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Effetto estensivo appello: il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili due ricorsi relativi a una condanna per tentato furto aggravato. La sentenza chiarisce un punto fondamentale sull’effetto estensivo dell’appello: il coimputato non appellante non può ricorrere in Cassazione per ottenere i benefici della sentenza favorevole ottenuta da altri, ma deve agire in sede esecutiva. L’altro ricorso è stato respinto per genericità, in quanto mera ripetizione di motivi già disattesi in appello.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile e l’Effetto Estensivo dell’Appello: la Parola alla Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 26892 del 2024, offre importanti chiarimenti su due aspetti cruciali del processo penale: la specificità dei motivi di ricorso e i limiti di applicazione dell’effetto estensivo dell’appello. La Corte ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati condannati per tentato furto aggravato, stabilendo principi procedurali di notevole rilevanza pratica. Analizziamo la decisione per comprendere le ragioni giuridiche e le sue conseguenze.

I Fatti: Dal Tentativo di Furto al Ricorso in Cassazione

Il caso ha origine da una condanna di primo grado per furto aggravato consumato e tentato ai danni di una cooperativa di logistica. In appello, la Corte territoriale aveva parzialmente riformato la sentenza, assolvendo due degli imputati dal reato di furto consumato ma confermando la condanna per il tentativo. Quest’ultimo era stato ritenuto provato sulla base di una serie di atti concreti: la presenza di due camion sul luogo, il taglio delle reti di recinzione del magazzino e la preparazione di un varco per il trasporto della merce, azione interrotta solo dall’arrivo della Polizia.

Contro questa decisione, due degli imputati hanno proposto ricorso per Cassazione. Il primo ha contestato la sussistenza stessa del tentativo, ritenendo gli atti non “idonei e diretti in modo non equivoco”. Il secondo, che non aveva presentato appello, ha invece invocato la violazione dell’art. 587 c.p.p., lamentando la mancata estensione nei suoi confronti degli effetti favorevoli (l’assoluzione parziale) ottenuti dai coimputati.

La Questione Cruciale: L’Effetto Estensivo dell’Appello

Uno dei punti centrali della sentenza riguarda l’appello del coimputato che non aveva impugnato la sentenza di primo grado. Egli sosteneva che, poiché l’assoluzione parziale dei suoi complici si basava su motivi non puramente personali, la Corte d’Appello avrebbe dovuto estenderla automaticamente anche a lui. L’effetto estensivo dell’appello, disciplinato dall’art. 587 c.p.p., prevede proprio questo: un beneficio processuale ottenuto da un imputato si applica anche agli altri, a meno che non derivi da ragioni strettamente legate alla sua persona.

Tuttavia, la Cassazione ha respinto questa tesi, dichiarando il ricorso inammissibile e allineandosi a un orientamento giurisprudenziale consolidato.

L’Inammissibilità del Ricorso per Genericità

Per quanto riguarda il secondo ricorso, quello che contestava la configurabilità del tentativo di furto, la Corte lo ha liquidato come inammissibile per genericità. L’imputato si era limitato a riproporre le stesse doglianze già avanzate in appello, senza però confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata. La Corte d’Appello aveva spiegato in modo logico e coerente perché gli indizi (la presenza notturna vicino all’azienda, i camion pronti, la ricetrasmittente, il successivo ritrovamento della recinzione tagliata e della merce accatastata) costituissero prove sufficienti di un tentativo. Il ricorso, non contestando specificamente questo ragionamento, è stato considerato una mera reiterazione e quindi non meritevole di un esame nel merito.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha fornito motivazioni distinte e chiare per l’inammissibilità di entrambi i ricorsi.

Per il ricorso sull’effetto estensivo dell’appello, i giudici hanno ribadito un principio procedurale fondamentale: la sede per far valere questo diritto non è il giudizio di legittimità. L’imputato non appellante che ritiene di aver diritto all’estensione degli effetti favorevoli deve attendere che la sentenza diventi definitiva e poi sollevare la questione in fase esecutiva, attraverso l’istituto dell’incidente di esecuzione. La mancata citazione da parte della Corte d’Appello, secondo la Cassazione, equivale a una valutazione negativa implicita sull’estensibilità dei motivi, che non può essere sindacata per la prima volta in Cassazione.

Per il secondo ricorso, la Corte ha sottolineato che un’impugnazione di legittimità deve individuare un vizio specifico (logico o giuridico) nella sentenza impugnata. Non è sufficiente riproporre la propria versione dei fatti o contestare genericamente la valutazione delle prove operata dal giudice di merito. In assenza di un travisamento della prova o di un’illogicità manifesta, la valutazione del giudice d’appello è insindacabile.

Le Conclusioni

La sentenza consolida due importanti principi per la difesa penale. In primo luogo, un ricorso per cassazione deve essere mirato e specifico, attaccando le fondamenta logico-giuridiche della decisione precedente, altrimenti rischia una declaratoria di inammissibilità. In secondo luogo, e in modo ancora più netto, chiarisce la strada processuale per il coimputato non appellante: l’eventuale estensione dei benefici ottenuti da altri non si chiede in Cassazione, ma si fa valere dopo il giudicato, in sede di esecuzione della pena. Una lezione di strategia processuale che avvocati e imputati devono tenere bene a mente.

Un coimputato che non ha presentato appello può beneficiare della sentenza favorevole ottenuta da un altro?
Sì, può beneficiare dell’effetto estensivo dell’impugnazione se i motivi dell’accoglimento non sono strettamente personali. Tuttavia, secondo questa sentenza, tale diritto non va fatto valere con un ricorso per cassazione, bensì in un momento successivo, dopo che la sentenza è divenuta definitiva, attraverso un procedimento chiamato “incidente di esecuzione”.

Perché un ricorso per cassazione può essere dichiarato inammissibile per genericità?
Un ricorso è dichiarato inammissibile per genericità quando si limita a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte nei gradi di giudizio precedenti, senza confrontarsi in modo critico e specifico con la motivazione della sentenza che si intende impugnare.

Cosa implica la mancata citazione del coimputato non appellante nel giudizio d’appello?
Secondo la giurisprudenza citata nella sentenza, la mancata citazione del coimputato non appellante da parte del giudice d’appello implica una sua valutazione negativa circa la possibilità di estendere i motivi di impugnazione. L’imputato non può contestare tale mancanza direttamente in Cassazione, ma deve attendere la fase esecutiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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