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Dosimetria della pena: quando motivare la sanzione

La Corte di Cassazione chiarisce i limiti dell’obbligo di motivazione nella dosimetria della pena. In un caso di guida in stato di ebbrezza, la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che lamentava una motivazione insufficiente sulla sanzione inflitta. Il principio affermato è che il giudice non è tenuto a una spiegazione dettagliata quando la pena si attesta su valori medi o vicini al minimo edittale, essendo sufficiente il richiamo alla congruità della sanzione. Solo pene significativamente superiori alla media richiedono una motivazione specifica e approfondita.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dosimetria della pena: l’obbligo di motivazione del giudice ha dei limiti

La dosimetria della pena rappresenta uno dei momenti più delicati del processo penale, in cui il giudice è chiamato a tradurre in una sanzione concreta la responsabilità penale dell’imputato. Ma fino a che punto deve spingersi il giudice nel motivare la sua scelta? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’obbligo di motivazione è stringente solo quando la pena si discosta significativamente dalla media edittale. Analizziamo insieme il caso per capire le implicazioni pratiche di questa decisione.

I fatti del caso

Un soggetto veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di guida in stato di ebbrezza, previsto dall’articolo 186 del Codice della Strada. La pena inflitta era di dieci giorni di arresto e 1250 euro di ammenda. Ritenendo la sanzione eccessiva e la sua quantificazione non adeguatamente motivata, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione con riferimento all’articolo 133 del codice penale, la norma che elenca i criteri guida per la commisurazione della pena.

La decisione della Cassazione sulla dosimetria della pena

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Secondo gli Ermellini, la sentenza della Corte d’Appello era sorretta da un apparato argomentativo coerente, avendo ritenuto congrua la pena inflitta in primo grado. La decisione si fonda su un orientamento giurisprudenziale consolidato, che modula l’onere di motivazione del giudice in base all’entità della pena irrogata.

Le motivazioni

Il cuore della decisione risiede nella distinzione operata dalla Corte. Una motivazione specifica e dettagliata sulla dosimetria della pena è richiesta solo in due casi:

1. Quando la sanzione si avvicina al massimo edittale previsto dalla legge.
2. Quando la sanzione è di gran lunga superiore alla misura media.

Al di fuori di queste ipotesi, la scelta del giudice di infliggere una pena contenuta entro la media o prossima al minimo edittale rientra nella sua piena discrezionalità. In tali circostanze, per assolvere all’obbligo di motivazione, è sufficiente che il giudice utilizzi espressioni sintetiche come “pena congrua”, “pena equa” o che faccia un generico riferimento alla gravità del reato o alla capacità a delinquere dell’imputato.

Nel caso di specie, la pena inflitta non era affatto sproporzionata o vicina al massimo, pertanto non era necessaria una spiegazione analitica dei criteri seguiti. La valutazione della Corte di merito è stata considerata insindacabile, poiché basata su una corretta applicazione dei principi giurisprudenziali.

Le conclusioni

Questa ordinanza conferma che non ogni lamentela sulla quantità della pena può trovare accoglimento in Cassazione. La discrezionalità del giudice di merito nella commisurazione della sanzione è molto ampia, specialmente quando si attesta su livelli non elevati. Per la difesa, ciò significa che un ricorso basato esclusivamente sulla dosimetria della pena ha probabilità di successo solo se si può dimostrare che la sanzione è palesemente sproporzionata e illogica, oppure se il giudice ha irrogato una pena vicina al massimo senza fornire una giustificazione adeguata e puntuale.

Il giudice deve sempre spiegare dettagliatamente perché ha scelto una certa pena?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una motivazione dettagliata è necessaria solo quando la pena inflitta è di gran lunga superiore alla media o si avvicina al massimo previsto dalla legge. Per pene medie o vicine al minimo, sono sufficienti espressioni sintetiche come “pena congrua”.

Quando è necessaria una motivazione specifica sulla dosimetria della pena?
Una motivazione specifica e dettagliata è richiesta quando la sanzione è determinata in misura prossima al massimo edittale o comunque sensibilmente superiore alla media, poiché in questi casi la scelta del giudice si discosta dalla normalità e richiede una giustificazione più approfondita.

Cosa succede se un ricorso sulla dosimetria della pena viene dichiarato inammissibile?
Se il ricorso è dichiarato inammissibile, la condanna diventa definitiva. Il ricorrente, oltre a dover scontare la pena stabilita, è condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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