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Dosimetria della pena: la discrezionalità del giudice

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione e spaccio di un ingente quantitativo di stupefacenti. L’imputato lamentava una scorretta dosimetria della pena, ma la Corte ha ribadito che la determinazione della sanzione rientra nella discrezionalità del giudice di merito. Poiché la pena inflitta era ben al di sotto della media edittale, non era necessaria una motivazione analitica, essendo sufficiente il richiamo alla gravità del fatto e alla personalità dell’imputato per giustificare una pena superiore al minimo e una riduzione limitata per le attenuanti.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dosimetria della Pena: La Discrezionalità del Giudice tra Minimo e Medio Edittale

La corretta dosimetria della pena è uno dei temi più delicati e centrali del diritto penale, rappresentando il punto di equilibrio tra la gravità del reato commesso e la necessità di una sanzione giusta e proporzionata. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire i criteri che guidano la discrezionalità del giudice in questa materia, specialmente quando la pena inflitta si colloca al di sopra del minimo ma al di sotto della media prevista dalla legge. Il caso analizzato riguarda un ricorso avverso una condanna per detenzione e spaccio di un notevole quantitativo di sostanze stupefacenti.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato in primo e secondo grado a quattro anni e otto mesi di reclusione e 30.000 euro di multa per aver illecitamente detenuto e spacciato un ingente quantitativo di droga, precisamente 23,7 kg di marijuana e oltre 4 kg di cocaina. I giudici di merito avevano concesso le attenuanti generiche, ma escluso l’aggravante della recidiva e quella dell’ingente quantità.

L’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando un vizio nella dosimetria della pena. In particolare, contestava la scelta del giudice di fissare una pena base superiore al minimo edittale e di non aver applicato la riduzione per le attenuanti generiche nella massima estensione possibile.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Dosimetria della Pena

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. I giudici hanno sottolineato che la graduazione della pena rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito. Tale potere, sebbene non arbitrario, è sindacabile in sede di legittimità solo in caso di motivazione manifestamente illogica o assente, cosa che non è avvenuta nel caso di specie.

La Corte ha ribadito un principio consolidato: l’obbligo di motivazione del giudice è più o meno stringente a seconda di come si colloca la pena finale rispetto ai limiti edittali.

Le Motivazioni: Quando la Pena è “Congrua”?

La parte più interessante della decisione riguarda le motivazioni che sorreggono la scelta del giudice. La Cassazione ha chiarito che, quando la pena inflitta è ampiamente al di sotto del “medio edittale” (ovvero la via di mezzo tra il minimo e il massimo di legge), il giudice non è tenuto a fornire una spiegazione analitica per ogni sua scelta. È sufficiente che dia conto dell’impiego dei criteri di cui all’art. 133 del codice penale con espressioni sintetiche come “pena congrua” o “pena equa”, oppure con un semplice richiamo alla gravità del reato.

Nel caso specifico, la Corte territoriale aveva giustificato la sua decisione sottolineando:

1. La gravità dell’azione: Le modalità del reato sono state definite “allarmanti” a causa del considerevole quantitativo di droga rinvenuto. Anche se l’aggravante specifica dell’ingente quantità non è stata formalmente applicata, la massa dello stupefacente connota comunque l’azione come particolarmente grave.
2. La personalità del reo: L’imputato aveva un precedente specifico e non ha mostrato elementi positivi valutabili, come la collaborazione per rivelare i canali di approvvigionamento della droga.

Questi elementi, secondo la Cassazione, giustificano in modo congruo sia una pena base superiore al minimo, sia l’applicazione delle attenuanti generiche in misura inferiore a quella massima.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza conferma che sfidare la dosimetria della pena in Cassazione è un’impresa ardua, soprattutto se la sanzione non si discosta eccessivamente dal minimo. La decisione ribadisce che il giudice di merito gode di un’ampia discrezionalità nel valutare tutti gli elementi previsti dall’art. 133 c.p. (gravità del reato, capacità a delinquere). Per ottenere una modifica della pena in sede di legittimità, non è sufficiente sostenere che sarebbe stata più giusta una pena inferiore, ma è necessario dimostrare un’illogicità palese nel ragionamento del giudice. Infine, la pronuncia chiarisce che la quantità di sostanza stupefacente, anche quando non integra la specifica aggravante, rimane un indice fondamentale della gravità del fatto, capace di influenzare significativamente la determinazione finale della pena.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato perché la determinazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito, il quale aveva fornito una motivazione congrua, logica e rispettosa della legge, basata sulla gravità del reato e sulla personalità dell’imputato.

Il giudice deve sempre motivare in modo dettagliato la pena inflitta?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una motivazione specifica e dettagliata è necessaria solo quando la pena è di gran lunga superiore alla misura media edittale. Per pene inferiori a tale soglia, come nel caso di specie, è sufficiente una motivazione sintetica, come il riferimento alla congruità della pena o alla gravità del fatto.

La grande quantità di droga può giustificare una pena più alta anche se l’aggravante dell’ingente quantità non viene applicata?
Sì. La Corte ha precisato che, anche se non viene formalmente contestata l’aggravante di cui all’art. 80 DPR 309/1990, il considerevole quantitativo di stupefacente è un elemento che connota l’azione di una certa gravità e può essere legittimamente utilizzato dal giudice per giustificare una pena superiore al minimo edittale e una riduzione limitata per le attenuanti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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