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Effetti estensivi impugnazione: no se motivi personali

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per omicidio colposo che chiedeva l’estensione dell’assoluzione ottenuta dal suo coimputato. La Corte ha chiarito che gli effetti estensivi dell’impugnazione non si applicano se la decisione favorevole si basa su motivi strettamente personali, come la mancanza di prova sulla condotta specifica di un solo imputato, e non su elementi comuni a tutti.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Effetti Estensivi dell’Impugnazione: Quando l’Assoluzione del Coimputato Non Si Estende

Il principio degli effetti estensivi dell’impugnazione, disciplinato dall’articolo 587 del codice di procedura penale, rappresenta una garanzia fondamentale nel nostro ordinamento. Esso stabilisce che l’impugnazione proposta da un imputato può giovare anche ai coimputati che non hanno proposto ricorso, a patto che i motivi non siano di natura strettamente personale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto un’importante precisazione sui limiti di questa regola, in un caso relativo a un omicidio stradale con più persone coinvolte.

I Fatti di Causa

Due automobilisti venivano coinvolti in un sinistro stradale che causava la morte di una persona. All’esito del processo di primo grado, uno dei due conducenti (che chiameremo ‘conducente A’) veniva riconosciuto colpevole del reato di omicidio colposo. La sua sentenza diventava definitiva in quanto egli decideva di non presentare appello. L’altro automobilista (‘conducente B’), invece, impugnava la sentenza di condanna e la Corte d’Appello lo assolveva con la formula ‘il fatto non sussiste’.

Successivamente, il conducente A, la cui condanna era già passata in giudicato, si rivolgeva al giudice dell’esecuzione chiedendo che gli venissero estesi gli effetti favorevoli dell’assoluzione ottenuta dal coimputato. La sua richiesta veniva però respinta. Contro questa decisione, il conducente A proponeva ricorso per Cassazione, sostenendo che l’assoluzione con formula ‘il fatto non sussiste’ dovesse necessariamente applicarsi a tutti i coinvolti.

La Decisione della Corte di Cassazione e i Limiti degli Effetti Estensivi dell’Impugnazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e quindi inammissibile. I giudici hanno confermato la correttezza della decisione del giudice dell’esecuzione, sottolineando un punto cruciale: l’assoluzione del conducente B si basava su motivi esclusivamente personali e, pertanto, non poteva essere estesa al conducente A.

Il principio degli effetti estensivi dell’impugnazione non opera in modo automatico. È necessario che i motivi posti a fondamento della decisione favorevole non riguardino aspetti soggettivi o prove specifiche relative al solo imputato che ha presentato ricorso. Nel caso in esame, la distinzione tra le posizioni dei due imputati era netta.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha spiegato che le motivazioni della sentenza di appello erano chiare nel circoscrivere l’assoluzione alla sola posizione del conducente B. Nello specifico, la Corte territoriale aveva assolto B perché non era stato possibile accertare con certezza la velocità alla quale viaggiava il suo veicolo, rendendo impossibile stabilire un nesso di causalità tra la sua condotta e l’evento mortale. Questo elemento, ovvero la mancanza di prova sulla velocità, costituiva un motivo puramente personale.

Al contrario, per il conducente A (il ricorrente), era stato accertato che viaggiava a una velocità di 89 km/h e che era stato il suo veicolo a colpire quello della vittima. La sua responsabilità, quindi, poggiava su elementi di prova concreti e specifici, non intaccati dalle incertezze probatorie che avevano invece portato all’assoluzione del coimputato.

I giudici hanno inoltre chiarito che la formula assolutoria ‘il fatto non sussiste’ non deve essere interpretata in senso assoluto e decontestualizzato. Essa deve essere letta alla luce della motivazione della sentenza. In questo contesto, la formula significava che ‘il fatto imputato al conducente B’ (ovvero la sua specifica condotta colposa e il relativo nesso causale) non sussisteva per mancanza di prove, e non che l’intero evento storico dell’incidente non fosse accaduto o non costituisse reato.

Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce che il giudice dell’esecuzione ha il compito di analizzare in profondità la motivazione della sentenza favorevole ottenuta dal coimputato per verificare se i motivi siano o meno personali. L’estensione degli effetti dell’impugnazione non è un automatismo derivante dalla formula assolutoria utilizzata nel dispositivo, ma dipende dalla sostanza delle ragioni che hanno condotto a quella decisione. Quando l’assoluzione si fonda su una carenza probatoria che riguarda unicamente la posizione di un singolo imputato, come nel caso di specie, non vi è alcuna possibilità di estenderne gli effetti a chi, sulla base di prove diverse e autonome, è stato ritenuto responsabile.

L’assoluzione di un coimputato si estende sempre a chi non ha fatto appello?
No, l’estensione degli effetti favorevoli di un’impugnazione non si applica se i motivi della decisione sono ‘esclusivamente personali’, cioè se riguardano elementi che si riferiscono unicamente alla posizione dell’imputato che ha impugnato e non a quella degli altri.

Cosa si intende per motivi ‘esclusivamente personali’ in un processo penale?
Sono motivi che si basano su circostanze, condotte o prove che riguardano unicamente un singolo imputato. Nel caso analizzato, la mancanza di prova sulla velocità del veicolo del solo coimputato appellante è stata considerata un motivo esclusivamente personale che ha impedito l’estensione della sua assoluzione.

La formula assolutoria ‘il fatto non sussiste’ significa che l’evento non è mai accaduto?
No, non necessariamente. Questa formula deve essere interpretata alla luce della motivazione della sentenza. Nel caso di specie, significava che non era stato provato il ‘fatto’ di reato specifico addebitato al coimputato (la sua condotta colposa e il nesso di causa con l’evento), non che l’incidente stradale non fosse avvenuto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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