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Dosimetria della pena: guida senza patente e precedenti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida senza patente con recidiva. La Corte ha ritenuto corretta la dosimetria della pena applicata dai giudici di merito, superiore al minimo legale, poiché motivata da elementi oggettivi (la modalità della condotta) e soggettivi (i numerosi precedenti penali e il contesto del reato), confermando l’importanza della personalità del reo nella valutazione.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dosimetria della Pena: Guida Senza Patente e Personalità del Reo

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, torna a pronunciarsi sui criteri che guidano la dosimetria della pena, specialmente in relazione a reati contravvenzionali come la guida senza patente. La decisione sottolinea come la valutazione del giudice non possa limitarsi a un mero calcolo matematico, ma debba tenere conto di una visione complessiva del fatto e della personalità dell’imputato. Analizziamo insieme i dettagli di questo importante provvedimento.

I Fatti del Caso: Guida Senza Patente e Recidiva

Il caso ha origine dalla condanna di un individuo per il reato previsto dall’art. 116, comma 15, del Codice della Strada. L’imputato era stato sorpreso alla guida di un’autovettura pur non avendo mai conseguito la patente. La sua posizione era aggravata dalla ‘reiterazione nel biennio’, ovvero dall’aver commesso la stessa violazione in un arco temporale ristretto. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello lo avevano condannato alla pena di 4 mesi di arresto, riconoscendo le circostanze attenuanti generiche.

Il Ricorso in Cassazione e la Questione sulla Dosimetria della Pena

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando una violazione di legge e una manifesta illogicità della motivazione riguardo alla dosimetria della pena. Secondo la difesa, la sanzione inflitta era sproporzionata e i giudici non avevano adeguatamente giustificato la scelta di una pena superiore ai minimi previsti dalla legge, limitandosi a generici riferimenti alla gravità del fatto e ai precedenti penali.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile, fornendo chiarimenti cruciali sul potere discrezionale del giudice nella commisurazione della pena.

Il Potere Discrezionale del Giudice

I giudici di legittimità hanno ribadito un principio consolidato: l’esercizio del potere discrezionale nella determinazione della pena deve essere motivato, ma solo nei limiti necessari a far emergere il ragionamento del giudice. Non è richiesta una valutazione analitica di ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole. È sufficiente che il giudice fornisca una visione globale del caso, indicando gli elementi ritenuti rilevanti e di valore decisivo per la sua scelta.

Gli Elementi Oggettivi e Soggettivi

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto la motivazione della Corte d’Appello del tutto logica e giuridicamente corretta. La decisione di infliggere una pena calcolata sulla base della media edittale era giustificata da due elementi principali:

1. L’elemento oggettivo: legato alle ‘modalità di realizzazione della condotta’. L’imputato non si era limitato a una breve guida, ma aveva percorso un ‘lungo tratto di strada, in totale spregio del divieto previsto dalla legge’.
2. L’elemento soggettivo: relativo alla ‘considerazione negativa della personalità del reo’. L’individuo non solo era gravato da ‘numerosissimi precedenti’, ma era stato fermato mentre si trovava in ‘flagranza di un tentato furto’.

Questi due aspetti, valutati congiuntamente, hanno fornito un supporto logico adeguato alla decisione, rendendo la pena inflitta congrua e giustificata.

Conclusioni: L’Importanza di una Motivazione Adeguata

L’ordinanza in esame conferma che, ai fini della dosimetria della pena, il giudice deve considerare un quadro completo. Non basta la natura del reato, ma contano anche le modalità concrete della sua esecuzione e la storia personale del reo. Una motivazione che ancora la pena a elementi oggettivi e soggettivi specifici, come in questo caso, è sufficiente a superare il vaglio di legittimità, anche se non si sofferma analiticamente su ogni punto sollevato dalla difesa.

Come valuta il giudice la pena da infliggere per il reato di guida senza patente?
Il giudice valuta sia elementi oggettivi, come le modalità concrete della condotta (ad esempio, la lunghezza del tragitto percorso), sia elementi soggettivi, come la personalità del reo, che include i precedenti penali e il contesto in cui il reato è stato commesso.

È necessario che il giudice d’appello analizzi ogni singolo motivo difensivo sulla quantificazione della pena?
No, secondo la Suprema Corte non è richiesta una valutazione analitica di tutti gli elementi dedotti dalla difesa. È sufficiente che il giudice fornisca una visione d’insieme e indichi gli elementi considerati decisivi per giustificare la pena inflitta.

Cosa rende un ricorso sulla dosimetria della pena ‘manifestamente infondato’?
Un ricorso è considerato tale quando la motivazione della sentenza impugnata è immune da vizi logici o giuridici e giustifica in modo adeguato la pena applicata sulla base di elementi concreti, come la gravità della condotta e la personalità dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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