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Errore calcolo pena: Cassazione annulla la sentenza

La Corte di Cassazione ha annullato parzialmente una sentenza di condanna per un reato di stupefacenti a causa di un errore calcolo pena. Mentre la colpevolezza dell’imputato è stata confermata, la Corte ha rilevato un’errata applicazione dell’aumento per la recidiva, rideterminando direttamente la sanzione finale in misura inferiore. La vicenda sottolinea l’importanza del controllo sulla correttezza matematica delle pene inflitte.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore calcolo pena: la Cassazione corregge e riduce la condanna

Un recente intervento della Corte di Cassazione ha messo in luce quanto sia cruciale la precisione nel calcolo della pena, anche nei gradi di giudizio più alti. Un errore calcolo pena commesso dal Tribunale e confermato dalla Corte d’Appello ha portato all’annullamento parziale della sentenza, con una rideterminazione della sanzione direttamente da parte dei giudici di legittimità. Questo caso offre spunti importanti sulla valutazione delle prove e sull’applicazione delle circostanze aggravanti, come la recidiva.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla condanna di un uomo per un reato legato agli stupefacenti, specificamente inquadrato nell’ipotesi di lieve entità prevista dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti. La condanna, emessa dal Tribunale con rito abbreviato, era stata integralmente confermata dalla Corte di appello. L’imputato era stato ritenuto colpevole di aver ceduto una dose di cocaina, e la sua responsabilità era stata affermata sulla base di diverse prove, tra cui le dichiarazioni iniziali dell’acquirente e le osservazioni degli agenti di polizia.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Vizio di motivazione sulla colpevolezza: La difesa sosteneva che la condanna fosse basata su prove fragili e mal interpretate, come la testimonianza indiretta di un carabiniere, il mancato ritrovamento di droga nell’abitazione del ricorrente e la completa ritrattazione dell’acquirente, il quale in sede di giudizio aveva dichiarato di essere il venditore e non l’acquirente.
2. Violazione di legge ed errore nel calcolo della pena: Questo motivo, che si è rivelato decisivo, denunciava un palese errore calcolo pena. La Corte d’appello aveva confermato una pena base di 2 anni di reclusione, aumentata per la recidiva a 4 anni, prima di applicare la riduzione per il rito abbreviato. La difesa ha sostenuto che l’aumento della metà per la recidiva avrebbe dovuto portare la pena a 3 anni (2 anni + 1 anno), non a 4.

L’analisi della Corte sul calcolo della pena

La Corte di Cassazione ha esaminato entrambi i motivi, giungendo a conclusioni opposte. Per quanto riguarda la responsabilità penale, i giudici hanno dichiarato il motivo inammissibile. Hanno ritenuto che la motivazione delle sentenze di merito fosse logica e coerente, avendo valutato tutti gli elementi a disposizione, comprese le dichiarazioni contraddittorie del testimone chiave. La versione difensiva è stata giudicata inverosimile alla luce delle prove raccolte, come le testimonianze degli operanti che avevano assistito alla cessione.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nell’accoglimento del secondo motivo. La Corte ha confermato l’esistenza di un errore calcolo pena. La pena base era stata correttamente fissata in 2 anni di reclusione. L’aumento disposto ‘della metà ex art. 99 c.p.’ per la recidiva avrebbe dovuto portare la pena a 3 anni di reclusione (2 anni + la sua metà, ovvero 1 anno). Invece, sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano erroneamente calcolato una pena di 4 anni. Questo errore matematico ha viziato l’intero trattamento sanzionatorio.

Le Conclusioni

Di fronte a questo palese errore, la Corte di Cassazione, avvalendosi dei poteri conferiti dall’art. 620, lett. l), cod. proc. pen., ha annullato la sentenza impugnata ‘senza rinvio’, limitatamente al trattamento sanzionatorio. Non essendo necessari ulteriori accertamenti di fatto, la Corte ha potuto rideterminare direttamente la pena corretta. Partendo dalla base di 2 anni, aumentata a 3 per la recidiva, e applicando la riduzione di un terzo per il rito abbreviato, la sanzione detentiva finale è stata fissata in 2 anni di reclusione, oltre alla multa. La decisione riafferma un principio fondamentale: la correttezza del calcolo sanzionatorio è un requisito di legalità della pena che può essere verificato e corretto fino all’ultimo grado di giudizio.

Perché la Cassazione ha confermato la colpevolezza dell’imputato nonostante la ritrattazione del testimone principale?
La Corte ha ritenuto la condanna adeguatamente motivata perché basata su una valutazione complessiva e logica di tutti gli elementi probatori. Le dichiarazioni iniziali del testimone, rese subito dopo i fatti, sono state considerate più attendibili della successiva ritrattazione, anche alla luce delle testimonianze degli agenti che avevano assistito alla cessione e di altri elementi di prova che smentivano la tesi difensiva.

In cosa consisteva esattamente l’errore calcolo pena commesso dai giudici di merito?
L’errore era puramente matematico. Partendo da una pena base di 2 anni di reclusione, i giudici avrebbero dovuto applicare l’aumento ‘della metà’ per la recidiva, giungendo a 3 anni (2 anni + 1 anno). Invece, hanno erroneamente calcolato un totale di 4 anni, un errore che ha poi inciso sulla pena finale dopo la riduzione per il rito abbreviato.

Cosa ha fatto la Corte di Cassazione una volta riscontrato l’errore?
La Corte ha annullato la sentenza senza rinvio, limitatamente alla parte relativa al trattamento sanzionatorio. Invece di rimandare il caso alla Corte d’Appello per un nuovo calcolo, ha proceduto direttamente alla rideterminazione della pena, fissandola nella misura corretta di due anni di reclusione e 9.000 euro di multa, in base ai calcoli corretti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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