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Efficacia drogante e spaccio: quando la dose è reato

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un uomo condannato per spaccio di una piccola dose di cocaina. Viene ribadito che il reato sussiste ogni qualvolta la sostanza ceduta possieda una concreta efficacia drogante, ovvero la capacità di alterare lo stato psicofisico dell’assuntore, anche se in misura minima e a prescindere dal fatto che la quantità sia inferiore alla cosiddetta “dose media”.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Efficacia Drogante: Anche una Piccola Dose può Costituire Spaccio

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha riaffermato un principio cruciale in materia di stupefacenti: la rilevanza penale della cessione di droga non dipende tanto dalla quantità, quanto dalla sua concreta efficacia drogante. Questo concetto è fondamentale per comprendere quando la vendita di sostanze, anche in dosi minime, integra il reato di spaccio. Analizziamo la decisione per capire le implicazioni pratiche.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un uomo arrestato in flagranza di reato e successivamente condannato per aver ceduto a una donna un involucro contenente 0,2 grammi di cocaina in cambio di una somma di denaro. Le forze dell’ordine, dopo aver osservato la scena, avevano perquisito entrambi i soggetti. La donna è stata trovata in possesso della dose appena acquistata, mentre all’uomo sono stati rinvenuti i 20 euro ricevuti e un’altra dose di cocaina nascosta nel cavo orale. Le successive perquisizioni, estese a un’abitazione abbandonata e alla residenza dell’imputato, hanno portato al ritrovamento di un bilancino di precisione, materiale per il confezionamento e ulteriori involucri di cocaina per un peso complessivo di 1,2 grammi.

La Difesa e il Principio di Efficacia Drogante

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su un unico motivo: la presunta inoffensività della condotta. La difesa sosteneva che la dose ceduta, contenente un principio attivo di 0,125 grammi, fosse inferiore alla soglia della singola dose media (fissata a 0,150 grammi) e, pertanto, non in grado di produrre un reale effetto stupefacente sull’acquirente, rendendo il fatto penalmente irrilevante.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna. I giudici hanno chiarito che, ai fini della configurabilità del reato di spaccio, il parametro decisivo non è il superamento della “dose media”, ma la presenza di una effettiva efficacia drogante. Qualsiasi quantitativo di sostanza che sia in grado di produrre, anche in misura minima, un effetto psicotropo e di alterare l’assetto neuropsichico dell’utilizzatore è sufficiente a rendere la condotta penalmente rilevante.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha basato la sua decisione su principi giurisprudenziali consolidati, tra cui una pronuncia delle Sezioni Unite. Si è affermato che la cessione di derivati di sostanze stupefacenti integra il reato previsto dall’art. 73 del d.P.R. 309/1990, a meno che tali derivati non siano concretamente privi di ogni efficacia drogante o psicotropa, in ossequio al principio di offensività.
Nel caso di specie, la dose ceduta conteneva una percentuale apprezzabile di principio attivo, solo di poco inferiore a quella che costituisce la dose media giornaliera. La difesa, inoltre, non aveva allegato elementi a sostegno di una totale assenza di effetto drogante. Gli argomenti relativi alla presunta assuefazione dell’acquirente, definita “consumatrice cronica” e quindi poco sensibile all’effetto, sono stati giudicati generici e come tali inidonei a scalfire l’impianto logico delle sentenze di merito.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza un orientamento rigoroso in tema di spaccio di stupefacenti. L’insegnamento è chiaro: per la legge, ciò che conta è la qualità della sostanza e la sua intrinseca capacità di nuocere, non solo la quantità. La vendita di una dose di droga è reato se la sostanza ha un’efficacia drogante, a prescindere dal fatto che sia inferiore a una soglia quantitativa predeterminata come la “dose media”. Di conseguenza, chi cede sostanze stupefacenti rischia una condanna penale anche per quantitativi molto piccoli, a patto che sia provata la loro attitudine a produrre un effetto psicotropo.

Vendere una dose di droga inferiore alla “dose media” è reato?
Sì, è reato se la sostanza possiede una concreta “efficacia drogante”, ovvero la capacità di produrre un effetto psicotropo, anche se minimo. Il superamento della soglia della dose media non è il criterio decisivo per la sussistenza del reato.

Cosa si intende per “efficacia drogante” di una sostanza?
Per efficacia drogante si intende la reale attitudine di una sostanza a produrre effetti psicotropi, cioè ad alterare lo stato e l’assetto neuropsichico di chi la assume. La condotta è penalmente irrilevante solo se la sostanza ne è completamente priva.

La tolleranza alla droga dell’acquirente abituale può rendere la vendita non punibile?
No. Secondo la Corte, le argomentazioni relative alla condizione di consumatore abituale e alla sua presunta ridotta sensibilità agli effetti della sostanza sono irrilevanti. La valutazione del reato si basa sulle caratteristiche oggettive della sostanza ceduta, non sulle condizioni soggettive dell’acquirente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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