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Errore di fatto: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso straordinario basato su un presunto errore di fatto nell’applicazione della recidiva. La sentenza chiarisce che una valutazione errata dei precedenti penali costituisce un errore di giudizio, non un errore di fatto percettivo, e non può quindi essere motivo di ricorso straordinario ai sensi dell’art. 625 bis c.p.p. La Corte ribadisce i rigorosi limiti di questo strumento di impugnazione.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore di Fatto vs. Errore di Giudizio: La Cassazione Traccia i Confini

Il ricorso straordinario per errore di fatto rappresenta un rimedio eccezionale nel nostro ordinamento processuale penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 2824/2025) offre un’importante occasione per approfondire i confini di questo istituto, distinguendolo nettamente dall’errore di giudizio, che non può essere fatto valere con tale strumento. La pronuncia chiarisce che una valutazione errata dei precedenti penali ai fini dell’applicazione della recidiva non rientra nella nozione di errore percettivo, ma attiene al merito della valutazione del giudice.

Il caso: un ricorso straordinario sulla recidiva

La vicenda trae origine dal ricorso straordinario presentato dalla difesa di un imputato avverso una precedente sentenza della stessa Corte di Cassazione. Il ricorrente lamentava un errore di fatto commesso dai giudici nell’applicazione dell’aggravante della recidiva reiterata. A suo dire, la Corte aveva erroneamente ritenuto che il suo casellario giudiziale contenesse precedenti per reati della stessa indole, giustificando così un trattamento sanzionatorio più severo. Il ricorrente sosteneva che una corretta lettura del suo certificato penale avrebbe dovuto condurre a una conclusione diversa, configurando l’errore della Corte come una ‘svista’ percettiva.

La nozione di errore di fatto secondo la Cassazione

La Corte, nel dichiarare il ricorso inammissibile, coglie l’occasione per ribadire la sua consolidata giurisprudenza in materia. L’errore di fatto che può giustificare un ricorso straordinario ai sensi dell’art. 625 bis c.p.p. è solo quello di natura meramente percettiva. Si tratta di un errore causato da una svista o da un equivoco che porta a una fuorviata rappresentazione della realtà processuale.

In altre parole, l’errore deve essere:
Immediatamente rilevabile: deve emergere dal semplice controllo degli atti del processo, senza necessità di complesse argomentazioni.
Decisivo: deve aver avuto un’influenza diretta sulla decisione finale, che sarebbe stata diversa in sua assenza.

Al contrario, sono esclusi dall’ambito del ricorso straordinario gli errori di interpretazione di norme giuridiche e gli errori di valutazione degli elementi di prova, i quali costituiscono errori di giudizio.

Le motivazioni: perché non si trattava di un errore di fatto

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato, spiegando nel dettaglio perché la doglianza del ricorrente non potesse essere qualificata come un errore di fatto.

La valutazione dei precedenti non è un errore percettivo

Il nucleo della decisione risiede nella distinzione tra la percezione di un dato e la sua valutazione. Sostenere che i precedenti penali non fossero della ‘stessa indole’ non significa denunciare una svista nella lettura del casellario giudiziale, ma contestare il giudizio di valore espresso dal giudice su quei precedenti. Questa attività di valutazione, che implica l’interpretazione del concetto di ‘stessa indole’ e la sua applicazione al caso concreto, è l’essenza dell’attività giurisdizionale e non può essere confusa con un errore materiale.

Gli ulteriori errori di diritto nel ricorso

La Corte ha inoltre evidenziato come il ricorso fosse basato su premesse giuridiche errate. In primo luogo, ha ricordato che per l’applicazione della recidiva reiterata non è necessaria una previa dichiarazione formale di recidiva semplice, essendo sufficiente la presenza di più condanne definitive per reati che esprimono una maggiore pericolosità sociale. In secondo luogo, ha smontato la tesi difensiva secondo cui i reati in materia di stupefacenti tutelano solo la salute pubblica. I giudici hanno sottolineato come tali reati siano quasi sempre motivati dal fine di lucro, un denominatore comune che li lega a molti altri delitti, giustificando il giudizio sulla ‘stessa indole’ dei precedenti.

Le conclusioni: le implicazioni della sentenza

Questa sentenza riafferma con forza il carattere eccezionale del ricorso straordinario per errore di fatto. Essa serve da monito per i difensori: non è possibile utilizzare questo strumento per tentare di ottenere una nuova valutazione del merito della vicenda o per contestare l’interpretazione giuridica data dai giudici. La distinzione tra errore percettivo ed errore valutativo è netta e invalicabile. La decisione comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, a sottolineare la colpa nell’aver promosso un’impugnazione priva dei presupposti di legge.

Quando un errore può essere definito ‘di fatto’ ai fini di un ricorso straordinario?
Un errore può essere definito ‘di fatto’ solo quando è di natura puramente percettiva, causato da una svista o da un equivoco nella lettura degli atti, e non quando riguarda la valutazione o l’interpretazione giuridica degli elementi processuali.

Per applicare la recidiva reiterata è necessaria una precedente dichiarazione di recidiva semplice?
No. Secondo la Corte, per applicare la recidiva reiterata è sufficiente che l’imputato, al momento della commissione del nuovo reato, risulti già gravato da più sentenze definitive per reati precedentemente commessi che siano espressivi di una maggiore pericolosità sociale.

Qual è la conseguenza di un ricorso straordinario basato su un errore di valutazione invece che su un errore di fatto?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e, qualora si ravvisino profili di colpa, anche al versamento di una somma in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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