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Dosimetria pena: i limiti del ricorso in Cassazione

Un ricorso contro la dosimetria della pena per furto aggravato è stato dichiarato inammissibile. La Cassazione ha ribadito che la valutazione della pena è un potere discrezionale del giudice di merito, non sindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica e la pena si attesta sul minimo edittale.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dosimetria della Pena: i Limiti del Ricorso in Cassazione

La determinazione della giusta pena è uno dei compiti più delicati del giudice. Questo processo, noto come dosimetria della pena, è guidato da precisi criteri di legge ma lascia al magistrato un margine di discrezionalità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 45099/2024) ci offre l’occasione per approfondire i confini di questo potere e i limiti entro cui la decisione del giudice può essere contestata in sede di legittimità.

Il Caso in Esame: Un Ricorso contro la Quantificazione della Pena

Il caso trae origine dal ricorso di un individuo, condannato dalla Corte d’Appello per furto in abitazione aggravato in concorso. L’unico motivo di contestazione sollevato davanti alla Corte di Cassazione riguardava la concreta dosimetria della pena applicata. Secondo il ricorrente, la sanzione inflitta non era congrua. Egli, tuttavia, non ha articolato una critica specifica al percorso logico-giuridico seguito dalla Corte territoriale, ma ha sostanzialmente chiesto una nuova e diversa valutazione sulla congruità della pena.

La Decisione della Cassazione sulla Dosimetria della Pena

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio consolidato in giurisprudenza. La decisione si fonda su una chiara distinzione tra il giudizio di merito, dove si valutano i fatti e si commisura la pena, e il giudizio di legittimità, dove la Cassazione verifica solo la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

Il Principio della Discrezionalità del Giudice di Merito

I giudici di legittimità hanno ricordato che la graduazione della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Tale potere deve essere esercitato nel rispetto dei principi stabiliti dagli articoli 132 e 133 del Codice Penale, che impongono al giudice di tenere conto della gravità del reato e della capacità a delinquere del colpevole. Finché il giudice si attiene a questi criteri e fornisce una motivazione non illogica, la sua scelta non è sindacabile in Cassazione.

L’Inammissibilità del Ricorso per una Nuova Valutazione

Il ricorso che mira a ottenere una nuova valutazione della congruità della pena, senza contestare vizi logici o violazioni di legge nella motivazione della sentenza impugnata, è destinato all’inammissibilità. La Corte di Cassazione non è un ‘terzo grado’ di giudizio dove si possono rivalutare i fatti, ma un organo che garantisce l’uniforme interpretazione della legge.

Le Motivazioni della Corte

Nel caso specifico, la Corte ha osservato come la Corte d’Appello avesse correttamente motivato la propria decisione. I giudici di secondo grado avevano dato atto dei criteri seguiti per esercitare il loro potere discrezionale e, aspetto rilevante, avevano evidenziato che la pena concretamente inflitta si collocava in corrispondenza del minimo edittale previsto dalla legge per quel reato. Di fronte a una motivazione logica e a una pena fissata al livello più basso possibile, ogni ulteriore doglianza sulla sua presunta eccessività è risultata infondata. Di conseguenza, oltre a dichiarare l’inammissibilità, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma che la strategia difensiva in Cassazione non può limitarsi a una generica lamentela sull’entità della pena. Per avere successo, un ricorso deve individuare e dimostrare specifici vizi della sentenza impugnata, come una motivazione manifestamente illogica, contraddittoria o la violazione di una precisa norma di legge in materia di dosimetria della pena. In assenza di tali elementi, il potere discrezionale del giudice di merito rimane insindacabile, specialmente quando la sanzione si attesta sui minimi previsti dalla legge.

È possibile contestare in Cassazione la quantità della pena decisa da un giudice?
No, non è possibile chiedere alla Corte di Cassazione una nuova valutazione sulla congruità della pena. Il ricorso è ammissibile solo se si contesta una violazione di legge o un vizio logico nella motivazione con cui il giudice di merito ha determinato la sanzione.

Quali sono i criteri che il giudice deve seguire per decidere la pena?
Il giudice deve esercitare il suo potere discrezionale attenendosi ai principi degli articoli 132 e 133 del Codice Penale, valutando la gravità del reato (natura, mezzi, oggetto, danno) e la capacità a delinquere del colpevole (precedenti, condotta).

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Quando la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, non esamina il merito della questione. La sentenza impugnata diventa definitiva e, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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