LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Eccezionali esigenze cautelari: la Cassazione decide

Un individuo, accusato di far parte di un’associazione per la falsificazione di valuta legata a un clan mafioso, ricorre contro una nuova ordinanza di custodia cautelare emessa dopo la scadenza della precedente. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, stabilendo che le eccezionali esigenze cautelari possono giustificare la misura sulla base della gravità dei fatti e della pericolosità del soggetto, senza la necessità di nuovi elementi di prova.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Eccezionali esigenze cautelari: quando si può rinnovare la custodia in carcere?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 44119/2024, si è pronunciata su un tema delicato della procedura penale: la possibilità di emettere una nuova ordinanza di custodia cautelare dopo che la precedente ha perso efficacia per decorrenza dei termini. Il fulcro della decisione ruota attorno al concetto di eccezionali esigenze cautelari, un presupposto che la legge richiede per giustificare una simile misura. Questa pronuncia chiarisce che la valutazione di tali esigenze non richiede necessariamente elementi nuovi, ma può fondarsi sulla straordinaria pericolosità desumibile dai fatti già noti.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un soggetto indagato per associazione a delinquere finalizzata alla detenzione e circolazione di valuta falsa, con l’aggravante di aver agevolato un’associazione di stampo camorristico. Una prima ordinanza di custodia cautelare in carcere nei suoi confronti aveva perso efficacia a causa del superamento dei termini procedurali previsti dall’articolo 309, comma 10, del codice di procedura penale.

Successivamente, il Giudice per le indagini preliminari emetteva una nuova ordinanza, confermata poi dal Tribunale del riesame. La difesa dell’indagato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando principalmente due aspetti:
1. L’assenza delle eccezionali esigenze cautelari richieste dalla legge per rinnovare la misura, sostenendo che i giudici si fossero limitati a ripetere le motivazioni della prima ordinanza, senza considerare elementi che, a dire della difesa, dimostravano una diminuzione della pericolosità.
2. La carenza di gravi indizi di colpevolezza per alcuni specifici reati-fine, contestando che la mera partecipazione all’associazione potesse giustificare l’attribuzione automatica di singoli episodi delittuosi.

L’Analisi delle Eccezionali Esigenze Cautelari da parte della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo importanti chiarimenti sul concetto di eccezionali esigenze cautelari. I giudici hanno specificato che questo requisito non impone la presenza di “fatti nuovi” o sopravvenuti rispetto alla situazione precedente. Piuttosto, si riferisce a una pericolosità di intensità straordinaria, tale da rendere indispensabile la misura coercitiva per proteggere la collettività.

Nel caso specifico, il Tribunale del riesame aveva correttamente motivato la sussistenza di tali esigenze sulla base di diversi elementi:
* La natura e la struttura dell’organizzazione criminale, operante a livello internazionale con elevata professionalità e capace di causare un ingente danno economico.
* Il ruolo cruciale ricoperto dall’indagato, descritto come figura di primo piano e custode fiduciario delle banconote false.
* L’elevata capacità a delinquere del sodalizio, che aveva continuato a operare nonostante arresti e sequestri.
* I precedenti penali specifici dell’indagato in materia di falso e contrabbando, che confermavano la sua indole criminale.

La Cassazione ha ritenuto questa motivazione logica e congrua, respingendo le argomentazioni della difesa come un tentativo di ottenere una nuova valutazione del merito, non consentita in sede di legittimità.

La Questione dei Gravi Indizi di Colpevolezza

Anche riguardo alla contestazione sui gravi indizi di colpevolezza per specifici reati, la Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile. Pur ribadendo il principio per cui l’indagato ha sempre interesse a contestare ogni singola imputazione che concorre a giustificare la sua detenzione, i giudici hanno confermato la logicità del ragionamento del Tribunale del riesame. Quest’ultimo aveva basato la sua decisione su intercettazioni dalle quali emergeva chiaramente il coinvolgimento dell’indagato come parte integrante di un gruppo che agiva “all’unisono”, desumendone logicamente il suo concorso anche nei singoli reati-fine.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione di inammissibilità sul principio consolidato secondo cui il giudizio di legittimità non può trasformarsi in un terzo grado di merito. Il compito della Cassazione è verificare la coerenza logica e la correttezza giuridica della motivazione del provvedimento impugnato, non riesaminare le prove. Nel caso di specie, il Tribunale del riesame aveva fornito una motivazione solida, coerente e priva di vizi logici per giustificare sia la sussistenza dei gravi indizi sia, soprattutto, la presenza delle eccezionali esigenze cautelari. La valutazione sulla pericolosità dell’indagato, basata sul suo ruolo, sui suoi precedenti e sulla portata dell’associazione criminale, è stata ritenuta sufficiente a integrare quel “quid pluris” di pericolosità richiesto dalla norma.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la perdita di efficacia di una misura cautelare per decorrenza dei termini non crea un’immunità per l’indagato. È possibile emettere una nuova ordinanza se i fatti, pur essendo gli stessi, delineano un quadro di pericolosità sociale di tale gravità da essere qualificata come “eccezionale”. L’eccezionalità non risiede in elementi nuovi, ma nell’intensità straordinaria del pericolo che l’indagato, se lasciato in libertà, continuerebbe a rappresentare per la collettività. Questa decisione consolida un orientamento volto a bilanciare le garanzie procedurali con l’inderogabile necessità di tutela della sicurezza pubblica di fronte a fenomeni criminali di particolare allarme sociale.

Quando si può emettere una nuova misura cautelare dopo la scadenza dei termini della precedente?
Secondo la sentenza, è possibile emettere una nuova misura cautelare ai sensi dell’art. 309, comma 10, c.p.p., quando sussistono ‘eccezionali esigenze cautelari’. Queste non richiedono necessariamente elementi nuovi, ma si identificano in una situazione di pericolo per la collettività di consistenza e intensità straordinaria.

Cosa si intende per ‘eccezionali esigenze cautelari’?
Si tratta di un pericolo di intensità superiore a quello ordinariamente richiesto per l’applicazione di una misura cautelare. La loro sussistenza può essere desunta da elementi come la gravità dei fatti, l’elevata capacità criminale del soggetto, il suo ruolo in un’organizzazione complessa e pericolosa, e il rilevante danno sociale prodotto dall’attività illecita.

L’imputato ha sempre interesse a impugnare una singola accusa cautelare, anche se ve ne sono altre che giustificano la detenzione?
Sì. La Corte, richiamando un principio delle Sezioni Unite, afferma che l’indagato ha sempre interesse a ricorrere contro un provvedimento restrittivo anche se l’impugnazione riguarda una sola delle imputazioni, poiché il venir meno del titolo cautelare anche solo per un reato rende meno gravosa la sua posizione difensiva e può consentire il riacquisto della libertà se anche le altre accuse dovessero cadere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati