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Dolo generico e art. 75: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7926/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per violazione degli obblighi di soggiorno. La Corte ha ribadito che per questo reato è sufficiente il dolo generico, ossia la coscienza e volontà di allontanarsi, rendendo irrilevante la motivazione personale, anche se apparentemente valida.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dolo Generico: Quando la Giustificazione non Esclude il Reato

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di violazione degli obblighi imposti a un soggetto sottoposto a misure di prevenzione, chiarendo la natura dell’elemento soggettivo richiesto dalla norma. La decisione sottolinea come, per questo tipo di reato, sia sufficiente il dolo generico, rendendo di fatto irrilevanti le motivazioni personali che hanno spinto il soggetto a trasgredire.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di un uomo alla pena di otto mesi di reclusione per il reato previsto dall’art. 75, comma 2, del d.lgs. n. 159 del 2011 (Codice Antimafia). Questa norma punisce chi, essendo sottoposto a una misura di prevenzione con obbligo di soggiorno, se ne allontani senza autorizzazione. La condanna, emessa in primo grado dal GUP del Tribunale, era stata successivamente confermata dalla Corte d’Appello.

L’imputato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge riguardo all’elemento soggettivo del reato. A sua difesa, sosteneva che i giudici di merito non avessero adeguatamente considerato la giustificazione del suo allontanamento: egli si era recato fuori dal comune di residenza obbligatoria per accompagnare la figlia dalla psicologa che l’aveva in cura. A suo avviso, questa motivazione avrebbe dovuto escludere la sua colpevolezza.

La Decisione della Corte e la Centralità del Dolo Generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le censure manifestamente infondate. Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’elemento soggettivo del reato contestato. La Suprema Corte ha confermato l’orientamento già espresso dalla Corte d’Appello, secondo cui il delitto in questione è punito a titolo di dolo generico.

Questo significa che, per la configurabilità del reato, è sufficiente la coscienza e la volontà di allontanarsi dal luogo di soggiorno obbligato, senza che sia richiesta un’intenzione specifica o un fine criminoso ulteriore. La volontà di violare la prescrizione è tutto ciò che serve.

Le Motivazioni della Sentenza

Secondo gli Ermellini, la giustificazione fornita dall’imputato, anche se ritenuta credibile, non ha alcuna incidenza sulla sussistenza dell’elemento soggettivo. Il motivo per cui il soggetto si allontana – sia esso lodevole, come assistere un familiare, o futile – non esclude il dolo generico richiesto dalla norma. La legge intende sanzionare il mero fatto della trasgressione all’obbligo di soggiorno, poiché tale condotta frustra la finalità stessa della misura di prevenzione, che è quella di controllare i movimenti del soggetto ritenuto socialmente pericoloso.

La Corte ha quindi stabilito che, una volta accertato che l’imputato si è volontariamente e consapevolmente allontanato dal comune designato, il reato è perfezionato in tutti i suoi elementi, soggettivo e oggettivo. Le ragioni personali dell’allontanamento sono giuridicamente irrilevanti.

Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce la natura rigorosa delle misure di prevenzione e delle relative sanzioni in caso di violazione. La decisione chiarisce che il reato di allontanamento dal comune di soggiorno obbligato non ammette “giustificazioni” che non siano quelle eventualmente autorizzate dall’autorità giudiziaria. L’elemento psicologico si esaurisce nella volontà di infrangere la prescrizione. Per i soggetti sottoposti a tali misure, è quindi fondamentale comprendere che qualsiasi allontanamento non autorizzato, indipendentemente dalla sua motivazione, integra una fattispecie di reato. La conseguenza dell’inammissibilità del ricorso è stata, come previsto dall’art. 616 c.p.p., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende.

Per il reato di violazione degli obblighi di soggiorno è necessario un fine specifico?
No, secondo l’ordinanza della Corte di Cassazione è sufficiente il dolo generico, ovvero la semplice coscienza e volontà di allontanarsi dal luogo di residenza imposto, a prescindere da quale sia il motivo.

Una giustificazione apparentemente valida, come un’esigenza familiare, può escludere il reato?
No. La Corte ha stabilito che la giustificazione fornita, anche se credibile, non incide sulla configurabilità del reato, poiché il dolo richiesto è generico e non specifico. Il motivo dell’allontanamento è irrilevante.

Quali sono le conseguenze di un ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna definitiva del provvedimento impugnato e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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