precedente assoluzione dell’imputato per un reato associativo risalisse al 1997, mentre in realtà era stata pronunciata nel 2008 e divenuta irrevocabile nel 2009. Secondo il ricorrente, questo errore era stato decisivo, in quanto aveva falsato la valutazione della credibilità dei collaboratori di giustizia, le cui dichiarazioni si riferivano a un periodo coperto dal giudicato assolutorio, e la rilevanza delle intercettazioni, successive a tale periodo.

La Tesi Difensiva: un Errore di Fatto che Vizia la Decisione

La linea difensiva si concentrava sulla decisività dell’errore. Spostare la data dell’assoluzione dal 2009 al 1997 avrebbe, secondo il ricorrente, indotto la Corte a ritenere erroneamente utilizzabili le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia relative a fatti ormai coperti da un giudicato. Di conseguenza, l’intero impianto probatorio, basato sulla combinazione tra dichiarazioni e intercettazioni successive (del 2014), sarebbe stato viziato alla radice. L’errore sulla data non era una semplice imprecisione, ma l’elemento che aveva alterato la percezione della Corte, portandola a una conclusione che altrimenti non avrebbe raggiunto.

La Decisione della Cassazione sul Ricorso Straordinario

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno riconosciuto l’effettiva presenza dell’errore materiale riguardante la data dell’assoluzione, ma lo hanno qualificato come una mera “svista” non influente sulla decisione finale. La Corte ha sottolineato come in altre parti della stessa sentenza di legittimità fosse stato correttamente dato atto che la precedente assoluzione copriva un arco temporale fino al 2009. Questo dimostrava che la Corte aveva una percezione corretta dei fatti processuali e che l’indicazione del “1997” era un lapsus calami isolato.

Le Motivazioni

Il cuore della motivazione risiede nella distinzione tra errore di fatto rilevante ai sensi dell’art. 625-bis c.p.p. ed errore di valutazione o di giudizio. L’errore che giustifica il ricorso straordinario è solo quello percettivo, causato da una svista o un equivoco nella lettura degli atti interni al giudizio di legittimità, che abbia concretamente inciso sul processo formativo della volontà del giudice. Non rientrano in questa categoria gli errori di interpretazione delle norme o di valutazione delle prove, né tantomeno le semplici sviste che non hanno avuto alcuna incidenza sul dispositivo finale.

Nel caso di specie, la condanna si fondava solidamente sul “compendio intercettivo”, ritenuto di per sé sufficiente a dimostrare il ruolo apicale dell’imputato nell’associazione criminale. Le dichiarazioni dei collaboratori, sebbene considerate, si inserivano in un quadro probatorio già autonomamente solido. Pertanto, anche emendando l’errore sulla data, la decisione non sarebbe cambiata. La Corte ha ribadito che il ricorso straordinario non può trasformarsi in un pretesto per richiedere una nuova valutazione del merito delle prove, un’attività preclusa in sede di legittimità.

Conclusioni

La sentenza in esame riafferma un principio fondamentale: non ogni imperfezione formale di una sentenza ne compromette la validità. Per attivare il rimedio eccezionale del ricorso per errore di fatto, è necessario dimostrare che la svista sia stata la causa diretta di una decisione altrimenti diversa. Quando il tessuto probatorio è robusto e autonomo, come nel caso di intercettazioni dal contenuto inequivocabile, un errore materiale isolato non è sufficiente a scalfire la tenuta logico-giuridica della pronuncia. Questa decisione serve da monito, delimitando con rigore l’ambito di applicazione di uno strumento processuale che non può essere abusato per tentare una terza istanza di giudizio.

Che cos’è un errore di fatto secondo la Corte di Cassazione?
Un errore di fatto, ai fini del ricorso straordinario, è un errore percettivo causato da una svista o un equivoco nella lettura degli atti interni al giudizio di legittimità. Deve essere un errore che ha viziato l’esatta percezione delle risultanze processuali e che ha condotto a una decisione diversa da quella che sarebbe stata adottata senza di esso. Non include errori di valutazione o di giudizio.

Una data sbagliata in una sentenza è sempre un motivo valido per un ricorso straordinario?
No. Secondo la sentenza, un’errata indicazione di una data costituisce una mera “svista” non decisiva se emerge che la Corte aveva comunque una corretta percezione dei fatti e la decisione si fonda su altre prove autonome e sufficienti. L’errore deve essere stato determinante nel processo formativo della volontà del giudice per giustificare l’annullamento.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile nonostante la Corte abbia ammesso l’errore sulla data?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’errore non è stato ritenuto decisivo. La condanna dell’imputato si basava principalmente sulle prove raccolte tramite intercettazioni, considerate dalla Corte sufficienti a fondare il giudizio di colpevolezza. L’errore sulla data dell’assoluzione precedente non ha quindi influito sul risultato finale del processo, rendendo il ricorso privo del requisito della decisività.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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