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Erronea determinazione della pena: Cassazione annulla

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d’Appello per erronea determinazione della pena. I giudici di secondo grado, pur riconoscendo una circostanza attenuante in un caso di tentato furto, avevano omesso di applicare la corrispondente riduzione sulla pena finale. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, rinviando il caso per un nuovo e corretto calcolo del trattamento sanzionatorio.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Erronea Determinazione della Pena: Quando la Sentenza Va Annullata

La corretta quantificazione della pena è un pilastro del diritto penale, un processo che deve seguire regole precise per garantire giustizia ed equità. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 15157/2025) ha ribadito questo principio, annullando una condanna a causa di una erronea determinazione della pena da parte della Corte d’Appello. Questo caso offre uno spunto fondamentale per comprendere come un errore di calcolo possa invalidare una decisione giudiziaria.

Il Caso: Dal Tentato Furto alla Cassazione

La vicenda processuale ha origine da una condanna per il reato di tentato furto aggravato. In primo grado, il Tribunale aveva emesso una certa decisione. Successivamente, la Corte d’Appello, in parziale riforma, aveva rideterminato la condanna per l’imputato a quattro mesi di reclusione e 120,00 euro di multa.

Insoddisfatto della quantificazione della pena, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, affidandosi a un unico ma decisivo motivo: la violazione di legge derivante da una erronea determinazione della pena.

Il Motivo del Ricorso: L’Errore nel Calcolo della Pena

Il nucleo della contestazione riguardava un vizio nel calcolo effettuato dalla Corte d’Appello. Secondo la difesa, i giudici di secondo grado, pur avendo formalmente riconosciuto la sussistenza di una circostanza attenuante, non avevano poi concretamente applicato la relativa diminuzione sulla pena finale.

In pratica, l’unica riduzione effettivamente operata era quella prevista per la scelta del rito abbreviato. La mancata applicazione della riduzione legata all’attenuante configurava, secondo il ricorrente, una chiara violazione degli articoli 62 e 69 del codice penale, che disciplinano appunto le circostanze del reato e il loro bilanciamento.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’Erronea Determinazione della Pena

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato. Gli Ermellini hanno accolto la tesi difensiva, rilevando come la Corte territoriale avesse effettivamente commesso un errore di diritto. Di conseguenza, hanno annullato la sentenza impugnata, ma solo limitatamente al trattamento sanzionatorio.

La Corte ha quindi disposto il rinvio del caso ad un’altra sezione della medesima Corte d’Appello, con il compito specifico di procedere a una nuova e corretta determinazione della pena, tenendo conto di tutte le circostanze del caso.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Cassazione è lineare e rigorosa. Il principio di legalità della pena impone che ogni fattore giuridicamente rilevante, sia esso aggravante o attenuante, venga correttamente considerato nel processo di commisurazione. Riconoscere l’esistenza di una circostanza attenuante è un atto che deve necessariamente produrre un effetto concreto sulla pena finale, salvo che non venga escluso attraverso un giudizio di bilanciamento con eventuali aggravanti, cosa che non era avvenuta nel caso di specie.

La Corte d’Appello, pur riconoscendo l’attenuante, ha di fatto ‘dimenticato’ di applicarne gli effetti, limitandosi a ridurre la pena solo per la scelta del rito processuale. Questa omissione non è una mera svista, ma una violazione di legge che incide direttamente sulla libertà personale dell’imputato e che rende la determinazione della pena illegittima. L’annullamento con rinvio si è reso quindi necessario per ripristinare la legalità violata.

Conclusioni

Questa pronuncia sottolinea l’importanza cruciale della precisione e del rigore nel calcolo della pena. Non è sufficiente che un giudice riconosca verbalmente un’attenuante; è indispensabile che a tale riconoscimento segua una concreta e verificabile diminuzione della sanzione. Un’eventuale erronea determinazione della pena, come in questo caso, costituisce un vizio che può e deve essere censurato in sede di legittimità. La decisione della Cassazione riafferma che il percorso che porta alla definizione della condanna deve essere trasparente e pienamente conforme alle disposizioni di legge, a garanzia dei diritti fondamentali dell’imputato.

Cosa succede se un giudice riconosce una circostanza attenuante ma non applica la relativa riduzione di pena?
In tal caso, la sentenza è viziata da una violazione di legge per erronea determinazione della pena. Come stabilito in questa sentenza, tale vizio può portare all’annullamento della decisione da parte della Corte di Cassazione, con rinvio a un altro giudice per la corretta rideterminazione del trattamento sanzionatorio.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza in questo specifico caso?
La Corte ha annullato la sentenza perché i giudici d’appello, pur avendo riconosciuto l’esistenza di una circostanza attenuante, hanno omesso di applicare la corrispondente riduzione della pena, limitandosi a concedere solo la diminuzione per il rito abbreviato. Questo ha integrato una violazione degli articoli 62 e 69 del codice penale.

L’annullamento della sentenza significa che l’imputato è stato assolto?
No. In questo caso, l’annullamento è parziale e riguarda esclusivamente il trattamento sanzionatorio. Ciò significa che la dichiarazione di colpevolezza per il reato di tentato furto rimane valida, ma la pena dovrà essere ricalcolata correttamente dal giudice del rinvio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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