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Doppia presunzione: il tempo non basta a escluderla

La Cassazione conferma la misura cautelare per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Nonostante il tempo trascorso, la doppia presunzione di pericolosità non è superata, specialmente se al momento dell’arresto l’indagato viene trovato in possesso di droga. Il ricorso è stato rigettato.

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Pubblicato il 18 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Doppia Presunzione e Misure Cautelari: Il Tempo Non Cancella la Pericolosità

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di misure cautelari per reati di narcotraffico. La Corte ha chiarito che, in presenza di gravi indizi per il reato di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, la cosiddetta doppia presunzione di pericolosità rende molto difficile ottenere una revoca della misura restrittiva, anche se è trascorso un notevole lasso di tempo dai fatti contestati. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un’Associazione Dedita al Traffico di Droga

Il caso trae origine da un’indagine che ha smascherato un’associazione a delinquere operante nel territorio di Lecce, dedita al traffico di sostanze stupefacenti. Le investigazioni, condotte con intercettazioni e osservazioni, avevano permesso di delineare un quadro di gravi indizi a carico di diversi soggetti, tra cui il ricorrente. Quest’ultimo era stato identificato come un uomo di fiducia del capo dell’organizzazione, coinvolto sia nelle trattative per l’acquisto di forniture di droga, sia nella preparazione e nel confezionamento della sostanza per la distribuzione.

Sulla base di questi elementi, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto nei suoi confronti la misura degli arresti domiciliari per il reato associativo e per due distinti episodi di spaccio.

Il Ricorso dell’Indagato: La Questione della Doppia Presunzione

La difesa dell’indagato ha presentato ricorso in Cassazione contestando l’ordinanza del Tribunale della Libertà, che aveva confermato la misura cautelare. L’unico motivo di ricorso si concentrava sulla ritenuta insussistenza delle esigenze cautelari, in particolare del pericolo di reiterazione del reato.

Secondo il difensore, la partecipazione dell’indagato all’associazione risaliva a circa tre anni prima dell’applicazione della misura, un intervallo di tempo considerato significativo e tale da affievolire l’attualità del pericolo. Inoltre, la difesa criticava la motivazione del Tribunale, sostenendo che non avesse analizzato in modo accurato la personalità del soggetto e il contesto, elementi che non avrebbero consentito di ritenere concreto e attuale il rischio di recidiva. Anche il ritrovamento di 35 grammi di cocaina al momento dell’arresto e la successiva fuga, a dire della difesa, non potevano essere automaticamente collegati ai fatti più risalenti.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. Il cuore della decisione risiede nell’applicazione dell’art. 275, comma 3, del codice di procedura penale, che per reati di eccezionale gravità come l’associazione per narcotraffico (art. 74 D.P.R. 309/90) stabilisce una doppia presunzione: si presume non solo l’esistenza di esigenze cautelari, ma anche l’adeguatezza della misura più afflittiva, la custodia in carcere, salvo prova contraria.

Le Motivazioni

I giudici hanno spiegato che questa presunzione legale sposta sull’indagato l’onere di dimostrare la rescissione dei legami con l’organizzazione criminale. Il semplice decorso di un lasso di tempo, anche notevole, non è sufficiente a superare tale presunzione. Il giudice della cautela, in questi casi, non è tenuto a motivare specificamente sull’attualità del pericolo, poiché questa è già insita nella norma.

Tuttavia, la Corte ha sottolineato come il Tribunale di Lecce non si sia limitato a un’applicazione automatica della presunzione. Al contrario, ha ancorato la sua valutazione a dati concreti e attuali, rafforzando la decisione. In particolare, i giudici di merito avevano valorizzato:

1. Elementi oggettivi: La lunga durata delle condotte criminali e l’ingente volume d’affari gestito dal sodalizio.
2. Elementi soggettivi: Un precedente, seppur non specifico, e la pendenza di un altro procedimento per stupefacenti.
3. L’elemento decisivo: Il rinvenimento, al momento dell’esecuzione della misura, di un significativo quantitativo di cocaina e di materiale per il confezionamento, unito al tentativo di fuga. Questo fatto, secondo la Corte, dimostrava la piena attualizzazione delle esigenze cautelari, smentendo la tesi difensiva di un allontanamento dal contesto criminale.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce con forza che per i reati che beneficiano della doppia presunzione, la valutazione sulla pericolosità sociale dell’indagato parte da una base molto solida. Per vincere questa presunzione, non basta invocare il tempo trascorso, ma è necessario fornire elementi concreti che dimostrino un reale e definitivo distacco dall’ambiente criminale. Il comportamento tenuto dall’indagato al momento dell’arresto è stato considerato dalla Corte come la prova più evidente della persistenza del pericolo, rendendo la motivazione del provvedimento cautelare immune da censure e logicamente coerente.

Per reati di associazione finalizzata al traffico di droga, il solo passare del tempo è sufficiente a far decadere le esigenze cautelari?
No. Secondo la sentenza, il semplice decorso di un notevole lasso di tempo tra i fatti contestati e l’applicazione della misura non è, da solo, sufficiente a superare la presunzione di pericolosità prevista dalla legge per questo tipo di reato.

In cosa consiste la “doppia presunzione” prevista dall’art. 275 c.p.p.?
È una presunzione legale relativa per cui, in caso di gravi indizi per specifici reati (come l’art. 74 D.P.R. 309/90), si presumono esistenti sia le esigenze cautelari (pericolo di recidiva) sia l’adeguatezza della misura della custodia in carcere. Spetta all’indagato fornire la prova contraria.

Cosa deve dimostrare un indagato per superare la presunzione di pericolosità in questi casi?
L’indagato deve fornire la prova concreta della rescissione dei suoi legami con l’organizzazione criminale. La sentenza chiarisce che il ritrovamento di droga e il tentativo di fuga al momento dell’arresto sono elementi che, al contrario, confermano e attualizzano tale pericolosità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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