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Emissione fatture false: come si decide la competenza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5169/2025, si è pronunciata sul reato di emissione di fatture false, chiarendo i criteri per determinare la competenza territoriale. La Corte ha stabilito che, in caso di incertezza sul luogo di commissione del reato, si applicano i criteri sussidiari, come il luogo di accertamento. Inoltre, ha ribadito che la valutazione sul ‘periculum in mora’ per il sequestro preventivo è un accertamento di fatto non sindacabile in sede di legittimità, se non per vizi di motivazione radicali. Di conseguenza, ha rigettato i ricorsi degli indagati sulla competenza e dichiarato inammissibile quello del Pubblico Ministero.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Emissione Fatture False: la Cassazione fissa i paletti sulla Competenza Territoriale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 5169 del 2025, offre chiarimenti cruciali su una questione procedurale fondamentale nei processi per reati tributari: come si determina il tribunale competente a giudicare il reato di emissione fatture false? La pronuncia analizza il momento consumativo del reato e l’applicazione dei criteri sussidiari, fornendo una guida preziosa per operatori del diritto e imprese.

I Fatti di Causa

Il caso nasce da un’indagine per reati tributari che aveva portato il G.I.P. del Tribunale di Cremona a disporre un sequestro preventivo sui profitti illeciti, sia direttamente nei confronti delle società coinvolte sia per equivalente sui beni degli indagati.

Il Tribunale del Riesame, successivamente adito, confermava parzialmente il sequestro. Tuttavia, accoglieva l’istanza di una delle società coinvolte, ordinando la restituzione dei suoi beni. La motivazione? La mancanza del cosiddetto periculum in mora, ovvero il pericolo che i beni potessero essere dispersi, dato che la società aveva cambiato amministratore e non sembrava più collegata alle attività illecite.

Contro questa decisione hanno proposto ricorso per Cassazione sia il Pubblico Ministero (contestando la restituzione dei beni alla società) sia gli indagati, i quali lamentavano, tra le altre cose, l’incompetenza territoriale del Tribunale di Cremona.

L’Eccezione di Incompetenza Territoriale

Il punto centrale del ricorso degli indagati era la presunta incompetenza territoriale del foro di Cremona. Secondo la difesa, il reato di emissione fatture false (art. 8 del D.Lgs. 74/2000) si consuma nel luogo di materiale emissione dei documenti. Poiché le società emittenti avevano sede nel circondario di Milano, la competenza avrebbe dovuto essere radicata presso il Tribunale di Milano, o in subordine, presso quello di Piacenza, domicilio di uno dei ricorrenti. A loro avviso, era irrilevante il luogo di consegna o di utilizzo delle fatture.

La Decisione della Cassazione sulla Competenza per Emissione Fatture False

La Corte di Cassazione, pur dissentendo parzialmente dalle premesse del Tribunale del Riesame, ne ha confermato le conclusioni, rigettando il motivo di ricorso. I giudici di legittimità hanno chiarito un aspetto fondamentale del reato di emissione fatture false.

Quando si consuma il reato?

La Corte precisa che, per la consumazione del reato, non è sufficiente la mera creazione materiale della fattura falsa. È necessario che il documento esca dalla sfera di disponibilità del suo autore. Questo avviene con l’invio (ad esempio, tramite trasmissione telematica) o la consegna materiale del documento. Non è invece necessario che il documento giunga effettivamente a conoscenza del destinatario; l’atto di ‘emissione’ o ‘rilascio’ si perfeziona con la diffusione del documento stesso.

L’applicazione dei criteri sussidiari

Nel caso specifico, non era stato possibile determinare con certezza il luogo esatto in cui le fatture erano state inviate o consegnate. In situazioni di incertezza, la legge (art. 18 del D.Lgs. 74/2000) prevede dei criteri sussidiari per stabilire la competenza. Tra questi, assume rilievo il ‘luogo di accertamento del reato’. Poiché le indagini erano state condotte dalla Guardia di Finanza di Crema, nel circondario del Tribunale di Cremona, la competenza di quest’ultimo era stata correttamente affermata. La Corte ha quindi ritenuto infondata la censura degli indagati.

Il Ricorso del Pubblico Ministero e i Limiti del Giudizio di Cassazione

La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso del Pubblico Ministero, che contestava la restituzione dei beni sequestrati alla società. La decisione del Tribunale del Riesame, basata sulla valutazione dell’assenza del periculum in mora a seguito del cambio di gestione societaria, costituiva un accertamento di fatto. Il ricorso per Cassazione contro i provvedimenti di sequestro è ammesso solo per ‘violazione di legge’. Non rientrano in questa nozione le censure sulla logicità o coerenza della motivazione, a meno che essa non sia talmente radicale da risultare mancante o meramente apparente. In questo caso, il Tribunale aveva fornito una motivazione razionale, seppur non condivisa dal P.M., e quindi non sindacabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni

La motivazione della sentenza si articola su due pilastri. In primo luogo, la Corte ha delineato con precisione il momento consumativo del reato di emissione fatture false, collocandolo nell’istante in cui il documento esce dalla disponibilità dell’emittente, e non nel momento della sua ricezione. In secondo luogo, ha ribadito il principio secondo cui, in assenza di certezza sul locus commissi delicti, i criteri sussidiari previsti dalla normativa speciale (come il luogo di accertamento del reato) sono pienamente applicabili per radicare la competenza territoriale. Infine, ha riaffermato i rigorosi limiti del sindacato della Corte di Cassazione sui provvedimenti cautelari reali, che escludono una rivalutazione del merito delle scelte operate dal giudice del riesame, se sorrette da un apparato argomentativo logico e coerente.

Le Conclusioni

La sentenza n. 5169/2025 consolida importanti principi di procedura penale in materia di reati tributari. Per le imprese e i professionisti, la lezione è chiara: la determinazione della competenza territoriale in casi di emissione fatture false può dipendere da fattori procedurali, come il luogo in cui vengono avviate le indagini, specialmente quando le modalità di commissione del reato rendono incerto il luogo esatto dell’emissione. Inoltre, la pronuncia conferma che le valutazioni di fatto del Tribunale del Riesame sulla sussistenza dei presupposti per una misura cautelare, come il periculum in mora, sono difficilmente attaccabili in Cassazione, a meno di vizi macroscopici nella motivazione.

Quando si considera consumato il reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti?
Il reato si considera consumato non con la semplice creazione della fattura, ma nel momento in cui questa esce dalla sfera di disponibilità di chi la emette, ad esempio con la sua spedizione o consegna. Non è necessario che il destinatario ne venga a conoscenza.

Come si determina la competenza territoriale se il luogo esatto di emissione della fattura è incerto?
Se non è possibile stabilire con certezza il luogo di consumazione del reato, si applicano i criteri sussidiari previsti dall’art. 18 del D.Lgs. 74/2000. La competenza può quindi essere radicata presso il giudice del luogo di accertamento del reato, ovvero dove hanno avuto inizio le indagini.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione del ‘periculum in mora’ in un sequestro preventivo?
No, non è possibile contestare la logicità o la coerenza della valutazione di merito compiuta dal giudice del riesame. Il ricorso per Cassazione contro ordinanze in materia di sequestro è ammesso solo per violazione di legge, che include i vizi di motivazione così radicali da renderla mancante, contraddittoria o manifestamente illogica, ma non per una diversa interpretazione degli elementi di fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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