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Errore di fatto: i limiti del ricorso straordinario

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7253/2025, ha dichiarato inammissibile un ricorso straordinario per errore di fatto. Il ricorrente, condannato per reati fallimentari, sosteneva che i giudici avessero errato nel valutare il suo ruolo nella vicenda. La Corte ha ribadito che l’errore di fatto riguarda solo sviste percettive sugli atti interni al giudizio di legittimità e non può essere utilizzato per ottenere un nuovo esame del merito o delle prove, confermando la rigida natura di questo strumento processuale.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore di Fatto: Quando il Ricorso Straordinario in Cassazione è Inammissibile

Il ricorso straordinario per errore di fatto rappresenta un rimedio eccezionale nel nostro sistema processuale penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 7253/2025) offre un’importante occasione per chiarire i confini applicativi di questo strumento, spesso invocato nel tentativo, infruttuoso, di ottenere una terza revisione del merito della causa. Analizziamo insieme la decisione per comprendere perché la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile.

I fatti del caso

Un soggetto veniva condannato in primo e secondo grado per una serie di reati fallimentari e fiscali legati al fallimento di una nota società calcistica. La sua condanna veniva parzialmente riformata in appello, ma la sua responsabilità penale confermata. Avverso la decisione della Corte di Cassazione che dichiarava inammissibile il suo ricorso, l’imputato proponeva un ricorso straordinario ai sensi dell’art. 625-bis del codice di procedura penale, lamentando un presunto errore di fatto.

In sintesi, il ricorrente sosteneva che la Corte avesse erroneamente percepito il suo ruolo nella vicenda fallimentare, considerandolo un “attore o parte attiva” nonostante egli non avesse mai ricoperto cariche sociali nella società fallita. A suo dire, i giudici avrebbero commesso un errore percettivo anche nel rigettare la richiesta di rinnovazione dell’istruttoria in appello e nel valutare le testimonianze a suo carico.

Le motivazioni della Corte sull’errore di fatto

La Suprema Corte ha respinto tutte le argomentazioni, dichiarando il ricorso inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella corretta definizione di errore di fatto, così come delineato dalla giurisprudenza consolidata.

La distinzione tra errore di valutazione ed errore percettivo

I giudici hanno ribadito un principio fondamentale: l’errore di fatto che può giustificare un ricorso straordinario non è un errore di valutazione, ma un errore puramente percettivo. Esso si verifica quando la Corte di Cassazione, nel suo processo decisionale, incorre in una “svista” o in un “equivoco” sugli atti interni al suo stesso giudizio.

In altre parole, l’errore deve riguardare il “significante” (il testo di un atto, la sua esistenza o inesistenza) e non il “significato” (il suo valore probatorio, la sua interpretazione). L’attribuzione di un certo ruolo all’imputato nella vicenda, basata sull’analisi delle prove raccolte, è un’operazione di valutazione fattuale e giuridica compiuta dai giudici di merito. Tentare di contestarla attraverso il ricorso per errore di fatto significa, impropriamente, chiedere alla Cassazione un nuovo giudizio sul merito, cosa che le è preclusa.

La questione della rinnovazione dell’istruttoria

Anche la doglianza relativa alla mancata rinnovazione dell’istruttoria in appello è stata ritenuta infondata. La decisione di non ammettere nuove prove in appello non è un errore percettivo, ma l’applicazione di un principio di diritto. La rinnovazione è un istituto eccezionale, a cui si ricorre solo se il giudice lo ritiene assolutamente necessario. Il diniego, pertanto, può essere censurato solo per vizio di motivazione nel ricorso ordinario, non come errore di fatto nel ricorso straordinario.

Le conclusioni: i limiti invalicabili del ricorso straordinario

La sentenza in esame è emblematica nel tracciare una linea netta: il ricorso straordinario per errore di fatto non può diventare un’ulteriore istanza di merito. Gli errori di lettura, comprensione o valutazione degli atti processuali del giudizio di merito, così come il presunto travisamento del significato delle prove testimoniali, sono questioni che attengono alla valutazione dei fatti e delle prove. Queste valutazioni, se ritenute errate, devono essere contestate attraverso i mezzi di impugnazione ordinari (appello e ricorso per cassazione), non con lo strumento eccezionale dell’art. 625-bis c.p.p. La Corte ha quindi condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende, riaffermando la natura eccezionale e i rigidi presupposti del ricorso per errore di fatto.

Che cos’è l’errore di fatto che giustifica un ricorso straordinario in Cassazione?
È una svista o un equivoco che incide sulla percezione degli atti interni al giudizio di legittimità (es. leggere una cosa per un’altra in un documento). Non riguarda mai l’interpretazione o la valutazione delle prove o dei fatti accertati nei gradi di merito.

Un’errata valutazione delle prove da parte dei giudici di merito può essere contestata come errore di fatto?
No. La valutazione del significato e del valore probatorio delle prove è un’attività di merito. Eventuali errori in questa fase non costituiscono un errore di fatto ai sensi dell’art. 625-bis cod. proc. pen., ma un errore di valutazione, non censurabile con il ricorso straordinario.

La mancata ammissione di una nuova prova in appello costituisce un errore di fatto?
No. La decisione del giudice d’appello di non rinnovare l’istruzione dibattimentale è l’applicazione di un principio di diritto e rientra nel suo potere discrezionale. Non si tratta di un errore percettivo, ma di una scelta processuale che può essere contestata, se del caso, solo per vizio di motivazione nel ricorso ordinario per cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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