LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Doppia presunzione: quando la custodia cautelare resta

La Corte di Cassazione ha confermato la custodia cautelare in carcere per un soggetto accusato di avere un ruolo di vertice in un’associazione dedita al narcotraffico. La Corte ha ribadito la validità della doppia presunzione di pericolosità, specificando che il semplice trascorrere del tempo o l’inizio di un’attività lavorativa non sono elementi sufficienti a superarla, se non accompagnati da prove inequivocabili di un effettivo allontanamento dal contesto criminale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Doppia Presunzione e Custodia Cautelare: Il Tempo da Solo Non Basta

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cardine in materia di misure cautelari per reati di grave allarme sociale: la cosiddetta doppia presunzione di pericolosità. Con la sentenza n. 23680 del 2024, i giudici hanno stabilito che, per certi crimini, il trascorrere del tempo o un apparente cambiamento nello stile di vita dell’indagato non sono sufficienti a vincere la presunzione che la custodia in carcere sia l’unica misura adeguata. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: un Ruolo Apicale nel Narcotraffico

Il caso riguarda un individuo accusato di essere una figura di spicco all’interno di un’organizzazione criminale finalizzata al traffico di stupefacenti. Secondo le indagini, l’uomo aveva un ruolo apicale, gestendo la consegna di ingenti quantitativi di droga (nell’ordine di chilogrammi) e il ritiro dei proventi illeciti, che venivano poi reinvestiti nell’acquisto di nuove partite. L’attività criminale si sarebbe protratta per anni, almeno dal 2018 fino al luglio 2021, data del suo arresto in flagranza di reato. Durante l’arresto, furono sequestrati oltre un chilo di cocaina, quasi tre chili e mezzo di hashish e ingenti somme di denaro contante in euro e franchi svizzeri, sia nell’abitazione che nell’autovettura.

Il Ricorso in Cassazione e la Tenuta della Doppia Presunzione

Contro l’ordinanza del Tribunale del Riesame che confermava la custodia cautelare in carcere, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione. Le argomentazioni difensive si basavano principalmente su due punti: l’asserito superamento delle esigenze cautelari dovuto alla distanza temporale dai fatti contestati e la dimostrazione di un percorso di reinserimento sociale, con un’attività lavorativa stabile e il supporto della famiglia. Secondo la difesa, questi elementi avrebbero dovuto neutralizzare la doppia presunzione di pericolosità prevista dall’articolo 275, comma 3, del codice di procedura penale.

Le Motivazioni della Cassazione: la Prevalenza della Presunzione Legale

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto l’impostazione del Tribunale. I giudici hanno chiarito che la doppia presunzione (di sussistenza delle esigenze cautelari e di adeguatezza della sola custodia in carcere) è una norma speciale che prevale su quella generale dell’articolo 274 del codice di procedura penale. Ciò significa che, per i reati elencati, spetta all’indagato fornire una prova contraria particolarmente forte per dimostrare che le esigenze cautelari si sono attenuate o sono venute meno.
Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che gli elementi portati dalla difesa non fossero sufficienti. Il mero decorso del tempo, hanno spiegato i giudici, possiede una “valenza neutra” se non è accompagnato da altri elementi concreti e non ambigui che attestino un reale e definitivo allontanamento dall’ambiente criminale di riferimento. Lo svolgimento di un’attività lavorativa, pur positivo, non è stato considerato un segnale inequivocabile di rescissione dei legami con il sodalizio, data la gravità dei fatti, il ruolo centrale ricoperto dall’indagato e la professionalità dimostrata nella gestione del traffico illecito, proseguito persino durante il periodo pandemico.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione in esame ribadisce la solidità della doppia presunzione come strumento per contrastare la criminalità organizzata. L’insegnamento che se ne trae è chiaro: per ottenere un’attenuazione della misura cautelare in casi di reati associativi di particolare gravità, non basta allegare un cambiamento di facciata. È necessario fornire al giudice elementi circostanziali robusti, idonei a dimostrare in modo convincente un’autentica cesura con il passato criminale. La valutazione del giudice, come sottolineato dalla Cassazione, deve tenere conto della personalità dell’indagato, della sua caratura criminale e delle modalità delle condotte, elementi che, nel caso specifico, hanno giustificato il mantenimento della misura più afflittiva.

Che cos’è la ‘doppia presunzione’ menzionata nella sentenza?
È una presunzione legale, prevista dall’art. 275, comma 3, del codice di procedura penale per reati di particolare gravità. Essa stabilisce che si presumono esistenti sia le esigenze cautelari (come il pericolo di reiterazione del reato) sia l’adeguatezza della sola custodia in carcere, a meno che la difesa non fornisca una prova contraria convincente.

Il semplice trascorrere del tempo è sufficiente per ottenere una misura cautelare meno grave?
No. La sentenza chiarisce che il decorso del tempo è un elemento ‘neutro’. Da solo, non è sufficiente a superare la doppia presunzione se non è accompagnato da altri elementi circostanziali concreti e non ambigui che dimostrino un reale allontanamento dell’indagato dal suo ambiente criminale.

Perché il ricorso dell’indagato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la Corte di Cassazione ha ritenuto che il Tribunale del Riesame avesse applicato correttamente la legge sulla doppia presunzione. Le argomentazioni della difesa sono state considerate un semplice dissenso rispetto alla valutazione dei fatti, ben motivata dal giudice precedente, e non hanno evidenziato alcuna violazione di legge o vizio logico nella decisione impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati