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Errore di fatto: i limiti del ricorso straordinario

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31813/2024, dichiara inammissibile un ricorso straordinario per errore di fatto. La Corte chiarisce che la contestazione sulla valutazione del nesso tra una somma di denaro confiscata e un’attività illecita non costituisce un errore di fatto percettivo, ma un vizio di motivazione, ovvero un errore di giudizio non impugnabile con questo strumento.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore di Fatto vs Errore di Giudizio: La Cassazione Traccia i Confini del Ricorso Straordinario

Nel complesso panorama della procedura penale, la distinzione tra errore di fatto ed errore di giudizio è cruciale, specialmente quando si tratta di esperire rimedi straordinari come il ricorso ex art. 625-bis c.p.p. Con la recente sentenza n. 31813 del 2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su questo tema, offrendo un’importante lezione sulla portata e sui limiti di tale strumento. Il caso analizzato riguarda la contestazione di una misura di confisca, ma i principi espressi hanno una valenza generale e fondamentale per ogni operatore del diritto.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un ricorso proposto da un imputato avverso un’ordinanza della stessa Corte Suprema che aveva dichiarato inammissibile un suo precedente gravame. L’imputato lamentava un presunto errore di fatto in cui sarebbe incorsa la Settima Sezione Penale. Nello specifico, la contestazione verteva sulla confisca di una somma di denaro, disposta ai sensi dell’art. 240 c.p. nel contesto di un procedimento per detenzione di stupefacenti. Secondo il ricorrente, la confisca era stata applicata senza un’adeguata prova del collegamento tra il denaro e l’attività illecita, sostenendo che la Corte avesse erroneamente dato per scontato tale nesso, tipico dei casi di spaccio, mentre la fattispecie contestata era diversa.

L’analisi della Corte sull’errore di fatto

La Terza Sezione Penale, investita della questione, ha colto l’occasione per ribadire la netta distinzione tra le due ipotesi che possono giustificare un ricorso straordinario: l’errore materiale e l’errore di fatto.

L’errore materiale è una mera svista, un lapsus espressivo che crea un divario tra la volontà del giudice e la sua rappresentazione grafica, senza incidere sul processo cognitivo.
L’errore di fatto, invece, è un errore percettivo. Si verifica quando la Corte di Cassazione, per una svista o un equivoco nella lettura degli atti, fonda la propria decisione sulla supposizione di un fatto la cui verità è pacificamente esclusa, o sull’inesistenza di un fatto la cui verità è invece provata. È un errore che vizia la percezione delle risultanze processuali, non la loro valutazione.

La Corte ha sottolineato che l’errore di fatto deve essere decisivo e immediatamente rilevabile (ictu oculi) dal controllo degli atti. Non deve implicare alcuna valutazione o interpretazione, altrimenti si sconfina nell’errore di giudizio.

Le Motivazioni

Applicando questi principi al caso di specie, la Corte ha concluso che la doglianza del ricorrente non configurava un errore di fatto, bensì un vizio di motivazione. Il ricorrente non stava denunciando una svista nella lettura di un atto, ma contestava il ragionamento logico-giuridico seguito dalla Settima Sezione nel confermare la confisca. In pratica, criticava l’argomento con cui la somma di denaro era stata ricondotta all’attività di spaccio, ritenendolo non applicabile alla sua specifica situazione processuale.

Questo tipo di censura, secondo la Suprema Corte, attiene al merito della valutazione giuridica e probatoria. Si tratta di un errore di giudizio, che può essere oggetto di un ricorso per cassazione ordinario (nei limiti previsti dalla legge), ma non di un ricorso straordinario per errore di fatto. Quest’ultimo rimedio non può essere utilizzato come un terzo grado di giudizio per rimettere in discussione la valutazione del giudice. Poiché non è stato riscontrato alcun processo formativo della volontà viziato da un’inesatta percezione degli atti, il ricorso è stato ritenuto privo di fondamento.

Le Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce con fermezza la natura eccezionale del ricorso ex art. 625-bis c.p.p. La distinzione tra errore percettivo ed errore valutativo è un confine invalicabile. Un ricorso fondato su una critica all’interpretazione delle norme o alla valutazione delle prove è destinato all’inammissibilità. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende, confermando che l’abuso di tali strumenti processuali comporta conseguenze economiche significative.

Qual è la differenza tra ‘errore di fatto’ e ‘errore di giudizio’ secondo la Cassazione?
L’errore di fatto è un errore puramente percettivo, causato da una svista nella lettura degli atti processuali (es. leggere ‘sì’ al posto di ‘no’). L’errore di giudizio, invece, riguarda la valutazione delle prove o l’interpretazione e l’applicazione delle norme giuridiche; è un difetto nel ragionamento del giudice.

È possibile usare il ricorso straordinario per contestare il ragionamento con cui un giudice ha disposto una confisca?
No. Secondo la sentenza, contestare il ragionamento giuridico e probatorio che ha portato alla confisca costituisce una critica a un ‘errore di giudizio’ (vizio di motivazione), non a un ‘errore di fatto’. Pertanto, il ricorso straordinario ex art. 625-bis c.p.p. non è lo strumento corretto per questo tipo di doglianza.

Quali sono le conseguenze se un ricorso straordinario per errore di fatto viene dichiarato inammissibile?
Quando il ricorso è dichiarato inammissibile e non si ravvisa una colpa incolpevole nella proposizione, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale. In questo caso, la somma è stata fissata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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