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Dosimetria pena: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante la dosimetria della pena. La decisione si basa su due principi fondamentali: la genericità del motivo di ricorso e il fatto che la pena applicata era già il minimo previsto dalla legge. L’ordinanza ribadisce che, in caso di pena minima, il giudice non è tenuto a fornire una motivazione dettagliata, essendo sufficiente il richiamo al criterio di adeguatezza.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dosimetria Pena: L’Inammissibilità del Ricorso Generico contro la Pena Minima

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha riaffermato un principio cruciale in materia di dosimetria pena e di requisiti di ammissibilità del ricorso. Il caso in esame offre uno spunto fondamentale per comprendere quando un’impugnazione sulla quantificazione della sanzione rischia di essere respinta in partenza, con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria. Analizziamo la decisione per capire le ragioni giuridiche e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Un imputato, a seguito di una condanna confermata dalla Corte d’Appello di Bologna, ha presentato ricorso per cassazione. L’unico motivo di doglianza sollevato riguardava la dosimetria pena. Nello specifico, il ricorrente lamentava una presunta violazione dell’articolo 133 del codice penale e vizi motivazionali nella sentenza di secondo grado, senza però articolare in modo specifico le proprie censure.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla dosimetria pena

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un duplice ordine di ragioni: la genericità del motivo d’appello e, soprattutto, la circostanza che la pena inflitta all’imputato era già stata fissata nel minimo edittale previsto dalla norma incriminatrice. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha articolato il suo ragionamento seguendo due filoni principali, entrambi determinanti per l’esito del giudizio.

1. La Genericità e Indeterminatezza del Ricorso

Il primo punto toccato dai giudici riguarda i requisiti formali dell’atto di impugnazione. Ai sensi dell’articolo 581 del codice di procedura penale, il ricorso deve enunciare in modo puntuale e specifico gli elementi di fatto e di diritto che ne costituiscono il fondamento. Nel caso di specie, il ricorso si limitava a una censura generica della violazione dei criteri di dosimetria pena, senza indicare quali elementi fossero stati erroneamente valutati o trascurati dal giudice d’appello. Questa indeterminatezza, secondo la Corte, non permette al giudice dell’impugnazione di esercitare il proprio sindacato, rendendo l’atto inammissibile.

2. Il Principio della Pena al Minimo Edittale

L’argomento decisivo, tuttavia, risiede nel merito della questione. La pena inflitta al ricorrente era già la più bassa possibile per il reato contestato (il cosiddetto ‘minimo edittale’). Su questo punto, la Cassazione ha richiamato un consolidato orientamento giurisprudenziale (tra cui Sez. 4, n. 46412/2015 e Sez. U, n. 12778/2020), secondo cui non è necessaria una motivazione specifica e dettagliata da parte del giudice quando la pena viene fissata al minimo.

In tali circostanze, è sufficiente il semplice richiamo al criterio di ‘adeguatezza’ della pena, poiché in esso si considerano implicitamente soddisfatti tutti i parametri indicati dall’art. 133 c.p. (gravità del reato, capacità a delinquere del reo). Al contrario, un obbligo di motivazione rafforzata sorge solo quando il giudice decide di irrogare una sanzione di gran lunga superiore alla misura media prevista dalla legge.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per la difesa. Impugnare la dosimetria pena è un’opzione valida solo se supportata da argomentazioni specifiche e concrete. Proporre un ricorso generico, specialmente quando la pena applicata è già quella minima, è una strategia non solo inefficace, ma controproducente. Comporta infatti una declaratoria di inammissibilità e l’aggiunta di ulteriori oneri economici per l’imputato, come il pagamento delle spese processuali e della sanzione a favore della Cassa delle ammende. La decisione, pertanto, rafforza la necessità di una redazione attenta e motivata degli atti di impugnazione, evitando censure pretestuose o prive di un solido fondamento giuridico.

Perché il ricorso sulla dosimetria della pena è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per due motivi principali: era formulato in modo generico e indeterminato, senza specificare i punti della decisione impugnata, e la pena inflitta era già il minimo previsto dalla legge per quel reato.

Quando il giudice è tenuto a motivare in modo dettagliato la quantità della pena?
Secondo la Corte, una motivazione specifica e dettagliata sulla quantità della pena è necessaria soltanto quando questa è di gran lunga superiore alla misura media prevista dalla legge per il reato commesso.

È necessaria una motivazione specifica se la pena è fissata al minimo edittale?
No. L’ordinanza chiarisce che se la pena è fissata nel minimo previsto dalla legge, non è necessaria una motivazione specifica e dettagliata, essendo sufficiente il richiamo al criterio di adeguatezza della sanzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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