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Errore di fatto: Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27807/2025, ha dichiarato inammissibili diversi ricorsi straordinari basati su un presunto errore di fatto. La Corte ha ribadito che tale rimedio si applica solo a errori percettivi (sviste nella lettura degli atti) e non a errori di valutazione o giudizio. Ha inoltre chiarito che il ricorso per errore di fatto è riservato al condannato, escludendo i terzi interessati dalla confisca.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore di fatto: Cassazione chiarisce i limiti del ricorso straordinario

Con la sentenza n. 27807 del 2025, la Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sui confini applicativi del ricorso straordinario per errore di fatto, uno strumento eccezionale disciplinato dall’art. 625-bis del codice di procedura penale. La decisione offre importanti chiarimenti sulla natura di questo rimedio, distinguendolo nettamente dall’errore di giudizio, e sulla legittimazione a proporlo, che risulta strettamente limitata alla persona condannata. Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso, volto a preservare la stabilità delle decisioni di legittimità.

I fatti del processo

Il caso nasce da una serie di ricorsi straordinari presentati da diversi imputati e da terzi interessati avverso una precedente sentenza della stessa Corte di Cassazione. I ricorrenti lamentavano che la Corte fosse incorsa in un errore di fatto nell’esaminare i loro originari motivi di ricorso. Le doglianze erano varie: si andava dalla mancata valutazione di un motivo di appello sulla recidiva, a un’errata percezione del ruolo apicale di un’imputata in un’associazione criminale, fino alla presunta omissione di valutazione di consulenze difensive in materia di confisca. Un gruppo di terzi, proprietari di beni confiscati, contestava inoltre la dichiarazione di inammissibilità del loro ricorso per un presunto difetto di procura speciale, sostenendo che la Corte avesse travisato il contenuto dell’atto.

La decisione della Cassazione: l’errore di fatto e i suoi confini

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili tutti i ricorsi presentati, cogliendo l’occasione per ribadire con fermezza i principi che governano l’istituto del ricorso straordinario. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi principali: la netta distinzione tra errore percettivo ed errore valutativo e la corretta individuazione del soggetto legittimato a proporre tale rimedio.

L’errore percettivo contro l’errore di giudizio

Il cuore della motivazione risiede nella definizione di errore di fatto. La Corte, richiamando la propria giurisprudenza consolidata (tra cui le Sezioni Unite), ha specificato che l’errore rilevante ai fini dell’art. 625-bis è esclusivamente quello percettivo. Si tratta, in altre parole, di una svista, un abbaglio, un equivoco nella lettura di un atto processuale che porta a supporre l’esistenza (o l’inesistenza) di un fatto processuale in modo palesemente difforme dalla realtà documentale. Non rientra in questa categoria, invece, l’errore di giudizio, che attiene all’interpretazione delle norme, alla valutazione delle prove o alla coerenza logica della motivazione. La maggior parte dei ricorsi è stata respinta proprio perché, sotto la veste di un presunto errore percettivo, celava in realtà una critica alla valutazione di merito operata dalla Corte, sollecitando un riesame inammissibile in quella sede.

La legittimazione a ricorrere: solo per il condannato

Un altro punto cruciale affrontato dalla sentenza riguarda la titolarità del diritto a presentare il ricorso. La Corte ha chiarito che l’art. 625-bis, comma 2, c.p.p. riserva questo strumento esclusivamente al “soggetto condannato”. Di conseguenza, i ricorsi presentati dai terzi interessati, i cui beni erano stati oggetto di confisca ma che non erano stati personalmente condannati, sono stati dichiarati inammissibili per difetto di legittimazione attiva. La Corte ha specificato che per questi soggetti esistono altri rimedi, come l’incidente di esecuzione, per far valere le proprie ragioni, ma non il ricorso straordinario per errore di fatto.

Le motivazioni

Analizzando le singole posizioni, la Corte ha motivato l’inammissibilità di ogni ricorso applicando i principi generali sopra esposti. Per l’imputato che lamentava l’omessa valutazione di un motivo sulla recidiva, la Corte ha osservato di aver comunque trattato sostanzialmente il tema nel contesto delle attenuanti generiche, compiendo quindi una valutazione e non una svista. Per chi contestava il proprio ruolo apicale o la ricostruzione dei redditi familiari ai fini della confisca, i giudici hanno rilevato che si trattava di tentativi di riproporre censure di merito già esaminate e respinte, mascherate da errori di fatto. Per i terzi, la motivazione si è fondata sul dato letterale della norma, che limita la legittimazione al solo condannato, escludendo che l’istituto possa essere esteso a soggetti diversi, anche se pregiudicati dalla decisione.

Le conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un’importante conferma del carattere eccezionale e rigoroso del ricorso straordinario per errore di fatto. Le conclusioni che se ne possono trarre sono chiare: primo, non è possibile utilizzare questo strumento per ottenere un terzo grado di giudizio di merito o per contestare le valutazioni giuridiche e fattuali della Corte di Cassazione; secondo, l’errore deve essere palese, immediato e derivante da una mera svista nella lettura degli atti, senza alcuna componente valutativa; terzo, la legittimazione a proporre il ricorso è personale e spetta unicamente a chi è stato condannato. Questa pronuncia rafforza la stabilità del giudicato di legittimità, circoscrivendo la possibilità di revisione delle sentenze della Suprema Corte a casi di errore materiale di incontestabile evidenza.

Che cos’è l’errore di fatto secondo la Cassazione?
Secondo la Corte di Cassazione, l’errore di fatto previsto dall’art. 625-bis c.p.p. è unicamente un errore percettivo, ovvero una svista o un equivoco nella lettura degli atti processuali che porta a una falsa rappresentazione della realtà documentale. Non costituisce errore di fatto un’errata valutazione giuridica o un’interpretazione delle prove non condivisa dalla parte.

Un terzo, i cui beni sono stati confiscati, può presentare ricorso per errore di fatto?
No. La sentenza chiarisce che il ricorso straordinario per errore di fatto è un rimedio riservato esclusivamente al “soggetto condannato”. Pertanto, un terzo interessato, anche se direttamente pregiudicato da una statuizione come la confisca, non è legittimato a proporre questo specifico tipo di ricorso.

Contestare la valutazione delle prove da parte della Cassazione è un errore di fatto?
No. Contestare il modo in cui la Corte di Cassazione ha valutato le prove, le argomentazioni difensive o la coerenza logica di una motivazione rientra nell’ambito dell’errore di giudizio. Questo tipo di critica non può essere fatto valere attraverso il ricorso per errore di fatto, che è limitato alle sole sviste materiali nella percezione degli atti del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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