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Dosimetria della pena e potere del giudice

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato contro la condanna per spaccio di lieve entità. La Corte ribadisce che la dosimetria della pena è un potere discrezionale del giudice di merito, censurabile solo per illogicità, e che il diniego delle attenuanti generiche è legittimo se motivato con riferimento ai criteri dell’art. 133 del codice penale.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dosimetria della pena: il potere discrezionale del giudice è quasi insindacabile

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema centrale nel diritto penale: la dosimetria della pena. Con questa decisione, i giudici supremi ribadiscono un principio fondamentale: la determinazione della sanzione è un potere ampiamente discrezionale del giudice di merito, e il suo operato può essere contestato in sede di legittimità solo in casi eccezionali di manifesta illogicità o arbitrarietà. Analizziamo insieme la vicenda e le conclusioni della Corte.

I Fatti: la condanna e il ricorso in Cassazione

Un soggetto veniva condannato dalla Corte d’Appello per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti di lieve entità, previsto dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti. La Corte territoriale, pur assolvendolo da un’altra imputazione, aveva confermato la sua responsabilità penale, rideterminando la pena.

Contro questa decisione, l’imputato proponeva ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. In particolare, contestava la mancata concessione delle attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.) e il bilanciamento delle circostanze (art. 69 c.p.). Secondo la difesa, il giudice avrebbe dovuto fissare una pena base pari al minimo previsto dalla legge, considerando il ravvedimento manifestato dall’imputato.

La Decisione della Corte sulla dosimetria della pena

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando di fatto la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno chiarito che i motivi sollevati dall’imputato non potevano trovare accoglimento in sede di legittimità, poiché tendevano a una rivalutazione del merito della vicenda, preclusa alla Suprema Corte.

I Limiti al Controllo della Cassazione

La Corte ha riaffermato che la valutazione degli elementi rilevanti per la dosimetria della pena rientra nei poteri discrezionali del giudice di merito. Questo potere non è assoluto, ma è vincolato al rispetto dei parametri indicati dall’art. 133 del codice penale (gravità del reato e capacità a delinquere del reo).

L’esercizio di tale potere può essere censurato in Cassazione solo quando la motivazione risulta essere frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, circostanze che la Corte ha escluso nel caso di specie.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Con specifico riferimento al diniego delle attenuanti generiche, la Cassazione ha sottolineato che, soprattutto dopo le modifiche legislative del 2008, per giustificare tale decisione è sufficiente che il giudice dia atto di aver valutato e applicato i criteri dell’art. 133 c.p. Non è richiesta una motivazione analitica su ogni singolo elemento, ma una valutazione complessiva che giustifichi la scelta operata.

Le Motivazioni: perché il ricorso è stato respinto

La motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta adeguata e priva di vizi logici. I giudici di merito avevano correttamente tenuto conto di elementi concreti per determinare la pena. In particolare, avevano considerato la capacità a delinquere dell’imputato e il fatto, accertato nel processo, che egli si dedicava allo smercio di due diverse tipologie di droghe, tra cui la cocaina. Questi elementi, secondo la Cassazione, giustificavano pienamente la scelta sanzionatoria operata, rendendola immune da censure di illogicità o arbitrarietà.

Conclusioni: le implicazioni pratiche della sentenza

Questa ordinanza consolida l’orientamento secondo cui le scelte sulla dosimetria della pena sono di stretta competenza del giudice di merito. Per chi intende impugnare una sentenza sotto questo profilo, non è sufficiente lamentare una severità eccessiva della pena o il mancato riconoscimento delle attenuanti. È invece necessario dimostrare che la decisione del giudice sia viziata da un errore logico evidente o che sia totalmente priva di motivazione in relazione ai criteri legali. In assenza di tali vizi, il controllo della Corte di Cassazione si arresta, confermando l’ampio margine di discrezionalità affidato al giudice che ha direttamente gestito il processo.

È possibile contestare in Cassazione la quantità di pena decisa da un giudice?
Generalmente no. La dosimetria della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e può essere contestata in Cassazione solo se la motivazione è palesemente illogica o arbitraria, cosa che in questo caso è stata esclusa.

Per negare le attenuanti generiche, il giudice deve fornire una motivazione complessa?
No. Secondo l’ordinanza, è sufficiente che il giudice dia conto di aver valutato il caso secondo i criteri dell’art. 133 del codice penale (come la gravità del reato e la capacità a delinquere) per giustificare legittimamente il diniego delle attenuanti generiche.

Quali elementi ha considerato il giudice per confermare la pena in questo caso?
Il giudice ha tenuto conto della capacità a delinquere dell’imputato e del fatto accertato che egli smerciava due diversi tipi di sostanze stupefacenti, inclusa la cocaina, ritenendo tali elementi sufficienti a giustificare la pena inflitta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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