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Dolo specifico bancarotta: Cassazione annulla sentenza

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per bancarotta fraudolenta documentale, sottolineando la necessità di provare il dolo specifico, ovvero l’intento di ottenere un profitto ingiusto o danneggiare i creditori. La sola omissione o irregolare tenuta delle scritture contabili non è sufficiente per configurare il reato nella sua forma più grave, specialmente in assenza di atti di distrazione patrimoniale. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Fallimentare, Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Dolo specifico bancarotta: quando la sola omissione contabile non basta

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di reati fallimentari: per configurare la bancarotta fraudolenta documentale non è sufficiente la semplice omissione o irregolare tenuta delle scritture contabili. È indispensabile dimostrare il dolo specifico bancarotta, ovvero l’intenzione mirata a frodare i creditori o a trarre un ingiusto profitto. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: L’accusa di bancarotta documentale

Il caso riguarda un’amministratrice di una società a responsabilità limitata, dichiarata fallita nel 2019. L’accusa era quella di bancarotta fraudolenta documentale per aver, da un lato, distrutto o sottratto i libri contabili fino al 2011 e, dall’altro, omesso completamente la loro tenuta dal 2012 fino alla data del fallimento.

Nei primi due gradi di giudizio, l’amministratrice era stata ritenuta colpevole. I giudici avevano confermato il suo ruolo effettivo nella gestione della società, nonostante la difesa sostenesse che l’attività fosse di fatto condotta dal compagno, deceduto nel 2013.

La difesa ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando, tra le altre cose, la mancanza di motivazione sull’elemento psicologico del reato. In particolare, si contestava che non fosse stato provato il dolo specifico richiesto dalla norma.

La Decisione della Cassazione e il dolo specifico nella bancarotta

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso, annullando la sentenza con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello. Sebbene i giudici di legittimità abbiano confermato la correttezza della ricostruzione del ruolo attivo dell’amministratrice e la sussistenza materiale della condotta (la mancata tenuta delle scritture), hanno ritenuto fondata la censura relativa all’elemento soggettivo.

Il punto cruciale della decisione risiede nella distinzione tra bancarotta fraudolenta documentale (art. 216 Legge Fallimentare) e bancarotta semplice documentale (art. 217 Legge Fallimentare). Mentre la seconda è punita a titolo di dolo generico (la semplice volontà di non tenere le scritture), la prima, ben più grave, richiede una finalità ulteriore: l’intento di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizio ai creditori.

Le Motivazioni della Corte: Perché l’intento va provato

La Cassazione ha chiarito che i giudici di merito hanno errato nel dare per scontato il dolo specifico. La motivazione della condanna si era limitata a valorizzare la condotta omissiva e la costituzione di una nuova società, avvenuta nel 2013, senza però spiegare in che modo questi elementi dimostrassero l’intenzione fraudolenta.

La Corte ha specificato che, soprattutto in assenza di evidenti atti di distrazione di beni (cioè di sottrazione di patrimonio alla garanzia dei creditori), non si può applicare una presunzione automatica per cui chi non tiene i libri contabili lo fa per frodare. È necessario un accertamento rigoroso, basato su indici concreti. La sentenza elenca alcuni esempi di tali indici rivelatori:

* L’irreperibilità dell’amministratore dopo il fallimento.
* L’indicazione di una sede sociale fittizia.
* La totale mancanza di collaborazione con gli organi della procedura fallimentare.
* La sproporzione evidente tra l’entità del passivo e l’inesistenza di attivo.

In assenza di questi o altri elementi fattuali, la condotta di omessa tenuta delle scritture deve essere ricondotta alla fattispecie meno grave della bancarotta semplice.

Conclusioni: Le implicazioni pratiche della sentenza

Questa pronuncia è di grande importanza perché ribadisce che una condanna per un reato grave come la bancarotta fraudolenta non può basarsi su semplici presunzioni. L’accusa deve provare, e il giudice motivare in modo adeguato, non solo la condotta materiale (la mancanza dei libri contabili), ma anche la specifica finalità fraudolenta che ha animato l’agente. La decisione costringe a un’analisi più approfondita e rigorosa dell’elemento psicologico, garantendo che la distinzione tra le diverse figure di bancarotta documentale non venga svuotata di significato. Il caso torna ora alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare le prove alla luce di questi principi e accertare se esistano o meno indici concreti del dolo specifico bancarotta.

Per la bancarotta fraudolenta documentale basta non tenere le scritture contabili?
No, per la forma “specifica” del reato (art. 216 L. Fall.), la sola omissione non è sufficiente. È necessario che la condotta sia accompagnata dal dolo specifico, cioè l’intenzione di procurare un ingiusto profitto a sé o ad altri, o di arrecare un danno ai creditori.

Cosa significa che la Cassazione annulla con rinvio una sentenza?
Significa che la sentenza di secondo grado è stata cancellata. Il processo deve essere celebrato nuovamente da una diversa sezione della Corte d’Appello, la quale dovrà attenersi ai principi di diritto stabiliti dalla Cassazione nella sua decisione di annullamento.

Come si può provare il dolo specifico nella bancarotta documentale?
La Corte chiarisce che il dolo specifico non può essere presunto, ma deve essere desunto da elementi fattuali concreti. Esempi indicati sono l’irreperibilità dell’amministratore, l’uso di una sede fittizia, la mancata collaborazione con il curatore fallimentare o la realizzazione di atti che diminuiscono il patrimonio sociale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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