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Eccessività della pena: quando è infondata l’accusa

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5560/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso per la presunta eccessività della pena inflitta per resistenza a pubblico ufficiale. La decisione è fondata sulla corretta valutazione da parte del giudice di merito della gravità del fatto, caratterizzato da crescente aggressività, e sulla personalità negativa dell’imputato, gravato da precedenti penali. La Corte ha ritenuto giustificata una pena leggermente superiore al minimo edittale.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Eccessività della Pena: La Cassazione Conferma la Condanna per Resistenza a Pubblico Ufficiale

L’ordinanza n. 5560 del 2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui criteri di valutazione dell’eccessività della pena. Il caso esaminato riguarda un ricorso presentato da un imputato condannato per resistenza a pubblico ufficiale, il quale lamentava una sanzione sproporzionata. La Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo manifestamente infondato e confermando la decisione dei giudici di merito.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine durante un controllo di routine a bordo di un treno. Un individuo, alla richiesta di esibire il documento di viaggio, ha reagito con un’escalation di aggressività nei confronti del controllore. La situazione è degenerata al punto che l’imputato ha brandito una bottiglia di vetro in modo minaccioso. Per questo comportamento, è stato condannato per il reato di cui all’art. 337 del codice penale (resistenza a un pubblico ufficiale). In sede di appello, la pena era stata determinata in una misura leggermente superiore al minimo edittale previsto dalla legge.

Il Ricorso per Eccessività della Pena

L’unico motivo di ricorso presentato alla Corte di Cassazione si concentrava sull’asserita eccessività della pena. La difesa sosteneva che la sanzione fosse sproporzionata rispetto alla reale entità del fatto commesso. Tuttavia, per la Suprema Corte, questa doglianza non ha trovato fondamento.

La valutazione della congruità della pena è un compito demandato primariamente al giudice di merito, il quale deve motivare la propria decisione tenendo conto di specifici parametri. Il sindacato della Cassazione su questo punto è limitato alla verifica della logicità e coerenza della motivazione, senza poter entrare nel merito della quantificazione stessa della pena.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, condividendo pienamente le argomentazioni della Corte d’Appello. I giudici hanno sottolineato che la pena, seppur leggermente superiore al minimo, era stata giustificata in modo logico e coerente. In particolare, sono stati valorizzati due elementi cruciali:

1. La gravità del fatto: La condotta dell’imputato è stata descritta come un ‘crescendo di aggressività’. La minaccia, attuata brandendo una bottiglia di vetro, è stata considerata sproporzionata e particolarmente grave, data la circostanza (un controllo di documenti su un mezzo pubblico) e il contesto.

2. La personalità dell’imputato: È stata considerata la ‘negativa personalità’ del soggetto, desunta dalla presenza di precedenti penali. Questo elemento, previsto dalla legge come criterio per la commisurazione della pena, indica una maggiore pericolosità sociale o una tendenza a delinquere, giustificando una sanzione più severa rispetto a un incensurato.

Di conseguenza, la Corte ha concluso che la richiesta di riduzione della pena era manifestamente infondata. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio consolidato nella giurisprudenza: un ricorso basato esclusivamente sulla presunta eccessività della pena ha scarse probabilità di successo se la decisione del giudice di merito è supportata da una motivazione logica e aderente ai fatti. La gravità concreta del comportamento e la personalità dell’imputato, inclusi i suoi precedenti, sono fattori determinanti che possono legittimamente portare a una pena superiore al minimo edittale. La decisione sottolinea come il potere discrezionale del giudice nella quantificazione della pena, se correttamente esercitato e motivato, non sia censurabile in sede di legittimità.

Quando un ricorso per eccessività della pena viene considerato infondato?
Un ricorso è considerato manifestamente infondato quando i giudici di merito hanno correttamente motivato la quantificazione della pena, basandosi su argomentazioni logiche e coerenti con i fatti, come la gravità della condotta e la personalità dell’imputato.

Quali elementi valuta il giudice per determinare la giusta pena?
Il giudice valuta diversi elementi, tra cui la gravità del fatto (le modalità dell’azione, l’intensità del dolo o della colpa), e la personalità del reo, desumibile anche dai suoi precedenti penali e dal suo comportamento processuale.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Se il ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. La condanna impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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