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Doppia attenuante: no se il danno è già valutato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva l’applicazione della circostanza attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità. La Suprema Corte ha chiarito che non è possibile concedere una doppia attenuante quando l’esiguità del valore del bene è già stata considerata per qualificare il reato nella sua forma attenuata, come nel caso della ricettazione di particolare tenuità. Lo stesso elemento favorevole non può essere valutato due volte.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Doppia attenuante: la Cassazione chiarisce il divieto

Nel diritto penale, il principio di proporzionalità della pena è fondamentale. Le circostanze attenuanti servono proprio a questo: adeguare la sanzione alla reale gravità del fatto. Tuttavia, un elemento favorevole all’imputato può essere considerato una sola volta. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un importante principio in materia di doppia attenuante, chiarendo l’incompatibilità tra l’attenuante comune del danno di speciale tenuità e quella speciale prevista per la ricettazione di lieve entità.

I Fatti del Caso: la richiesta di una doppia attenuante

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello. L’imputato lamentava la mancata concessione della circostanza attenuante comune prevista dall’art. 62, n. 4 del codice penale, relativa all’aver cagionato un danno patrimoniale di speciale tenuità. La difesa sosteneva che tale attenuante dovesse essere riconosciuta, nonostante al reato contestato (ricettazione) fosse già stata applicata la sua forma attenuata, prevista dall’art. 648, comma 4 c.p., che si basa proprio sul valore esiguo del bene.

La Corte d’Appello aveva già respinto questa richiesta, specificando che il valore del bene era già stato l’elemento decisivo per qualificare il fatto come fattispecie attenuata. Pertanto, riconoscere un’ulteriore attenuante basata sullo stesso presupposto avrebbe significato valutare due volte il medesimo elemento favorevole.

L’Analisi della Corte di Cassazione sul divieto di doppia attenuante

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione dei giudici di merito e fornendo motivazioni chiare e in linea con il suo consolidato orientamento giurisprudenziale.

La Genericità e Reiterazione dei Motivi del Ricorso

In primo luogo, i giudici di legittimità hanno evidenziato come le doglianze del ricorrente non fossero altro che una “pedissequa reiterazione” di argomenti già presentati e puntualmente respinti in appello. Un ricorso per cassazione, per essere ammissibile, deve contenere una critica specifica e argomentata contro la decisione impugnata, non limitarsi a riproporre le stesse tesi. Questa mancanza di specificità ha reso le doglianze solo apparenti, prive della capacità di innescare una reale revisione della sentenza.

L’Assorbimento dell’Attenuante Comune in quella Speciale

Nel cuore della decisione, la Corte ribadisce un principio cardine: il divieto del cosiddetto ne bis in idem sostanziale. L’attenuante comune del danno patrimoniale di speciale tenuità (art. 62, n. 4 c.p.) non è compatibile con la fattispecie speciale e attenuata di ricettazione (art. 648, comma 4 c.p.).

La ragione è logica e giuridica: l’attenuante speciale per la ricettazione esiste proprio perché il legislatore ha già considerato il valore esiguo del bene come elemento idoneo a diminuire la gravità del reato. In questi casi, l’attenuante comune risulta “assorbita” in quella speciale. Concederle entrambe significherebbe applicare una doppia attenuante basata sullo stesso identico presupposto di fatto (l’esiguità del danno), violando il principio che vieta di valutare due volte il medesimo elemento a favore dell’imputato.

le motivazioni dell’ordinanza si fondano su un consolidato insegnamento della giurisprudenza di legittimità. La Corte ha richiamato una sua precedente sentenza (n. 51255 del 2023) per sottolineare come la valutazione del danno patrimoniale esiguo, una volta utilizzata per ricondurre il fatto alla più lieve ipotesi di reato prevista dalla norma incriminatrice, esaurisca la sua funzione e non possa essere nuovamente impiegata per un’ulteriore riduzione di pena.

le conclusioni della Corte di Cassazione sono nette: il ricorso è inammissibile. Questa decisione non solo conferma la condanna per l’imputato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, ma, soprattutto, consolida un principio di diritto essenziale. Essa serve a garantire coerenza e logica nel sistema sanzionatorio, evitando duplicazioni di valutazioni che potrebbero portare a riduzioni di pena sproporzionate e non previste dal sistema. Per avvocati e imputati, questo significa che la strategia difensiva deve tenere conto di tali incompatibilità, evitando di fondare le proprie richieste su argomenti già superati dalla giurisprudenza.

È possibile ottenere sia l’attenuante per danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.) sia quella per il reato di ricettazione di particolare tenuità (art. 648 c.p.)?
No, secondo la Corte di Cassazione non è possibile concedere una doppia attenuante. L’attenuante comune del danno lieve è considerata assorbita in quella speciale prevista per il reato di ricettazione, poiché entrambe si fondano sulla medesima valutazione, ovvero l’esiguo valore del bene.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente per due motivi: in primo luogo, le argomentazioni presentate erano una mera e pedissequa reiterazione di quelle già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, mancando quindi di specificità. In secondo luogo, la questione di diritto sollevata era manifestamente infondata, in quanto contraria a un consolidato orientamento della giurisprudenza.

Cosa significa che un elemento favorevole non può essere considerato due volte?
Significa applicare il principio del “ne bis in idem” sostanziale. Se un determinato fattore, come in questo caso il basso valore del bene, è già stato preso in considerazione dal legislatore per configurare una forma meno grave di un reato, quello stesso fattore non può essere utilizzato una seconda volta per applicare un’ulteriore riduzione di pena attraverso un’attenuante comune.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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