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Error in procedendo: Cassazione e limiti del ricorso

Un imputato, prosciolto per prescrizione dal reato di rivelazione di segreto d’ufficio, ricorre in Cassazione lamentando un error in procedendo per l’uso di intercettazioni. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, specificando che la rivalutazione probatoria non rientra nei poteri del giudice di legittimità e che l’innocenza non era evidente ai sensi dell’art. 129 c.p.p.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Error in Procedendo: Quando la Cassazione Non Può Rivalutare le Prove

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23206 del 2024, torna a definire i confini del proprio giudizio, chiarendo la nozione di error in procedendo e i limiti entro cui può essere fatto valere. Il caso offre uno spunto fondamentale per comprendere la distinzione tra un vizio procedurale e una richiesta di rivalutazione del merito, soprattutto quando interviene la prescrizione del reato.

Il Caso: Dalla Prescrizione al Ricorso per Cassazione

La vicenda processuale ha origine da una sentenza della Corte di Appello che confermava una decisione di primo grado. L’imputato era stato assolto dal reato di accesso abusivo a sistema informatico, ma per il concorrente reato di rivelazione di segreto d’ufficio, i giudici avevano dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione.

Non soddisfatto da questa formula di proscioglimento, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione. Il suo obiettivo era ottenere un’assoluzione piena nel merito, con la formula “perché il fatto non sussiste”. A tal fine, ha dedotto un unico motivo di ricorso: la violazione dell’art. 270 del codice di procedura penale, sostenendo l’inutilizzabilità di alcune intercettazioni telefoniche provenienti da un altro procedimento. Secondo la difesa, tali conversazioni erano state erroneamente considerate “corpo del reato” e, senza di esse, l’accusa sarebbe venuta meno.

La Nozione di Error in Procedendo secondo la Difesa

La tesi difensiva si basava sull’idea che qualificare erroneamente le intercettazioni come corpo del reato costituisse un error in procedendo. Il ricorrente sosteneva che la comunicazione intercettata fosse solo un frammento della condotta e non potesse esaurire l’intera fattispecie criminosa, anche perché informazioni simili venivano fornite al medesimo soggetto da un’altra società. Di conseguenza, le informazioni non potevano essere considerate “riservate” e le intercettazioni non potevano essere qualificate come corpo del reato di utilizzazione di segreti d’ufficio.

La Decisione della Cassazione: i Limiti del Giudizio di Legittimità e l’Error in Procedendo

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. La motivazione della Corte è un’importante lezione sui limiti del sindacato di legittimità.

Distinzione tra Vizio Procedurale e Valutazione del Merito

I giudici hanno chiarito che il concetto di error in procedendo invocato dal ricorrente era errato. Un vero error in procedendo, come previsto dall’art. 606, comma 1, lett. d), c.p.p., si verifica, ad esempio, in caso di mancata assunzione di una prova decisiva. Si tratta di un vizio che incide sul corretto svolgimento del processo decisionale.

Nel caso di specie, invece, il ricorrente non lamentava un’omissione, ma contestava la rilevanza e l’utilizzabilità di un elemento probatorio già acquisito (l’intercettazione). Questa operazione, sottolinea la Corte, richiede un’analisi penetrante del merito: valutare il contenuto della conversazione, la sua rilevanza rispetto all’imputazione e il suo rapporto con le altre prove. Un simile esame è incompatibile con il vaglio tipico del sindacato di legittimità, che non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul fatto.

La Prova dell’Innocenza e l’Art. 129 c.p.p.

La Corte ha inoltre affrontato il tema della prevalenza della formula assolutoria di merito rispetto alla declaratoria di prescrizione. L’art. 129, comma 2, c.p.p. stabilisce che il giudice, se riconosce che il fatto non sussiste o che l’imputato non lo ha commesso, deve assolverlo anche se il reato è prescritto. Tuttavia, la giurisprudenza è costante nell’affermare che questa regola si applica solo quando l’innocenza emerge in modo evidente dagli atti (ictu oculi), senza necessità di complesse valutazioni o ragionamenti inferenziali.

Nel caso in esame, per accogliere la tesi difensiva, sarebbe stato necessario un articolato ragionamento probatorio, cosa che esclude l'”evidenza” richiesta dalla norma. Pertanto, la declaratoria di prescrizione era la corretta conclusione processuale.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri. In primo luogo, il ricorso mirava a un riesame del merito probatorio, mascherato da doglianza su un presunto error in procedendo. Contestare l’utilizzabilità di una prova sulla base del suo contenuto intrinseco e del suo valore nel contesto accusatorio non è un vizio di procedura, ma una questione di merito preclusa al giudice di legittimità. In secondo luogo, per superare la prescrizione e ottenere un’assoluzione piena, l’innocenza deve essere palese e immediatamente riscontrabile dagli atti processuali, condizione non sussistente nel caso di specie, dove la conclusione assolutoria avrebbe richiesto una complessa rielaborazione del materiale probatorio.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione ribadisce un principio cardine del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non è un’ulteriore istanza per rivalutare i fatti. L’error in procedendo è un vizio specifico, legato a violazioni delle regole del processo, e non può essere utilizzato come espediente per sollecitare una nuova e diversa lettura delle prove. La decisione di inammissibilità e la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria servono a sanzionare un uso improprio dello strumento del ricorso per Cassazione, riaffermando la distinzione netta tra controllo di legittimità e giudizio di merito.

Cosa si intende per error in procedendo?
Per error in procedendo si intende un vizio della sentenza derivante da una violazione delle norme processuali, come ad esempio l’omessa assunzione di una prova decisiva. Non rientra in questa categoria la contestazione sulla rilevanza o utilizzabilità di una prova già acquisita, poiché tale valutazione attiene al merito della vicenda.

È possibile ottenere un’assoluzione nel merito se il reato è prescritto?
Sì, ma solo se l’innocenza dell’imputato (perché il fatto non sussiste, non costituisce reato o non è stato da lui commesso) emerge in modo evidente dagli atti, senza la necessità di un complesso ragionamento probatorio o di una rivalutazione del materiale raccolto.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, pur denunciando formalmente un error in procedendo, in realtà chiedeva alla Corte di Cassazione di effettuare una rivalutazione del merito delle prove (le intercettazioni), attività che esula dai poteri del giudice di legittimità. Inoltre, non sussisteva l’evidenza dell’innocenza richiesta per un proscioglimento nel merito in presenza di prescrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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