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Errore di fatto Cassazione: limiti del ricorso 625 bis

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso straordinario per errore di fatto avverso un ordine di demolizione. La sentenza chiarisce che la mancata valutazione di permessi in sanatoria non costituisce un errore percettivo (errore di fatto), ma attiene a una valutazione giuridica (errore di giudizio), non censurabile con lo strumento dell’art. 625 bis c.p.p. Viene ribadito che tale rimedio non è un quarto grado di giudizio, ma serve solo a correggere sviste materiali nella lettura degli atti.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Straordinario per Errore di Fatto: Quando è Ammissibile?

Il ricorso straordinario per errore di fatto in Cassazione, disciplinato dall’articolo 625 bis del codice di procedura penale, rappresenta un rimedio eccezionale e dai confini applicativi molto stretti. Non può essere utilizzato come un ulteriore grado di giudizio per ridiscutere il merito di una decisione, ma serve esclusivamente a correggere errori percettivi palesi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione penale ha ribadito questi principi in un caso relativo a un ordine di demolizione per un abuso edilizio, chiarendo la netta distinzione tra un errore di fatto e un errore di giudizio.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una condanna per abuso edilizio, relativa a un immobile costruito abusivamente tra il 1991 e il 1993. La sentenza di condanna, divenuta irrevocabile, conteneva anche l’ordine di demolizione del manufatto. Negli anni successivi, gli eredi della persona condannata hanno tentato di ottenere la sospensione di tale ordine, ma la loro richiesta è stata respinta dalla Corte d’Appello, in funzione di giudice dell’esecuzione.

Contro questa decisione, è stato proposto ricorso in Cassazione, che lo ha dichiarato inammissibile. Successivamente, avverso quest’ultima sentenza della Cassazione, gli interessati hanno presentato un ricorso straordinario ai sensi dell’art. 625 bis c.p.p., sostenendo che la Corte fosse incorsa in un errore di fatto.

La Tesi del Ricorrente: l’Errore di Fatto sui Permessi in Sanatoria

Secondo la difesa, l’errore della Corte di Cassazione consisteva nell’aver ignorato l’esistenza di tre permessi in sanatoria rilasciati dal Comune competente ai sensi della legge sul condono edilizio (L. 724/1994). Questi permessi, mai revocati o annullati, avrebbero regolarizzato l’immobile, rendendolo non più ‘abusivo’ e, di conseguenza, avrebbero dovuto impedire l’esecuzione dell’ordine di demolizione. La difesa sosteneva che la Corte avesse avuto una percezione errata della realtà processuale, non considerando questi atti amministrativi decisivi.

Le Motivazioni: la Distinzione tra Errore di Fatto ed Errore di Giudizio

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso straordinario manifestamente infondato, fornendo una chiara spiegazione dei limiti di questo strumento. L’errore di fatto rilevante ai fini dell’art. 625 bis c.p.p. deve consistere in una svista materiale, in un’erronea percezione di un dato oggettivo che emerge dagli atti del processo (ad esempio, leggere una data per un’altra, o non vedere un documento presente nel fascicolo). Deve essere un errore che ha carattere decisivo e che ha influenzato la volontà del giudice in modo anomalo.

Nel caso specifico, la Corte ha stabilito che la questione sollevata dal ricorrente non riguardava un errore di percezione, ma un errore di valutazione giuridica. La sentenza impugnata non aveva ignorato l’esistenza dei permessi in sanatoria, ma li aveva implicitamente o esplicitamente valutati, concludendo per la loro irrilevanza ai fini della revoca dell’ordine di demolizione.

La Corte ha ricordato che la giurisprudenza consolidata interpreta la legge sul condono edilizio in modo rigoroso, soprattutto per quanto riguarda i limiti volumetrici. La legge permetteva la sanatoria di nuove costruzioni non superiori a 750 metri cubi. Nel caso di specie, l’immobile superava tale limite e il tentativo di sanarlo tramite la presentazione di istanze separate per singole unità abitative era stato considerato un modo per eludere la norma. La valutazione sulla validità ed efficacia di tali permessi in sanatoria è, appunto, un’attività interpretativa e valutativa che attiene al giudizio, non a una svista percettiva.

Di conseguenza, dolersi del fatto che la Corte non abbia attribuito il corretto valore giuridico a tali permessi non configura un errore di fatto in Cassazione, bensì una critica alla motivazione e al merito della decisione, che non può trovare spazio nel rimedio straordinario.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso straordinario per errore di fatto non è una terza istanza di legittimità. È uno strumento eccezionale concesso per rimediare a ‘infortuni’ percettivi del giudice, non per correggere le sue valutazioni giuridiche, per quanto esse possano essere ritenute errate dalla parte.

Le implicazioni pratiche sono chiare:

1. Non confondere il merito con la percezione: Chi intende proporre questo tipo di ricorso deve individuare una discrepanza oggettiva tra ciò che risulta dagli atti e ciò che il giudice ha percepito, non una divergenza sull’interpretazione giuridica.
2. Rimedio a stretta interpretazione: I presupposti per l’ammissibilità sono rigorosi. L’errore deve essere decisivo, evidente e non controverso.
3. No a un quarto grado di giudizio: Il legislatore ha voluto evitare che questo strumento potesse essere usato per riaprire all’infinito i processi, garantendo la stabilità delle decisioni della Corte di Cassazione.

Che cos’è l’errore di fatto che giustifica un ricorso straordinario in Cassazione?
È un errore puramente percettivo, una svista nella lettura degli atti processuali (es. supporre l’esistenza di un fatto escluso dai documenti o l’inesistenza di un fatto provato). Non include l’interpretazione di norme o la valutazione giuridica dei fatti.

Perché la mancata considerazione dei permessi in sanatoria non è stata ritenuta un errore di fatto in questo caso?
Perché la Corte non ha omesso di vederli, ma ha effettuato una valutazione giuridica sulla loro inidoneità a paralizzare l’ordine di demolizione, considerando l’opera una ‘nuova costruzione’ non sanabile e interpretando restrittivamente le norme sul condono edilizio. Si tratta di un errore di giudizio, non di fatto.

Il ricorso straordinario può essere utilizzato per contestare la motivazione di una sentenza della Cassazione?
No. Il ricorso straordinario non può essere utilizzato per lamentare vizi motivazionali o per contestare l’interpretazione delle norme o la valutazione giuridica compiuta dalla Corte. È un rimedio limitato alla correzione di errori percettivi evidenti e decisivi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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