LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Errore di fatto: Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso straordinario per errore di fatto presentato da un professionista condannato per abusi edilizi. L’architetto sosteneva che la Corte avesse ignorato documenti che provavano la sua buona fede. I giudici hanno chiarito che non si è trattato di un errore percettivo (una svista), ma di un errore di valutazione, poiché i documenti erano stati esaminati ma ritenuti irrilevanti di fronte a una precedente sentenza che già accertava l’illegittimità dei lavori. L’impugnazione per errore di fatto non può correggere un giudizio di merito.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore di Fatto: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 35 del 2024, offre un importante chiarimento sui limiti di applicabilità del ricorso straordinario per errore di fatto, previsto dall’articolo 625-bis del codice di procedura penale. Questo strumento, pensato per correggere sviste materiali dei giudici di legittimità, non può essere utilizzato per rimettere in discussione la valutazione delle prove. Il caso in esame riguarda un tecnico professionista condannato per abusi edilizi e false attestazioni, il quale ha tentato di far valere la propria buona fede basandosi su documenti che, a suo dire, la Corte non avrebbe correttamente considerato.

I Fatti di Causa

Un architetto era stato condannato per aver diretto lavori di demolizione, ricostruzione e modifica in un appartamento situato in un prestigioso immobile storico di una nota città d’arte. Tali opere, finalizzate a un cambio di destinazione d’uso, erano state giudicate abusive. Al professionista veniva inoltre contestata una falsa asseverazione, con cui attestava la conformità urbanistica dello stato dei luoghi e del progetto.

Dopo la condanna, l’architetto ha presentato un ricorso straordinario, sostenendo che la Corte di Cassazione fosse incorsa in un errore di fatto percettivo. A suo avviso, i giudici avevano ignorato alcuni documenti decisivi: una nota della Sovrintendenza che attestava la compatibilità delle opere con il vincolo monumentale e alcuni pareri della Commissione edilizia comunale. Secondo la difesa, questi atti avrebbero dimostrato il suo legittimo affidamento sulla regolarità dell’intervento, escludendo così il dolo, ovvero l’intenzionalità del reato.

La Decisione della Corte: un Errore di Fatto non è un Errore di Giudizio

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, tracciando una netta linea di demarcazione tra l’errore percettivo e l’errore di valutazione. L’errore di fatto che legittima il ricorso straordinario è solo quello causato da una svista o da un equivoco nella lettura degli atti processuali, che conduce a una decisione diversa da quella che si sarebbe presa in assenza dell’errore. Ad esempio, leggere “non sussiste” al posto di “sussiste” in un documento.

Al contrario, non si configura un errore di fatto quando la decisione, pur basandosi sugli stessi atti, giunge a una conclusione diversa da quella auspicata dalla parte. In questo caso, si tratta di un errore di giudizio o di valutazione, non censurabile con il rimedio straordinario dell’art. 625-bis c.p.p.

Le Motivazioni

La Corte ha sottolineato che, nel caso di specie, non vi è stata alcuna svista. La sentenza impugnata aveva, infatti, esaminato i documenti prodotti dalla difesa, ma li aveva ritenuti inidonei a escludere la consapevolezza dell’illecito da parte del professionista. La motivazione dei giudici si è fondata su un elemento cruciale: tre mesi prima dell’asseverazione firmata dall’architetto, la stessa Corte di Cassazione aveva emesso una sentenza, ampiamente pubblicizzata dai media nazionali e locali, che stabiliva in modo definitivo l’illegittimità degli interventi sull’intero complesso immobiliare.

Secondo la Corte, questa circostanza rendeva impossibile per un professionista del settore fare legittimo affidamento su precedenti pareri amministrativi, ormai superati da una pronuncia giudiziaria di tale portata. La decisione di procedere con l’asseverazione, quindi, non poteva che essere considerata volontaria e consapevole della falsità. La sentenza impugnata non ha “ignorato” i documenti, ma li ha “valutati” e giudicati insufficienti a scalfire il quadro probatorio. Si è trattato, dunque, di un giudizio di merito, non di un errore di percezione.

Le Conclusioni

La pronuncia ribadisce un principio fondamentale: il ricorso straordinario per errore di fatto è un rimedio eccezionale, non una terza istanza di giudizio. Non può essere utilizzato per contestare l’interpretazione delle prove o per chiedere alla Corte di Cassazione una nuova e diversa valutazione del merito della vicenda. La distinzione tra errore percettivo e errore valutativo è netta: il primo riguarda il “vedere” un fatto processuale in modo errato, il secondo il “giudicarlo”. Solo il primo può essere corretto tramite l’art. 625-bis c.p.p. Per i professionisti, la lezione è chiara: la massima diligenza impone di tenere conto non solo degli atti amministrativi, ma anche delle pronunce giurisprudenziali definitive, specialmente se di ampia notorietà.

Qual è la differenza tra errore di fatto ed errore di giudizio ai fini del ricorso straordinario?
L’errore di fatto, che giustifica il ricorso straordinario, è un errore puramente percettivo, come una svista o un equivoco nella lettura di un atto processuale. L’errore di giudizio, invece, riguarda la valutazione e l’interpretazione delle prove o delle norme giuridiche e non può essere corretto con questo strumento.

Perché la Corte ha ritenuto che l’architetto fosse consapevole dell’illegittimità delle opere?
La Corte ha ritenuto che l’architetto non potesse non essere a conoscenza dell’illegittimità perché, solo tre mesi prima della sua asseverazione, la stessa Corte di Cassazione aveva emesso una sentenza che accertava definitivamente gli abusi sull’intero complesso immobiliare. Tale sentenza aveva avuto un’ampia eco mediatica, rendendo inescusabile l’ignoranza da parte di un tecnico del settore.

Può un professionista invocare la propria buona fede basandosi su pareri amministrativi superati da una sentenza?
No. Secondo la Corte, un professionista non può fare legittimo affidamento su precedenti provvedimenti o pareri amministrativi quando una successiva sentenza definitiva della Corte di Cassazione, peraltro ampiamente pubblicizzata, ha già stabilito l’illegittimità degli interventi in questione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati