Doppia Conforme: Perché la Cassazione non può riesaminare i fatti?
Il principio della doppia conforme rappresenta un pilastro fondamentale nel sistema processuale penale italiano, specialmente per quanto riguarda i ricorsi in Cassazione. Quando un imputato viene condannato sia in primo grado che in appello, le due sentenze creano una barriera argomentativa solida, rendendo molto difficile per la difesa ottenere un annullamento in sede di legittimità. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione chiarisce perfettamente i limiti del ricorso quando ci si trova di fronte a una doppia affermazione di responsabilità.
I Fatti del Processo
Il caso analizzato riguarda un individuo condannato in primo grado e in appello per il reato di incendio boschivo, previsto dall’art. 423-bis del codice penale. L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Violazione di legge e vizio di motivazione (art. 192 c.p.p.): La difesa sosteneva che gli elementi indiziari a carico dell’imputato fossero deboli e che i giudici di merito non avessero considerato un’ipotesi alternativa plausibile.
2. Violazione di legge (art. 45 c.p.): Si contestava la mancata valutazione delle pessime condizioni del terreno adiacente a quello dell’imputato, che avrebbero potuto essere la vera causa dell’incendio, configurando un caso fortuito.
In sostanza, la difesa chiedeva alla Suprema Corte di riconsiderare le prove e la ricostruzione dei fatti già operate dai giudici dei primi due gradi di giudizio.
L’Analisi della Corte e la Doppia Conforme
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un orientamento giurisprudenziale consolidato. Il concetto chiave è quello della doppia conforme: quando la sentenza di primo grado e quella di appello giungono alla medesima conclusione sulla responsabilità penale, esse formano un “tutto organico ed inscindibile”. Le motivazioni delle due sentenze si fondono in un’unica entità logico-giuridica.
I Limiti del Giudizio di Cassazione
La Suprema Corte non è un “terzo grado” di giudizio dove si possono rivalutare le prove. Il suo compito è garantire la corretta applicazione della legge e controllare la logicità della motivazione delle sentenze impugnate. Non può, quindi, sostituire la propria valutazione dei fatti a quella, congrua e logica, espressa dai giudici di merito.
Nel caso specifico, la Cassazione ha osservato che i motivi del ricorso, sebbene presentati come violazioni di legge, nascondevano in realtà una richiesta di riesame del materiale probatorio. L’appellante non denunciava un errore di diritto o un’illogicità manifesta, ma esprimeva il proprio disaccordo con la conclusione a cui erano giunti i giudici.
Le Motivazioni della Decisione
La Corte ha motivato la propria decisione di inammissibilità sulla base dei seguenti punti:
* Apparato argomentativo conferente: Le sentenze di primo grado e di appello erano supportate da un apparato argomentativo solido e coerente a sostegno dell’affermazione di responsabilità penale.
* Natura fattuale dei motivi: Le doglianze della difesa, pur invocando vizi di legittimità, riguardavano in realtà la ricostruzione dei fatti, la valutazione delle prove e l’apprezzamento del materiale probatorio. Tali attività sono di competenza esclusiva dei giudici di merito.
* Logicità e congruità della motivazione: La Corte d’Appello, insieme al Tribunale, ha fornito una motivazione adeguata, priva di vizi logici e basata su corretti criteri di inferenza e massime di esperienza condivisibili.
Di conseguenza, il tentativo di scardinare la valutazione dei fatti operata nei gradi di merito è stato respinto, poiché esula dalle competenze della Corte di Cassazione.
Le Conclusioni
L’ordinanza conferma che in presenza di una doppia conforme affermativa di responsabilità, le possibilità di successo di un ricorso in Cassazione si riducono drasticamente se i motivi si concentrano sulla rivalutazione delle prove. Per essere ammissibile, un ricorso deve evidenziare un vizio di legittimità puro, come un’errata interpretazione di una norma giuridica, o una manifesta illogicità del ragionamento del giudice che sia evidente dal testo stesso della sentenza, senza la necessità di riesaminare gli atti processuali. La decisione si conclude con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, a sanzione di un ricorso ritenuto infondato.
Cosa significa ‘doppia conforme’ in un processo penale?
Significa che quando il tribunale di primo grado e la corte d’appello emettono sentenze che giungono alla stessa conclusione sulla responsabilità dell’imputato, le loro motivazioni si considerano come un unico e inscindibile corpo logico-giuridico.
Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi proposti, pur essendo formalmente presentati come violazioni di legge, miravano in realtà a una nuova valutazione dei fatti e delle prove, un’attività che è di competenza esclusiva dei giudici di merito e non della Corte di Cassazione.
È possibile contestare la valutazione delle prove davanti alla Corte di Cassazione?
No, non direttamente. La Corte di Cassazione può sindacare solo i vizi di legittimità, ovvero errori nell’applicazione della legge o difetti logici evidenti e palesi nella motivazione della sentenza. Non può sostituire la propria valutazione delle prove a quella, logicamente argomentata, dei giudici dei gradi inferiori.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 11158 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 11158 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 19/02/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a SCIACCA il 24/01/1963
avverso la sentenza del 13/06/2024 della CORTE APPELLO di PALERMO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Motivi della decisione
Visti gli atti e la sentenza impugnata;
esaminato il ricorso proposto a mezzo del difensore da Montechiari COGNOME NOME, ritenuto responsabile nelle conformi sentenze di merito del reato di cui all’art. 423-bis, commi 2, 3 e 4, cod. pen.
Rilevato che il ricorrente ha articolato i seguenti motivi di ricorso: I violazione di legge e vizio di motivazione in relazione all’art. 192, comma 2, cod. proc. pen. con particolare riferimento alla sussistenza degli elementi indiziari del fatto di reato, scarna elencazione degli stessi elementi indiziari ed omessa considerazione del ragionamento alternativo; contraddittorietà e manifesta illogicità della motivazione risultante dal testo del provvedimento impugnato; II) violazione di legge in relazione all’art. 45 cod. pen. nella parte in cui la Corte territoriale omette di valutare l’incidenza delle pessime condizioni del terreno adiacente a quello dell’impugnante quale condizione determinante l’incendio; contraddittorietà della motivazione.
Ritenuto che, in caso di c.d. “doppia conforme” affermazione di responsabilità, in base a giurisprudenza pacifica di questa Suprema Corte, la sentenza di primo grado e quella di appello formano un tutto organico ed inscindibile, una sola entità logico-giuridica, alla quale occorre fare riferimento per giudicare della congruità della motivazione, integrandosi vicendevolmente (Sez. 1, 22/11/1993, dep. 4/2/1994, n. 1309, COGNOME, Riv. 197250; Sez. 3, 14/2/1994, n. 4700, COGNOME, Riv. 197497; Sez. 2, 2/3/1994, n. 5112, COGNOME, Riv. 198487; Sez. 2 del 13/11/1997, n. 11220, COGNOME, Riv. 209145; Sez. 6, 20/11/2003, n. 224079).
Considerato che le sentenze di merito sono assistite da conferente apparato argomentativo a sostegno dell’affermazione di penale responsabilità dell’imputato, profilo contestato dalla difesa con il ricorso.
Considerato che le deduzioni sviluppate nei motivi di ricorso, dietro l’apparente prospettazione del vizio di legittimità, concernendo in realtà la ricostruzione e la valutazione del fatto, nonché l’apprezzamento del materiale probatorio raccolto, investono profili del giudizio rimessi alla esclusiva competenza della Corte di appello, che ha fornito, unitamente al primo giudice, una congrua e adeguata motivazione, esente da vizi logici, perché basata su corretti criteri di inferenza, espressi in un ragionamento fondato su condivisibili massime di esperienza e convergente con quello del Tribunale.
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 19 febbraio 2025
Il Consigliere estensore