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Effetto estensivo impugnazione: limiti e condizioni

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una donna che chiedeva l’estensione della prescrizione del reato, ottenuta dal coniuge coimputato in seguito a impugnazione, per bloccare un ordine di demolizione. La Corte ha ribadito che l’effetto estensivo dell’impugnazione non opera se la sentenza di condanna del coimputato non appellante è diventata definitiva prima del maturare della causa estintiva, come la prescrizione. In questo caso, la condanna della donna era passata in giudicato anni prima che la prescrizione fosse maturata.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Effetto Estensivo Impugnazione: Quando la Prescrizione Non Si Estende al Coimputato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 31810 del 2024, torna a fare chiarezza su un tema cruciale della procedura penale: l’effetto estensivo impugnazione. Il caso analizzato offre spunti fondamentali per comprendere i limiti di questo principio, specialmente quando la causa di estinzione del reato è la prescrizione. La Corte ha stabilito che il coimputato non appellante non può beneficiare della prescrizione dichiarata a favore dell’impugnante se la sua condanna è già passata in giudicato.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da due sentenze di condanna emesse nel 1996 nei confronti di due coniugi per reati di abusivismo edilizio. Mentre il marito decideva di impugnare le sentenze fino in Cassazione, la moglie sceglieva di non proporre appello. Di conseguenza, le sentenze di condanna nei suoi confronti diventavano definitive e irrevocabili già nel 1996.

Successivamente, la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso del marito, annullava senza rinvio le sentenze nei suoi confronti per intervenuta prescrizione del reato, maturata rispettivamente nel 1997 e nel 1998. Forte di questa decisione, la moglie avviava un incidente di esecuzione chiedendo la sospensione dell’ordine di demolizione delle opere abusive, sostenendo che l’effetto estensivo impugnazione avrebbe dovuto applicarsi anche a lei.

La Decisione della Corte e l’Effetto Estensivo Impugnazione

Il Tribunale di Napoli, in funzione di giudice dell’esecuzione, rigettava la richiesta della donna. La questione è quindi giunta dinanzi alla Suprema Corte, che ha confermato la decisione del Tribunale, dichiarando il ricorso inammissibile. La Cassazione ha riaffermato un principio consolidato, sancito dalle Sezioni Unite: la declaratoria di estinzione del reato per prescrizione non può estendersi al coimputato non impugnante se il giudicato di colpevolezza nei suoi confronti si è formato prima del verificarsi della causa estintiva stessa.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della motivazione risiede nell’interpretazione dell’articolo 587 del codice di procedura penale e nel principio della irrevocabilità della sentenza penale. La Corte ha chiarito che il fattore determinante è la cronologia degli eventi. Analizziamo i passaggi logici:

1. Formazione del Giudicato: Le sentenze di condanna a carico della ricorrente sono diventate irrevocabili nel 1996 (rispettivamente il 24 ottobre e il 12 dicembre), poiché ella non le aveva impugnate.
2. Maturazione della Prescrizione: La prescrizione dei reati contestati è maturata in date successive alla formazione del giudicato: il 5 maggio 1998 per un reato e il 27 dicembre 1997 per l’altro.

Poiché al momento del maturare della prescrizione la posizione della ricorrente era già definita da un giudicato di colpevolezza, l’effetto estintivo non poteva più operare retroattivamente su una situazione giuridica ormai consolidata e intangibile. L’effetto estensivo impugnazione non può ‘resuscitare’ una posizione processuale già conclusa con sentenza definitiva. In altre parole, il giudicato penale cristallizza la responsabilità dell’imputato e, una volta formatosi, preclude l’applicazione di cause estintive che maturino solo in un momento successivo.

Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce con fermezza un principio di certezza del diritto: la scelta di non impugnare una sentenza di condanna comporta conseguenze definitive. Il coimputato che presta acquiescenza alla decisione vede la sua posizione cristallizzarsi con il passaggio in giudicato, precludendosi la possibilità di beneficiare di esiti favorevoli ottenuti da altri coimputati in un momento successivo, come la declaratoria di prescrizione. La sentenza sottolinea l’importanza di una valutazione attenta e strategica delle scelte processuali, poiché l’istituto dell’effetto estensivo, pur essendo un principio di garanzia e di parità di trattamento, incontra un limite invalicabile nella formazione del giudicato penale.

L’estinzione del reato per prescrizione, ottenuta da un imputato che ha presentato ricorso, si estende sempre al coimputato che non ha impugnato la sentenza?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’effetto estensivo non si applica se la sentenza di condanna nei confronti del coimputato non impugnante è passata in giudicato (diventata definitiva) prima del momento in cui è maturata la prescrizione.

Qual è il principio chiave per applicare l’effetto estensivo dell’impugnazione in caso di prescrizione?
Il principio fondamentale è la cronologia degli eventi. La causa estintiva del reato, come la prescrizione, deve verificarsi prima che la sentenza di condanna per il coimputato non appellante diventi irrevocabile. Se il giudicato si forma prima, l’estensione è preclusa.

In questo caso, perché alla ricorrente è stata negata la sospensione dell’ordine di demolizione?
Le è stata negata perché le sue sentenze di condanna erano diventate definitive nel 1996. La prescrizione del reato, invece, è maturata solo successivamente, nel 1997 e nel 1998. Poiché il suo stato di condannata era già definitivo al momento della maturazione della prescrizione, non poteva beneficiare dell’esito favorevole del ricorso del coniuge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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