LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Efficacia drogante: quando la droga non è reato?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di tre individui condannati per spaccio. Essi sostenevano che la marijuana avesse una scarsa efficacia drogante, configurando un reato impossibile. La Corte ha respinto la tesi, affermando che la presenza di un principio attivo, anche se basso (5%), è sufficiente a configurare il reato, rendendo irrilevante la qualità più o meno scadente della sostanza.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Droga di Scarsa Qualità: È Sempre Reato? La Cassazione sull’Efficacia Drogante

La commercializzazione di sostanze stupefacenti è un reato grave, ma cosa succede se la droga in questione è di pessima qualità? Può la sua scarsa efficacia drogante escludere la punibilità? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un’importante precisazione su questo tema, delineando i confini tra una sostanza di bassa qualità e una sostanza penalmente irrilevante.

I Fatti del Caso

Tre individui venivano condannati per il reato previsto dall’art. 73, comma 4, del d.P.R. 309/1990 (Testo Unico Stupefacenti). Avverso la sentenza di condanna della Corte d’Appello, proponevano ricorso per Cassazione, basandolo su un unico motivo comune: la violazione dell’art. 49 del codice penale, che disciplina il cosiddetto “reato impossibile”.

Secondo la difesa, la sostanza stupefacente (marijuana) oggetto del procedimento era talmente priva di efficacia drogante e di scarsa qualità da essere stata persino contestata dagli acquirenti. Per questo motivo, la condotta non avrebbe potuto ledere il bene giuridico tutelato dalla norma (la salute pubblica) e, di conseguenza, avrebbe dovuto essere considerata non punibile.

La Tesi Difensiva: Reato Impossibile per Inidoneità della Sostanza

L’argomentazione centrale dei ricorrenti si fondava sul concetto di reato impossibile per inidoneità dell’azione. Sostenevano che vendere una sostanza incapace di produrre effetti psicotropi non potesse integrare il reato di spaccio, poiché l’oggetto materiale del reato (la droga “efficace”) era, di fatto, inesistente.

La Decisione della Corte e le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, rigettando completamente la tesi difensiva. Gli Ermellini hanno innanzitutto chiarito che le doglianze formulate dai ricorrenti esulavano dai limiti del giudizio di legittimità, in quanto miravano a una nuova valutazione del merito dei fatti, attività riservata esclusivamente ai giudici dei primi due gradi di giudizio.

Entrando nel vivo della questione giuridica, la Corte ha sottolineato un dato decisivo emerso nel corso del processo: le analisi chimiche effettuate sulla sostanza avevano rilevato la presenza di un principio attivo pari al 5%. Questo valore, sebbene non elevato, non è pari a zero.

L’Importanza del Principio Attivo per l’Efficacia Drogante

Il fulcro della motivazione risiede proprio qui. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: si può parlare di reato impossibile solo nel caso in cui il principio attivo presente nella sostanza sia talmente irrilevante da non poter produrre alcun effetto drogante. In altre parole, la sostanza non deve essere semplicemente di “scarsa qualità”, ma oggettivamente inidonea a produrre l’effetto stupefacente.

Una percentuale del 5%, sebbene possa indicare una qualità scadente, non equivale a un’assenza totale di principio attivo. Di conseguenza, la sostanza mantiene la sua natura di “stupefacente” ai sensi di legge e la sua cessione integra pienamente il reato contestato. La qualità, più o meno scadente, diventa irrilevante ai fini della configurabilità del reato, che sussiste fintanto che la sostanza è in grado di produrre un effetto, per quanto blando.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un importante principio in materia di reati di droga. Per escludere la punibilità invocando il reato impossibile, non è sufficiente dimostrare che la sostanza sia di bassa qualità o che abbia deluso le “aspettative” degli acquirenti. È necessario provare, tramite analisi tecniche, che il principio attivo sia presente in una misura talmente infinitesimale da rendere la sostanza del tutto inidonea a produrre qualsiasi effetto psicotropo. In assenza di tale prova, la presenza, anche minima, di principio attivo è sufficiente a rendere la condotta penalmente rilevante.

Quando una sostanza stupefacente può essere considerata priva di efficacia drogante al punto da escludere il reato?
Secondo la Corte, ciò avviene solo quando il principio attivo è presente in una misura talmente irrilevante da non poter produrre alcun effetto drogante. Una semplice scarsa qualità non è sufficiente.

La scarsa qualità di una sostanza stupefacente è un motivo valido per annullare una condanna per spaccio?
No. La Corte ha stabilito che la qualità più o meno scadente della sostanza è irrilevante ai fini della configurazione del reato, a condizione che sia presente un principio attivo in grado di produrre un effetto, anche se minimo.

Cosa significa ‘reato impossibile’ in materia di stupefacenti?
Significa che la condotta non è punibile perché la sostanza è totalmente inidonea a produrre l’effetto stupefacente. Ciò si verifica quando l’analisi chimica dimostra un’assenza quasi totale di principio attivo, tale da rendere impossibile qualsiasi alterazione psicofisica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati