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Errore di fatto e prescrizione: la Cassazione revoca

La Corte di Cassazione, riconoscendo un proprio errore di fatto nel calcolo della prescrizione, ha revocato una sua precedente sentenza. Inizialmente, il ricorso dell’imputato era stato dichiarato inammissibile. Tuttavia, a seguito di una correzione d’ufficio, la Corte ha annullato la condanna per evasione, poiché il reato si era estinto per prescrizione prima ancora della sentenza d’appello, nonostante la recidiva contestata.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore di Fatto sulla Prescrizione: la Cassazione Annulla la Condanna

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 22235/2024) offre un importante chiarimento sul meccanismo di correzione dell’errore di fatto e le sue conseguenze sulla prescrizione del reato. La Suprema Corte ha revocato una sua precedente decisione e annullato una condanna per evasione, riconoscendo di aver commesso una svista nel calcolo dei termini di prescrizione. Questo caso dimostra come anche un giudizio apparentemente definitivo possa essere corretto per garantire il rispetto dei principi fondamentali del diritto.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un imputato per il reato di evasione, confermata dalla Corte d’Appello di Roma nel novembre 2022. L’imputato aveva presentato ricorso in Cassazione, sostenendo, tra le altre cose, che il reato fosse ormai estinto per prescrizione.

In un primo momento, con una sentenza dell’ottobre 2023, la Cassazione aveva dichiarato il ricorso inammissibile. Successivamente, la stessa Corte si è accorta d’ufficio di aver commesso un errore di fatto nella valutazione della prescrizione e ha fissato una nuova udienza per procedere alla correzione del proprio provvedimento, come previsto dall’art. 625-bis del codice di procedura penale.

L’Errore di Fatto e il Calcolo della Prescrizione

Il cuore della questione risiede in un “evidente errore percettivo” della Corte. Inizialmente, i giudici avevano ritenuto che la recidiva contestata all’imputato incidesse sul calcolo della prescrizione in modo tale da non farla maturare. Tuttavia, a una più attenta analisi, la Corte ha compreso il proprio sbaglio.

Pur considerando correttamente l’aumento di pena dovuto alla recidiva reiterata (pari a due terzi), la pena massima applicabile al reato non superava i sei anni. Il calcolo corretto della prescrizione è il seguente:
1. Il termine di prescrizione è stato interrotto dalla sentenza di primo grado del 21 agosto 2015.
2. Da quella data, il termine ha ricominciato a decorrere per una durata massima di sei anni, senza ulteriori sospensioni.
3. Di conseguenza, il reato si è estinto per prescrizione il 21 agosto 2021.

Questo significa che, al momento della pronuncia della Corte d’Appello (4 novembre 2022), il reato era già estinto. La Cassazione, nella sua prima sentenza, non si era avveduta di questo semplice calcolo, commettendo un errore di fatto che ha viziato la sua decisione.

La Decisione della Corte di Cassazione

In ragione di queste considerazioni, la Seconda Sezione Penale ha preso una decisione drastica ma necessaria. Ha revocato la propria precedente sentenza che dichiarava l’inammissibilità del ricorso e, accogliendo l’originaria istanza della difesa, ha annullato senza rinvio la sentenza della Corte d’Appello. Il motivo è inequivocabile: il reato era estinto per prescrizione prima della pronuncia di secondo grado.

Le Motivazioni

La Corte motiva la sua decisione sulla base dell’art. 625-bis c.p.p., che consente la correzione degli errori di fatto contenuti nei suoi provvedimenti. I giudici hanno specificato che il loro intervento non ha comportato una nuova valutazione giuridica del caso, ma la semplice constatazione di un errore percettivo nel calcolo matematico dei termini. L’errore non riguardava l’interpretazione della legge sulla recidiva (correttamente applicata ai fini della determinazione della pena massima), ma la mancata applicazione di quel calcolo alla tempistica della prescrizione. La revoca si è resa indispensabile per ripristinare la corretta applicazione della legge sostanziale e processuale.

Conclusioni

Questa sentenza è emblematica perché sottolinea la funzione dell’istituto della correzione dell’errore di fatto come strumento di garanzia fondamentale nel sistema giudiziario. Essa dimostra che la giustizia è in grado di riconoscere e rimediare ai propri sbagli, anche a quelli commessi al più alto livello di giurisdizione. Per l’imputato, ciò ha significato l’annullamento di una condanna ingiusta perché pronunciata quando lo Stato aveva già perso il suo potere punitivo a causa del decorso del tempo. Per il sistema legale, rappresenta una riaffermazione del principio che la correttezza procedurale e il rispetto delle norme sostanziali, come la prescrizione, prevalgono su un errore, per quanto involontario.

Cos’è un errore di fatto che può portare alla revoca di una sentenza della Cassazione?
È un’errata percezione da parte del giudice di un dato processuale o di un fatto materiale, come un errore nel calcolo delle date per la prescrizione, che non implica una valutazione o interpretazione di norme giuridiche. In questo caso, l’errore è stato non accorgersi che il termine di prescrizione era già scaduto.

In che modo la recidiva ha influenzato il calcolo della prescrizione in questo caso?
La recidiva è stata correttamente considerata per determinare la pena massima del reato, che a sua volta è la base per calcolare il termine di prescrizione. Tuttavia, l’errore della Corte è stato non rendersi conto che, anche con l’aumento dovuto alla recidiva, il termine massimo di sei anni era comunque trascorso prima della sentenza d’appello.

Qual è stato l’esito finale per l’imputato?
L’esito è stato completamente favorevole. La Corte di Cassazione ha revocato la sua precedente sentenza, ha annullato la sentenza di condanna della Corte d’Appello senza un nuovo processo, e ha dichiarato il reato estinto per prescrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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