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Dolo eventuale riciclaggio: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9891/2025, ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per riciclaggio. La Corte ha confermato la piena compatibilità del dolo eventuale con il reato di riciclaggio, stabilendo che è sufficiente l’accettazione del rischio della provenienza illecita del denaro. Inoltre, ha chiarito che la competenza territoriale si radica nel luogo del prelievo fisico del denaro, non dove il conto è registrato contabilmente.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dolo Eventuale nel Riciclaggio: La Cassazione Fa Chiarezza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 9891 del 2025, affronta temi cruciali in materia di reati finanziari, offrendo importanti chiarimenti sul dolo eventuale riciclaggio e sulla determinazione della competenza territoriale. Questa pronuncia consolida principi giurisprudenziali fondamentali, ribadendo che l’accettazione del rischio sulla provenienza illecita del denaro è sufficiente per configurare il reato. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni dei giudici supremi.

I Fatti del Caso: un Prelievo Sospetto

Il caso riguarda un uomo condannato in appello per il reato di riciclaggio. La condotta contestata consisteva nell’aver prelevato una somma di circa 3.500 euro da uno sportello bancario situato a Trapani. Tale somma era precedentemente confluita sul suo conto corrente, acceso però presso una filiale della stessa banca a Palermo. La particolarità della vicenda risiedeva proprio in questa scissione geografica tra il luogo di gestione del conto e il luogo del prelievo materiale del denaro.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:

1. Errata individuazione della competenza territoriale: Secondo il ricorrente, il giudice competente avrebbe dovuto essere quello di Palermo, dove le operazioni venivano registrate contabilmente, e non quello di Trapani, luogo del mero prelievo fisico.
2. Incompatibilità del dolo eventuale con il riciclaggio: La difesa sosteneva che il dolo eventuale riciclaggio non fosse configurabile. A loro avviso, la sola accettazione del rischio sulla provenienza illecita dei fondi non sarebbe sufficiente a integrare l’elemento soggettivo del reato, che richiederebbe una volontà più diretta.
3. Inutilizzabilità di precedenti dichiarazioni: Si contestava l’uso, da parte della Corte d’Appello, di dichiarazioni rese dall’imputato in un precedente giudizio poi annullato per un vizio procedurale, sostenendone la totale inutilizzabilità.

L’Analisi della Corte sul Dolo Eventuale nel Riciclaggio

La Corte di Cassazione ha dichiarato il secondo motivo manifestamente infondato, cogliendo l’occasione per ribadire un principio ormai consolidato. Contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa, il dolo eventuale riciclaggio è pienamente compatibile con la fattispecie criminosa. I giudici hanno affermato che si configura il dolo eventuale quando l’agente ha la concreta possibilità di rappresentarsi la provenienza illecita del denaro e, ciononostante, agisce accettando il rischio che tale provenienza sia delittuosa. Non è necessaria la certezza, ma basta la consapevole accettazione di un serio dubbio.

La Decisione sulla Competenza Territoriale

Anche il primo motivo è stato rigettato. La Corte ha spiegato che il riciclaggio è un reato a forma libera e a consumazione potenzialmente prolungata. Qualsiasi operazione volta a ostacolare la tracciabilità dei fondi, incluso il prelievo materiale, costituisce un atto autonomo di riciclaggio. Pertanto, l’azione si è consumata nel momento e nel luogo del prelievo fisico delle somme, ovvero a Trapani. La mera registrazione contabile a Palermo è stata ritenuta irrilevante ai fini della determinazione della competenza territoriale.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sulla base di orientamenti giurisprudenziali stabili. Per quanto riguarda il dolo eventuale, ha richiamato numerose sentenze, incluse le Sezioni Unite, che ne ammettono la configurabilità non solo per il riciclaggio ma anche per la ricettazione. L’agente che opera con fondi di cui non conosce l’origine, ma si rappresenta la concreta possibilità che siano ‘sporchi’ e agisce comunque, accetta il rischio e risponde del reato. Sul terzo motivo, pur riconoscendo l’inutilizzabilità delle dichiarazioni rese nel giudizio annullato, la Corte ha applicato la cosiddetta ‘prova di resistenza’. Ha concluso che la condanna era solidamente fondata su altre prove documentali, e quindi la decisione sarebbe rimasta la stessa anche senza considerare quelle dichiarazioni. Il riferimento a tali atti, pertanto, non è stato considerato decisivo nell’economia della motivazione.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza ha rigettato integralmente il ricorso, condannando l’imputato al pagamento delle spese processuali. Questa pronuncia rafforza due pilastri fondamentali nella lotta ai reati finanziari: primo, la responsabilità penale per riciclaggio sussiste anche quando non vi è certezza assoluta sulla provenienza del denaro, ma una cosciente accettazione del rischio; secondo, il luogo in cui si compie l’atto materiale di movimentazione del denaro è determinante per stabilire il giudice competente a decidere sul caso. Un monito chiaro a chiunque gestisca flussi finanziari di dubbia provenienza.

È configurabile il dolo eventuale nel reato di riciclaggio?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il dolo eventuale è pienamente compatibile con il reato di riciclaggio. Si configura quando l’agente ha la concreta possibilità di immaginare la provenienza illecita del denaro e ne accetta il rischio, agendo comunque.

Come si determina la competenza territoriale in caso di prelievo di denaro per un reato di riciclaggio?
La competenza territoriale si determina in base al luogo in cui avviene l’operazione materiale. Nel caso di specie, la competenza è stata radicata a Trapani, luogo del prelievo fisico del denaro, e non a Palermo, dove si trovava la filiale presso cui il conto era registrato contabilmente.

Le dichiarazioni rese in un giudizio d’appello poi annullato sono utilizzabili nel nuovo processo?
No, la Corte ha stabilito che le dichiarazioni rese in un precedente giudizio annullato per un vizio radicale sono inutilizzabili. Tuttavia, se la condanna si basa su altre prove sufficienti e autonome (superando la ‘prova di resistenza’), la decisione rimane valida anche senza considerare tali dichiarazioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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