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Doppio deposito ricorso: la PEC non esclude la posta

La Corte di Cassazione chiarisce che in caso di doppio deposito ricorso, l’inammissibilità di un primo atto inviato via PEC per vizi formali non invalida un secondo atto, inviato con mezzi tradizionali come la raccomandata, se quest’ultimo risulta tempestivo. La Corte ha inoltre annullato una condanna per il reato di millantato credito, confermando che la fattispecie è stata abrogata e non sussiste continuità normativa con il nuovo reato di traffico di influenze illecite.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Doppio Deposito Ricorso: la Cassazione fa Chiarezza sulla Validità

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 23260 del 2024, affronta una questione procedurale di grande rilevanza pratica: la validità di un doppio deposito ricorso, effettuato sia tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) sia con mezzi tradizionali. La pronuncia stabilisce un principio fondamentale: un vizio formale nel deposito telematico non inficia la validità del successivo deposito cartaceo, se quest’ultimo rispetta i termini di legge. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e le motivazioni dei giudici.

I Fatti del Caso: un Duplice Appello e un Vizio di Forma

La vicenda trae origine da una condanna per reati di truffa e tentato millantato credito, confermata in secondo grado dalla Corte di Appello di Firenze. L’imputato, attraverso il suo difensore, proponeva ricorso per cassazione avverso tale sentenza.

La peculiarità del caso risiede nella modalità di presentazione dell’impugnazione: veniva effettuato un primo deposito a mezzo PEC, seguito da un secondo deposito tramite raccomandata con avviso di ricevimento, spedita entro i termini previsti. La Corte di Appello, tuttavia, dichiarava inammissibile il ricorso presentato via PEC per “carenza di firma digitale” e, di conseguenza, ordinava l’esecuzione della sentenza di condanna, senza considerare il secondo ricorso depositato.

Contro questa ordinanza di inammissibilità, l’imputato proponeva un nuovo ricorso in Cassazione, sollevando due questioni principali: la validità del deposito cartaceo nonostante l’inammissibilità di quello telematico e, nel merito, l’illegittimità della condanna per millantato credito a seguito dell’abrogazione della norma.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto in parte il ricorso, annullando sia l’ordinanza di inammissibilità sia, parzialmente, la sentenza di condanna. La decisione si articola su due punti cruciali.

Validità del Doppio Deposito Ricorso

Il primo e più significativo punto riguarda la procedura di impugnazione. La Cassazione ha stabilito che l’ordinanza della Corte di Appello era errata. Anche durante il periodo emergenziale Covid-19, in cui era stata introdotta la possibilità del deposito telematico, le forme tradizionali di deposito (come la raccomandata ex art. 583 c.p.p.) non erano state abrogate, ma si affiancavano a quelle digitali.

Di conseguenza, l’eventuale vizio di un deposito non può avere l’effetto di “contaminare” o rendere inefficace un altro deposito dello stesso atto, se quest’ultimo è stato effettuato correttamente e tempestivamente. Poiché il ricorso spedito tramite raccomandata rispettava la scadenza, esso era perfettamente valido e doveva essere esaminato. La Corte ha quindi annullato senza rinvio l’ordinanza di inammissibilità.

L’Abolizione del Reato di Millantato Credito

Passando all’esame del merito, la Corte ha accolto il motivo di ricorso relativo alla condanna per il delitto di cui al capo C) (tentato millantato credito, ex art. 346 c.p.). I giudici hanno ribadito l’orientamento, consolidato anche dalle Sezioni Unite, secondo cui la legge n. 3/2019 ha abrogato il reato di millantato credito senza che vi sia “continuità normativa” con la nuova fattispecie di traffico di influenze illecite (art. 346-bis c.p.). La condotta contestata all’imputato (ricevere denaro con il pretesto di dover corrompere un pubblico ufficiale) non rientra più nella nuova norma. Pertanto, la Corte ha annullato la sentenza su questo punto perché “il fatto non è più previsto dalla legge come reato”, eliminando la relativa porzione di pena.

La Valutazione dei Motivi di Merito

Infine, i motivi di ricorso relativi alla condanna per truffa sono stati dichiarati inammissibili. La Cassazione ha ritenuto che le censure mosse dall’imputato fossero finalizzate a una rilettura del materiale probatorio e a una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa al giudice di legittimità. La Corte territoriale, secondo gli Ermellini, aveva motivato in modo adeguato e logico sia sulla credibilità dei testimoni sia sulla quantificazione del danno, senza incorrere in vizi censurabili in sede di Cassazione.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su una chiara distinzione tra il piano della validità procedurale e quello del merito sostanziale. Sul piano procedurale, viene riaffermato un principio di garanzia: la coesistenza di più modalità di deposito di un atto non può tradursi in un pregiudizio per la parte che le utilizza. Se una via si rivela impercorribile per un vizio formale (la PEC senza firma), l’altra, se corretta e tempestiva (la raccomandata), conserva piena efficacia. Questo approccio evita che un errore puramente tecnico precluda l’accesso alla giustizia.

Sul piano sostanziale, la Corte applica rigorosamente il principio dell’abolitio criminis. La sentenza riconosce che il legislatore, abrogando l’art. 346 c.p. e introducendo l’art. 346-bis c.p., ha creato una discontinuità normativa. La condotta del “millantatore”, che si vanta di poter influenzare un pubblico ufficiale per ottenere denaro, non è più ricompresa nella nuova fattispecie, che punisce invece reali relazioni di influenza. Di conseguenza, per il principio di legalità e favor rei, la condanna per quel fatto specifico doveva essere annullata.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza offre due importanti indicazioni operative. In primo luogo, conferma che, in caso di dubbio sulla correttezza di un deposito telematico, il doppio deposito ricorso attraverso canali tradizionali rappresenta una cautela efficace per non incorrere in decadenze. La validità di ogni singolo deposito va valutata autonomamente. In secondo luogo, solidifica l’interpretazione giurisprudenziale sull’abrogazione del reato di millantato credito, chiudendo definitivamente la porta a tentativi di far rivivere la vecchia norma sotto le spoglie del nuovo traffico di influenze illecite e rideterminando le pene per i fatti pregressi.

Se un ricorso via PEC è dichiarato inammissibile per un vizio formale, questo invalida un secondo ricorso per lo stesso atto inviato via posta raccomandata?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’utilizzo delle forme tradizionali di deposito, come la raccomandata, non è escluso. Se il ricorso cartaceo è stato spedito tempestivamente e rispetta i requisiti di legge, esso è pienamente valido ed efficace, indipendentemente da eventuali vizi di un precedente deposito telematico.

La condotta del ‘millantato credito’ è ancora punibile dopo la riforma del 2019?
No. La sentenza conferma che il reato di millantato credito previsto dal vecchio art. 346 del codice penale è stato abrogato e non vi è continuità normativa con la nuova fattispecie di traffico di influenze illecite (art. 346-bis c.p.). Pertanto, la condotta di chi riceve denaro con il pretesto di dover corrompere un pubblico ufficiale non costituisce più reato.

La Corte di Cassazione può riesaminare la credibilità dei testimoni o la ricostruzione dei fatti decisa nei primi due gradi di giudizio?
No. Il ruolo della Corte di Cassazione è limitato al controllo della corretta applicazione della legge e della logicità della motivazione della sentenza impugnata. Non può procedere a una nuova valutazione delle prove o a una diversa ricostruzione dei fatti, attività che sono di esclusiva competenza dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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