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Ergastolo: è possibile la conversione in pena a 30 anni?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto che chiedeva la conversione della pena dell’ergastolo in una reclusione di trent’anni. La Suprema Corte ha ribadito che non esiste alcuna norma di legge che consenta tale commutazione, sottolineando come i precedenti della Corte Europea, come il caso Scoppola, si applichino solo a specifiche situazioni processuali (rito abbreviato) non riscontrate nel caso di specie. La pronuncia conferma che l’ergastolo, grazie a istituti come la liberazione condizionale, non è una pena inumana o senza prospettiva di reinserimento.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ergastolo: è possibile la sua conversione in una pena a 30 anni? La Cassazione fa chiarezza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta una questione di grande rilevanza nel diritto penale: la possibilità per un condannato alla pena dell’ergastolo di ottenere la sua conversione in una pena detentiva temporanea, fissata in trent’anni di reclusione. La Suprema Corte ha fornito una risposta netta, dichiarando la richiesta inammissibile e cogliendo l’occasione per ribadire i principi fondamentali che regolano la pena perpetua nel nostro ordinamento, anche alla luce della giurisprudenza europea.

I fatti del caso

Il caso nasce dal ricorso presentato da un detenuto condannato alla pena dell’ergastolo. L’uomo aveva avanzato al giudice dell’esecuzione una domanda per ottenere la rideterminazione della sua pena, chiedendo che venisse commutata nella reclusione per trent’anni. Questa richiesta era già stata dichiarata inammissibile una prima volta, ma il ricorrente l’aveva riproposta, sostenendone la fondatezza sulla base di un’interpretazione di alcune sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).

La decisione della Cassazione sulla conversione dell’ergastolo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e quindi inammissibile. I giudici hanno chiarito che la pretesa del ricorrente manca di qualsiasi fondamento giuridico, poiché nell’ordinamento italiano non esiste alcuna norma che consenta la commutazione della pena dell’ergastolo in una pena temporanea.

Il principio della riserva di legge in materia penale

Al centro della decisione vi è il principio di riserva di legge, un cardine del nostro sistema penale. Questo principio stabilisce che solo la legge può definire i reati e le relative pene. Di conseguenza, un giudice non può modificare una pena inflitta sulla base di una legge vigente per sostituirla con un’altra non prevista, neppure per analogia con altre situazioni. La Corte ha sottolineato che la materia penale è rigorosamente governata dalla legge per garantire certezza e uguaglianza.

L’inapplicabilità del precedente ‘Scoppola’

Il ricorrente aveva invocato la famosa sentenza ‘Scoppola contro Italia’ della CEDU. La Cassazione ha spiegato perché tale richiamo fosse impertinente. La sentenza Scoppola ha stabilito che i condannati all’ergastolo a seguito di un giudizio con rito abbreviato avevano diritto a una riduzione della pena. Tuttavia, questo principio si applica solo a quella specifica condizione procedurale: essere stati ammessi al rito abbreviato e condannati con sentenza passata in giudicato. Poiché il ricorrente non aveva dimostrato di trovarsi in questa situazione, il precedente europeo non era applicabile al suo caso.

La compatibilità dell’ergastolo con i Diritti Umani

La Corte ha inoltre respinto i dubbi di incostituzionalità dell’ergastolo. Richiamando una giurisprudenza consolidata sia della Corte Costituzionale che della stessa CEDU (come nel caso ‘Vinter contro Regno Unito’), i giudici hanno ribadito che l’ergastolo, nel sistema italiano, non è una pena ‘incompressibile’ o priva di speranza. L’esistenza di istituti come la liberazione condizionale garantisce al condannato una prospettiva concreta di liberazione e reinserimento sociale, a patto che dimostri un sicuro ravvedimento. Questo rende la pena compatibile con l’articolo 27 della Costituzione (finalità rieducativa della pena) e con l’articolo 3 della CEDU (divieto di trattamenti inumani e degradanti).

Le motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su una chiara distinzione tra la disciplina sostanziale della pena e le procedure per accedervi. La richiesta del ricorrente non riguardava l’applicazione di un beneficio previsto dalla legge, ma la creazione di una pena diversa da quella comminata. I giudici hanno evidenziato che le sentenze europee, come ‘Scoppola’ o la più recente ‘Viola contro Italia’ sull’ergastolo ostativo, non hanno mai sancito un diritto alla conversione automatica della pena. Esse intervengono su specifici profili di incompatibilità con la Convenzione, come la presunzione assoluta di pericolosità per chi non collabora con la giustizia, ma non intaccano la struttura della pena dell’ergastolo in sé. L’ordinamento italiano offre già gli strumenti per trasformare una pena di durata illimitata in una temporanea attraverso la liberazione condizionale, rendendo la sanzione conforme ai principi costituzionali ed europei.

Le conclusioni

In conclusione, l’ordinanza riafferma con forza che la pena dell’ergastolo non può essere commutata in una pena di trent’anni di reclusione su semplice richiesta del condannato. Tale possibilità non è prevista dalla legge e non può essere desunta neanche in via interpretativa dalla giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. La decisione sottolinea che l’ergastolo, pur essendo la massima sanzione, non è una pena senza fine, ma è temperata da meccanismi che offrono una reale prospettiva di ritorno alla libertà, nel rispetto della dignità umana e della funzione rieducativa della pena.

Un condannato all’ergastolo può chiedere di convertire la sua pena in una reclusione di 30 anni?
No. Secondo la Corte di Cassazione, nell’ordinamento italiano non esiste alcuna norma di legge che permetta una simile commutazione della pena. La determinazione delle pene è soggetta a una rigida riserva di legge.

La sentenza ‘Scoppola contro Italia’ della Corte Europea si applica a tutti i condannati all’ergastolo?
No. Quel precedente si applica unicamente ai soggetti condannati all’ergastolo a seguito di un processo celebrato con il rito abbreviato, poiché in quel contesto specifico la legge non prevedeva una riduzione di pena. Non può essere esteso ad altri casi.

L’ergastolo è considerato una pena contraria alla Costituzione o alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo?
No. La giurisprudenza consolidata, sia nazionale che europea, ritiene che l’ergastolo sia compatibile con i principi fondamentali perché l’ordinamento italiano prevede istituti, come la liberazione condizionale, che garantiscono al condannato una concreta prospettiva di reinserimento nella società, evitando così che la pena sia effettivamente perpetua e senza speranza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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