LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Eccessività della pena: quando è inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 44176/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che contestava l’eccessività della pena. La Corte ha ribadito che la determinazione della sanzione rientra nella discrezionalità del giudice di merito e non può essere sindacata in sede di legittimità, a meno che la motivazione non sia manifestamente illogica. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Eccessività della pena: la Cassazione chiarisce i limiti del ricorso

Quando una pena viene percepita come ingiusta o sproporzionata, sorge spontanea la domanda: è possibile contestarla? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, torna a fare chiarezza su un punto cruciale del diritto processuale penale: i limiti all’impugnazione per eccessività della pena. Questa decisione sottolinea un principio fondamentale: la quantificazione della sanzione è un’attività quasi esclusiva del giudice di merito, e il sindacato della Suprema Corte è estremamente limitato.

Il Caso in Analisi

Un imputato, condannato dalla Corte d’Appello di Genova, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando un unico motivo: l’eccessività della pena inflittagli. Secondo la difesa, i giudici dei gradi precedenti non avrebbero valutato correttamente le circostanze, applicando una sanzione sproporzionata rispetto alla gravità del fatto e alla personalità dell’imputato.

La Decisione della Cassazione e l’Eccessività della Pena

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un orientamento giurisprudenziale consolidato e granitico. Gli Ermellini hanno ribadito che la ‘graduazione della pena’, ovvero la scelta della sua esatta misura all’interno della cornice edittale prevista dalla legge, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito.

Questo potere non è assoluto, ma deve essere esercitato seguendo i criteri guida indicati dagli articoli 132 e 133 del Codice Penale, che impongono al giudice di tenere conto della gravità del reato e della capacità a delinquere del colpevole.

Il Principio della Discrezionalità e l’Onere di Motivazione

La Corte Suprema non è un ‘terzo grado di giudizio’ in cui si possono rivalutare i fatti. Il suo compito, in ‘sede di legittimità’, è verificare che la legge sia stata applicata correttamente. Pertanto, un ricorso che si limita a contestare l’entità della pena, senza individuare un vizio di legge o un’aperta illogicità nella motivazione della sentenza impugnata, è destinato a fallire.

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che il giudice d’appello avesse adeguatamente motivato la sua decisione, facendo riferimento a elementi specifici (richiamati alle pagine 4 e 5 della sentenza) che giustificavano la misura della pena scelta. L’onere argomentativo del giudice di merito era stato, quindi, pienamente assolto.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si basano sulla netta distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. La valutazione delle circostanze aggravanti e attenuanti, la determinazione della pena base e gli eventuali aumenti o diminuzioni sono attività che implicano un’analisi approfondita dei fatti e della personalità dell’imputato, compito che spetta unicamente al Tribunale e alla Corte d’Appello. La Cassazione può intervenire solo se la motivazione fornita è ‘manifestamente infondata’, ovvero se è talmente irragionevole da equivalere a una sua totale assenza. Poiché nel caso di specie la motivazione esisteva ed era congrua, il ricorso non poteva che essere dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni

La pronuncia conferma che la strada per contestare l’eccessività della pena in Cassazione è estremamente stretta. Non basta sostenere che la sanzione sia ‘troppo alta’; è necessario dimostrare che il giudice di merito abbia violato la legge nell’esercitare il suo potere discrezionale o abbia fornito una giustificazione illogica o contraddittoria. Per il ricorrente, la dichiarazione di inammissibilità comporta non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria di 3.000 euro alla Cassa delle ammende, a testimonianza della serietà con cui l’ordinamento considera i ricorsi non consentiti.

È possibile contestare in Cassazione una pena ritenuta troppo alta?
Di norma, no. La Corte di Cassazione ha ribadito che la determinazione della misura della pena è un potere discrezionale del giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non è riesaminabile in sede di legittimità, se non per vizi di legge o motivazione manifestamente illogica.

Quali sono i criteri che il giudice deve seguire per decidere l’entità della pena?
Il giudice deve attenersi ai principi enunciati negli articoli 132 e 133 del codice penale, valutando la gravità del reato (considerando la natura, i mezzi, l’oggetto, il tempo, il luogo e ogni altra modalità dell’azione, la gravità del danno o del pericolo cagionato alla persona offesa, e l’intensità del dolo o il grado della colpa) e la capacità a delinquere del colpevole.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende come sanzione per aver proposto un ricorso non consentito dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati