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Dolo eventuale ricettazione: la guida della Cassazione

La Corte di Cassazione conferma la condanna per ricettazione di telefoni cellulari, chiarendo i criteri per la configurabilità del dolo eventuale. Secondo la Corte, l’acquisto o la ricezione di un bene da un soggetto dedito ad attività illecite e altre circostanze sospette integrano la consapevole accettazione del rischio della provenienza delittuosa del bene, configurando così il dolo eventuale ricettazione. La sentenza analizza anche il rigetto dell’attenuante della particolare tenuità del danno, valutando non solo il valore del bene ma anche il pregiudizio complessivo per la vittima.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dolo Eventuale nella Ricettazione: Quando Accettare il Rischio Diventa Reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33800 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto penale: il confine tra incauto acquisto e dolo eventuale ricettazione. Il caso, riguardante la ricezione di telefoni cellulari di provenienza illecita, offre spunti fondamentali per comprendere quando la semplice accettazione del rischio che un oggetto sia rubato si trasforma in un vero e proprio reato. Analizziamo la decisione per capire la logica della Suprema Corte.

I Fatti di Causa

L’imputato era stato condannato in primo grado e in appello per una serie di reati, tra cui la ricettazione di due telefoni cellulari rubati. La Corte d’Appello aveva confermato la responsabilità penale, ritenendo che l’imputato fosse pienamente consapevole, o che avesse quantomeno accettato il rischio, della provenienza delittuosa dei dispositivi.

Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando due questioni principali: l’errata valutazione dell’elemento psicologico del reato e la mancata concessione di un’importante circostanza attenuante.

I Motivi del Ricorso: Dolo e Attenuanti

Il ricorso si fondava su due pilastri:

1. Vizio di motivazione sul dolo: La difesa sosteneva che la Corte d’Appello non avesse adeguatamente provato l’elemento soggettivo della ricettazione, in particolare per uno dei telefoni. Secondo il ricorrente, non era stato dimostrato che egli si fosse rappresentato la possibilità concreta che il cellulare fosse rubato. L’inserimento della propria scheda SIM nel dispositivo veniva presentato come un indice di buona fede.
2. Violazione di legge sull’attenuante: Si lamentava la mancata applicazione dell’attenuante comune del danno patrimoniale di speciale tenuità (art. 62, n. 4, c.p.), dato il basso valore dei telefoni. La difesa contestava la decisione della Corte territoriale di non concederla perché non richiesta nell’atto di appello principale ma solo nei motivi aggiunti, sottolineando che il giudice avrebbe potuto riconoscerla anche d’ufficio.

L’analisi della Corte sul Dolo Eventuale nella Ricettazione

La Cassazione ha respinto il primo motivo, giudicandolo infondato. La Corte ha ritenuto la motivazione della sentenza d’appello logica e sufficiente nel dimostrare la sussistenza del dolo eventuale ricettazione. Gli Ermellini hanno evidenziato una serie di elementi fattuali che, letti congiuntamente, rendevano inverosimile l’ipotesi della buona fede:

* L’abitudine dell’imputato: Era emerso che l’imputato era ‘avvezzo a ricevere cellulari di provenienza delittuosa’.
* La fonte del bene: Il telefono era stato materialmente consegnato da un amico, soggetto privo di attività lavorativa lecita, dedito a furti e spaccio per conto dello stesso imputato.
* Precedenti conversazioni: Lo stesso amico aveva parlato all’imputato di altri smartphone rubati proprio in quel periodo.
* Tracciabilità del dispositivo: L’inserimento della SIM dell’amico nel telefono, prima di quella dell’imputato, costituiva un’ulteriore prova del passaggio di mano tra i due.

Alla luce di questo quadro, la Corte ha concluso che era impossibile per l’imputato non rappresentarsi la concreta possibilità che anche quel telefono fosse rubato. L’aver accettato tale rischio, procedendo comunque all’utilizzo del bene, configura pienamente il dolo eventuale. L’inserimento della propria SIM non è stato visto come un gesto di trasparenza, ma piuttosto come una sottovalutazione del rischio, a differenza di altri dispositivi dotati di funzioni di localizzazione immediata.

La Questione dell’Attenuante della Particolare Tenuità del Danno

Anche il secondo motivo è stato rigettato. La Cassazione ha chiarito che, nel valutare la tenuità del danno, non si deve considerare solo il valore di mercato del bene (nel caso di specie, circa 100 euro per un telefono e 60 per l’altro). Bisogna tener conto del pregiudizio economico complessivo subito dalla vittima, che include anche i costi e i disagi per sostituire l’apparecchio e, soprattutto, per recuperare e reinstallare i dati personali. Pertanto, il danno non è stato ritenuto ‘di speciale tenuità’.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si basa su un principio consolidato: la prova del dolo nel reato di ricettazione può essere desunta da elementi fattuali e logici che, nel loro complesso, rivelano la consapevolezza dell’agente o, quantomeno, la sua accettazione del rischio della provenienza illecita del bene. La Corte non richiede la ‘certezza’ della conoscenza, ma ritiene sufficiente un quadro indiziario grave, preciso e concordante che porti a escludere una condizione di semplice sospetto o ignoranza colpevole.

Fattori come la qualità delle parti coinvolte (ad esempio, la nota inclinazione a delinquere del cedente), la natura del bene e le circostanze della sua acquisizione sono tutti elementi sintomatici. In questo caso, la concatenazione degli indizi ha reso la motivazione della Corte d’Appello incensurabile in sede di legittimità, confermando che l’imputato aveva agito con dolo eventuale ricettazione.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un insegnamento fondamentale: chi acquista o riceve un bene, specialmente un dispositivo tecnologico, da fonti poco attendibili e in circostanze sospette, si assume la responsabilità penale se accetta il rischio concreto che tale bene sia frutto di un reato. Il dolo eventuale ricettazione non richiede la prova di una conoscenza certa della provenienza delittuosa, ma la lucida accettazione di una sua elevata probabilità. Questa decisione serve da monito sulla necessità di adottare sempre la massima cautela nelle transazioni che riguardano beni usati, per non incorrere in gravi conseguenze legali.

Quando si configura il dolo eventuale nel reato di ricettazione?
Si configura quando l’agente, sulla base di circostanze di fatto sospette (come la qualità del venditore o il prezzo del bene), si rappresenta la concreta possibilità che la cosa provenga da un delitto e, ciononostante, ne accetta il rischio, procedendo comunque all’acquisto o alla ricezione.

L’inserimento della propria scheda SIM in un telefono di dubbia provenienza è una prova di buona fede?
No, secondo questa sentenza non lo è. La Corte ha interpretato tale gesto non come un indice di buona fede, ma al contrario come un’accettazione del rischio che il telefono fosse rubato, dimostrando una mancanza di cautele adeguate di fronte a un quadro indiziario grave.

Perché l’attenuante del danno di speciale tenuità può essere negata anche per beni di basso valore come un cellulare usato?
Perché la valutazione del danno non si limita al solo valore commerciale del bene. La Corte ha specificato che bisogna considerare anche il danno economico complessivo per la vittima, che include la necessità di sostituire l’apparecchio e i costi e disagi legati al recupero dei dati personali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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