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Dosimetria della pena: quando è legittimo l’aumento?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una condanna per detenzione di un ingente quantitativo di stupefacenti. La Corte ha confermato la legittimità della dosimetria della pena, stabilita ben al di sopra del minimo edittale, ritenendo la decisione dei giudici di merito correttamente motivata dalla gravità del reato, desunta dalla quantità della sostanza (3,20 kg di hashish), e dalla capacità a delinquere dell’imputato, emersa dai suoi precedenti penali.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dosimetria della Pena: I Criteri per una Sanzione Superiore al Minimo

La determinazione della giusta pena è uno dei compiti più delicati del giudice. L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione sulla dosimetria della pena, chiarendo quando e perché è legittimo discostarsi dal minimo previsto dalla legge. Il caso riguarda un ricorso contro una condanna per detenzione di stupefacenti, ritenuta eccessiva dal condannato. La Corte, tuttavia, ha confermato la decisione, ritenendola correttamente motivata.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva condannato dalla Corte d’Appello a una pena di quattro anni e sei mesi di reclusione e 18.000 euro di multa per la detenzione di un notevole quantitativo di sostanza stupefacente (3,20 kg di hashish). L’imputato decideva di ricorrere in Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio motivazionale proprio in relazione alla dosimetria della pena. A suo dire, la sanzione era eccessiva, poiché la pena base era stata fissata a un livello ampiamente superiore al minimo edittale previsto dall’art. 73, comma 4, del d.P.R. 309/90, senza un’adeguata considerazione dei motivi d’appello.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici di legittimità hanno ritenuto i motivi presentati manifestamente infondati, generici e assertivi. Il ricorso, infatti, si limitava a riproporre censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello con argomentazioni giuridiche corrette e una motivazione sufficiente e non illogica. La Cassazione ha sottolineato che il ricorrente non si è confrontato adeguatamente con la motivazione della sentenza impugnata, che risultava invece logica, congrua e corretta in punto di diritto.

La Corretta Applicazione della Dosimetria della Pena

Il fulcro della decisione risiede nella validazione dell’operato dei giudici di merito riguardo alla dosimetria della pena. La Corte ha ribadito che il giudice ha il dovere di motivare la determinazione della pena, specialmente quando si discosta significativamente dal minimo edittale. In questo caso, la Corte d’Appello aveva adempiuto a tale onere in modo impeccabile.

Le Motivazioni

La motivazione per una pena superiore al minimo era basata su due elementi chiave, ritenuti pienamente legittimi dalla Cassazione:

1. La gravità del reato: Il dato ponderale della sostanza stupefacente (ben 3,20 kg di hashish) è stato considerato un indice inequivocabile della gravità della condotta, giustificando un trattamento sanzionatorio più severo.
2. La capacità a delinquere: I giudici di merito hanno desunto la capacità a delinquere dell’imputato dai suoi molteplici precedenti penali. Questo elemento, indicativo di una certa propensione al crimine, è un fattore rilevante che il giudice può e deve considerare nel calibrare la pena.

La Corte ha quindi concluso che la motivazione della Corte d’Appello era coerente e giuridicamente corretta, immune da vizi di legittimità. I motivi del ricorso, non affrontando specificamente questi punti, si sono rivelati inefficaci.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del diritto penale: la discrezionalità del giudice nella dosimetria della pena non è arbitraria, ma deve essere esercitata attraverso una motivazione logica e aderente ai criteri legali. Per gli operatori del diritto, insegna che un ricorso in Cassazione non può limitarsi a una generica doglianza sull’eccessività della pena, ma deve attaccare specificamente le falle nel ragionamento del giudice di merito. Per i cittadini, chiarisce che fattori come l’ingente quantità di droga e la presenza di precedenti penali sono elementi concreti che giustificano legalmente l’applicazione di una pena ben più aspra di quella minima.

Quando un giudice può aumentare la pena base oltre il minimo previsto dalla legge?
Un giudice può stabilire una pena superiore al minimo edittale fornendo una motivazione logica, coerente e corretta. Tale motivazione può basarsi su elementi come la particolare gravità del reato (ad esempio, l’ingente quantitativo di droga) e la capacità a delinquere dell’imputato, desumibile dai suoi precedenti penali.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se i motivi sono manifestamente infondati, privi di specificità o meramente riproduttivi di censure già adeguatamente respinte nei gradi di merito. In pratica, se non si confronta criticamente con la motivazione della sentenza impugnata, il ricorso non può essere esaminato nel merito.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
A norma dell’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma pecuniaria in favore della cassa delle ammende, come stabilito nel dispositivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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