Erronea Determinazione della Pena: Quando la Sentenza Va Annullata
La corretta quantificazione della pena è un pilastro del diritto penale, un processo che deve seguire regole precise per garantire giustizia ed equità. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 15157/2025) ha ribadito questo principio, annullando una condanna a causa di una erronea determinazione della pena da parte della Corte d’Appello. Questo caso offre uno spunto fondamentale per comprendere come un errore di calcolo possa invalidare una decisione giudiziaria.
Il Caso: Dal Tentato Furto alla Cassazione
La vicenda processuale ha origine da una condanna per il reato di tentato furto aggravato. In primo grado, il Tribunale aveva emesso una certa decisione. Successivamente, la Corte d’Appello, in parziale riforma, aveva rideterminato la condanna per l’imputato a quattro mesi di reclusione e 120,00 euro di multa.
Insoddisfatto della quantificazione della pena, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, affidandosi a un unico ma decisivo motivo: la violazione di legge derivante da una erronea determinazione della pena.
Il Motivo del Ricorso: L’Errore nel Calcolo della Pena
Il nucleo della contestazione riguardava un vizio nel calcolo effettuato dalla Corte d’Appello. Secondo la difesa, i giudici di secondo grado, pur avendo formalmente riconosciuto la sussistenza di una circostanza attenuante, non avevano poi concretamente applicato la relativa diminuzione sulla pena finale.
In pratica, l’unica riduzione effettivamente operata era quella prevista per la scelta del rito abbreviato. La mancata applicazione della riduzione legata all’attenuante configurava, secondo il ricorrente, una chiara violazione degli articoli 62 e 69 del codice penale, che disciplinano appunto le circostanze del reato e il loro bilanciamento.
La Decisione della Corte di Cassazione sull’Erronea Determinazione della Pena
La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato. Gli Ermellini hanno accolto la tesi difensiva, rilevando come la Corte territoriale avesse effettivamente commesso un errore di diritto. Di conseguenza, hanno annullato la sentenza impugnata, ma solo limitatamente al trattamento sanzionatorio.
La Corte ha quindi disposto il rinvio del caso ad un’altra sezione della medesima Corte d’Appello, con il compito specifico di procedere a una nuova e corretta determinazione della pena, tenendo conto di tutte le circostanze del caso.
Le Motivazioni della Sentenza
La motivazione della Cassazione è lineare e rigorosa. Il principio di legalità della pena impone che ogni fattore giuridicamente rilevante, sia esso aggravante o attenuante, venga correttamente considerato nel processo di commisurazione. Riconoscere l’esistenza di una circostanza attenuante è un atto che deve necessariamente produrre un effetto concreto sulla pena finale, salvo che non venga escluso attraverso un giudizio di bilanciamento con eventuali aggravanti, cosa che non era avvenuta nel caso di specie.
La Corte d’Appello, pur riconoscendo l’attenuante, ha di fatto ‘dimenticato’ di applicarne gli effetti, limitandosi a ridurre la pena solo per la scelta del rito processuale. Questa omissione non è una mera svista, ma una violazione di legge che incide direttamente sulla libertà personale dell’imputato e che rende la determinazione della pena illegittima. L’annullamento con rinvio si è reso quindi necessario per ripristinare la legalità violata.
Conclusioni
Questa pronuncia sottolinea l’importanza cruciale della precisione e del rigore nel calcolo della pena. Non è sufficiente che un giudice riconosca verbalmente un’attenuante; è indispensabile che a tale riconoscimento segua una concreta e verificabile diminuzione della sanzione. Un’eventuale erronea determinazione della pena, come in questo caso, costituisce un vizio che può e deve essere censurato in sede di legittimità. La decisione della Cassazione riafferma che il percorso che porta alla definizione della condanna deve essere trasparente e pienamente conforme alle disposizioni di legge, a garanzia dei diritti fondamentali dell’imputato.
Cosa succede se un giudice riconosce una circostanza attenuante ma non applica la relativa riduzione di pena?
In tal caso, la sentenza è viziata da una violazione di legge per erronea determinazione della pena. Come stabilito in questa sentenza, tale vizio può portare all’annullamento della decisione da parte della Corte di Cassazione, con rinvio a un altro giudice per la corretta rideterminazione del trattamento sanzionatorio.
Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza in questo specifico caso?
La Corte ha annullato la sentenza perché i giudici d’appello, pur avendo riconosciuto l’esistenza di una circostanza attenuante, hanno omesso di applicare la corrispondente riduzione della pena, limitandosi a concedere solo la diminuzione per il rito abbreviato. Questo ha integrato una violazione degli articoli 62 e 69 del codice penale.
L’annullamento della sentenza significa che l’imputato è stato assolto?
No. In questo caso, l’annullamento è parziale e riguarda esclusivamente il trattamento sanzionatorio. Ciò significa che la dichiarazione di colpevolezza per il reato di tentato furto rimane valida, ma la pena dovrà essere ricalcolata correttamente dal giudice del rinvio.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 5 Num. 15157 Anno 2025
Penale Sent. Sez. 5 Num. 15157 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 29/01/2025
SENTENZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a MESSINA il 15/11/1978
avverso la sentenza del 10/10/2024 della CORTE D’APPELLO DI MESSINA Udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME lette le conclusioni del Sostituto Procuratore generale NOME COGNOME che ha chiesto l’annullamento con rinvio della sentenza impugnata.
Ritenuto in fatto
Con sentenza in data 10 ottobre 2024, la Corte d’appello di Messina, in sede rinvio, in parziale riforma della decisione del Tribunale di Patti, ha ritenuto NOME COGNOME responsabile del reato di tentato furto aggravato e lo ha condannato alla p di mesi quattro di reclusione ed euro 120,00 di multa.
Avverso tale sentenza NOME COGNOME ha proposto ricorso per cassazione deducendo quale unico motivo di censura il vizio di violazione di legge per erron determinazione della pena. Invero, la Corte territoriale pur avendo riconosciuto
circostanza attenuante di cui all’art. 62, comma 1, n. 4 cod. pen. in regime di prevalenza sulla contestata aggravante, tuttavia non avrebbe operato la conseguente
riduzione della pena.
3. Il Procuratore generale ha depositato conclusioni scritte chiedendo l’annullamento con rinvio della sentenza impugnata.
Considerato in diritto
1. Il ricorso è fondato.
La Corte territoriale, riconosciuto l’imputato responsabile del reato di tentato furto aggravato in concorso, ha ritenuto che il modesto valore del bene sottratto consentiva
di riconoscere la circostanza attenuante di cui all’art. 62, comma 1, n. 4 cod. pen. in regime di prevalenza sulla contestata aggravante di cui all’art. 625, n. 4 cod. pen.
Tuttavia, nella determinazione della pena ha poi omesso di operare la conseguente riduzione, essendosi limitata ad applicare sulla pena base di anni sei di reclusione ed
euro 180,00 di multa unicamente la decurtazione conseguente alla scelta del rito abbreviato.
La mancata applicazione in concreto della riduzione della pena per effetto della ritenuta sussistenza della circostanza attenuante integra la violazione degli artt. 62 e 69, comma 2, cod. pen. da cui discende l’annullamento della sentenza impugnata con rinvio ai fini della rideterminazione del trattamento sanzionatorio.
P.Q.M.
Annulla la sentenza impugnata limitatamente al trattamento sanzionatorio con rinvio per nuovo giudizio ad altra sezione della Corte di appello di Messina. Così è deciso, 29/01/2025