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Dosimetria della pena: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato contro la sentenza di condanna per un reato di droga. L’ordinanza stabilisce che la dosimetria della pena è censurabile in sede di legittimità solo per manifesta illogicità, e che una motivazione sintetica o implicita da parte del giudice di merito è sufficiente se non arbitraria, specialmente in presenza di elementi come la reiterazione del reato e l’ingente quantitativo di stupefacente.

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Pubblicato il 16 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dosimetria della pena: i Limiti del Ricorso in Cassazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato i confini molto stretti entro cui è possibile contestare la dosimetria della pena in sede di legittimità. Il caso riguardava un ricorso presentato contro una sentenza di condanna della Corte d’Appello per un reato legato agli stupefacenti. La Suprema Corte, dichiarando il ricorso inammissibile, ha fornito importanti chiarimenti sui poteri del giudice di merito e sui limiti del sindacato della Cassazione, specialmente riguardo la motivazione sulla quantificazione della sanzione.

I Fatti del Processo

Il ricorrente aveva impugnato la sentenza della Corte d’Appello di Bari, lamentando un’errata valutazione da parte dei giudici nella determinazione del trattamento sanzionatorio. In particolare, le critiche si concentravano sulla mancata concessione delle attenuanti generiche in misura più favorevole e sul giudizio di comparazione tra circostanze, elementi che concorrono a definire l’entità finale della condanna.

La Decisione della Corte sulla Dosimetria della Pena

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente le argomentazioni del ricorrente, giudicando il suo appello inammissibile. Secondo gli Ermellini, la decisione impugnata era sorretta da un apparato argomentativo solido e coerente, che soddisfaceva pienamente l’obbligo di motivazione. Il punto centrale della decisione è che il sindacato di legittimità sulla dosimetria della pena non può trasformarsi in una nuova valutazione del merito dei fatti, ma deve limitarsi a verificare la presenza di un’evidente illogicità o di un arbitrio nel ragionamento del giudice.

Le Motivazioni: la Validità della Motivazione Sintetica

La Corte ha ribadito un principio consolidato nella sua giurisprudenza: in materia di determinazione della pena, la motivazione del giudice può essere anche implicita o espressa con formule sintetiche (come, ad esempio, “si ritiene congrua”). Non è necessario un’analisi dettagliata di ogni singolo elemento preso in considerazione ai sensi dell’art. 133 del codice penale.

Nel caso specifico, i giudici di merito avevano plausibilmente fondato la loro decisione su due elementi cruciali:
1. La reiterazione delle condotte illecite: un dato che depone a sfavore dell’imputato.
2. La quantità di principio attivo: lo stupefacente sequestrato era tale da poter ricavare ben 103 dosi.

Questi fattori, secondo la Cassazione, costituiscono una base logica e non arbitraria per giustificare la pena inflitta e per bilanciare le circostanze in modo non favorevole all’imputato. Di conseguenza, non essendo emersa alcuna illogicità manifesta nel percorso argomentativo della Corte d’Appello, il ricorso non poteva che essere dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame conferma che le possibilità di ottenere una riforma della pena in Cassazione sono estremamente limitate. La difesa che intende contestare la dosimetria della pena non può limitarsi a sostenere che la sanzione sia eccessiva, ma deve individuare e dimostrare un vizio specifico nel ragionamento del giudice, come una contraddizione palese o una palese irragionevolezza. La decisione rafforza la discrezionalità dei giudici di merito nella valutazione degli elementi di cui all’art. 133 c.p., riconoscendo la validità di motivazioni concise purché ancorate a dati di fatto concreti e pertinenti, come la gravità del reato e la storia criminale dell’imputato.

È possibile contestare in Cassazione la misura della pena decisa dal giudice?
Sì, ma solo a condizioni molto ristrette. Il ricorso è ammissibile unicamente se si dimostra che il ragionamento del giudice è stato manifestamente illogico, arbitrario o viziato da un’errata applicazione della legge, non semplicemente perché la pena è ritenuta troppo severa.

La motivazione sulla pena può essere breve o implicita?
Sì. La Corte di Cassazione ammette costantemente che la motivazione sulla determinazione della pena possa essere sintetica (ad es. “si ritiene congrua”) o addirittura implicita, purché la decisione non sia il frutto di un mero arbitrio ma si basi su elementi concreti.

Quali elementi ha considerato il giudice in questo caso per determinare la pena?
Nel caso di specie, i giudici hanno basato la loro valutazione su due fattori principali: la reiterazione delle condotte illecite da parte dell’imputato e l’ingente quantitativo di stupefacente, dal quale si sarebbero potute ricavare 103 dosi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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